Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
Alisa ha sconfitto il linfoma di Hodgkin (una forma acuta di tumore maligno) aggrappandosi alla sua voglia di vivere. Glielo avevano diagnosticato nel 2010,
ora è tornata in campo e a vincere, ed è pronta a togliersi delle nuove soddisfazioni. Ad OkTennis ha raccontato questi tre anni di sofferenza e di speranza.
Meno male che esistono giocatrici come te, cara Alisa… Sei un esempio, lo sai? Forse avresti preferito non esserlo, ma questa è stata la tua vita, fin qui. Quella vita alla quale ti sei aggrappata, dimostrandoci come si fa quando la sorte avversa ci prende di mira, dimostrandoci che la vita, questa nostra vita, la tua, quella di tutti, è bella comunque, e merita di essere vissuta. Tu hai avuto dalla tua una gran voglia di vivere, e ora che il peggio è passato, che sei tornata all’amatissimo tennis, ti abbiamo chiesto di raccontarci la tua rinascita. Ci ha detto di sì, e ti abbiamo ammirata anche per questo…
Una bimba forte
Non tutti sanno che cos’è accaduto lungo il percorso di Alisa Kleybanova, questa giovane tennista russa che da piccolissima, quattro anni appena, grazie ai suoi genitori, cominciò a muovere i suoi primi passi sui campi da tennis. Allora Alisa era una bambina molto forte piena di energie e nessuno mai si sarebbe immaginato che circa vent’anni dopo, nel 2010 si sarebbe ammalata di una forma tumorale tra le più malevole, il linfoma di Hodgkin, un tumore maligno del sistema linfatico. Alisa da piccola prima di fare del tennis la sua ragione di vita, conduceva una vita normale, praticava altri sport, il nuoto soprattutto. Andava a scuola, dedicava del tempo all’ascolto della sua musica preferita e tre volte la settimana giocava a tennis. «Sì prima che decidessi che era il tennis lo sport che faceva per me, ho voluto praticarne altri, per vedere in quale riuscivo meglio».
Non ci mise poi così tanto a capirlo. Intorno ai dieci anni, Alisa mollò tutto il resto e si dedicò solo al tennis. Con passione. E subito distinguendosi rispetto ai suoi coetanei, sin dai tornei giovanili. Era sempre tra le prime, e vinceva molti tornei sia in Russia sia all’estero. Alisa ricorda bene quei giorni, ma le immagini più belle appartengono al 2003, quando in coppia con Sania Mirza vinse il torneo di doppio junior a Wimbledon. «Era la prima volta che andavo a Londra, e che giocavo sull’erba, è stata un’esperienza fantastica e da quel momento in poi Wimbledon è diventato il mio Slam preferito».
Anni di studio e di tennis. La piccola ha ottime doti, un grande potenziale, e già nel 2003 e 2004, ad appena 14 anni, si divide fra i tornei junior e quelli del circuito ITF. Debutta anche nella Wta, a Indian Wells 2004, grazie a una wild card, e raggiunge il secondo turno.
L’approdo italiano
Nel 2006, il primo cambiamento importante nella sua vita. Alisa infatti si trasferisce in Italia, una scelta dettata né dal cuore, né da una simpatia per il “Bel Paese” ma dalle esigenze. Alisa avrebbe dovuto giocare diversi tornei in Italia e voleva trovare un posto dove potersi allenare sulla terra rossa. Così, su consiglio di un suo amico dello stesso circolo in cui si allenava in Russia, la Kleybanova approda a Perugia alla corte di Alberto Castellani, dove incontra Julian Vespan, con il quale è iniziato un connubio indissolubile. È Julian, ancora oggi, il suo allenatore. «Giocavo molti tornei, giravo per il mondo e in Italia finiva che ci stavo non più di un mese l’anno. Ne soffrivo. L’Italia mi è entrata subito dentro».
Tante le belle sensazioni di quei giorni. Nel 2006 vince nuovamente Wimbledon juniores, questa volta in coppia con la Pavlyuchenkova, ed è l’ultimo torneo giovanile che ha giocato. Adesso è davvero pronta per il grande circuito. E subito arrivano le vittorie importanti, le più belle, che le fanno raggiungere il suo best ranking al numero 20 (e al numero 10 in doppio). Vince i tornei di Kuala Lumpur e di Seoul nel 2010, ma quello è l’anno della scoperta del linfoma.
La malattia è un argomento di cui Alisa fatica a parlare. È comprensibile. Ma si sforza di farlo, «perché per fortuna è una cosa superata e devo metterla alle spalle». Così, con poche parole, ci racconta come sono andate le cose. «Negli ultimi tre anni precedenti la scoperta del tumore, stavo spesso male, le condizioni di salute peggioravano di giorno in giorno e nessuno riusciva a capire cosa avessi. Mai mi sarei aspettata di scoprire che soffrivo di un male così grave».
La scoperta della malattia
Nonostante non stesse bene, Alisa continua a giocare, senza mai ritirarsi una sola volta. «Quando me ne accorsi stavo giocando il torneo di Roma, ma volli comunque giocare le mie partire e andare al Roland Garros, per poi tornare a curarmi». Inizialmente seguì la terapia al Gemelli di Roma, poi al Silvestrini di Perugia. «Mi sono stati vicino mio padre, il mio allenatore Julian, e poi tutti gli amici che avevo a Perugia. Erano lì per qualsiasi cosa. Il team dei dottori, con il Prof. Brunangelo Falini, mi ha fatto sentire come a casa».
Hai mai pensato alla morte, Alisa? C’è stato un momento in cui hai sentito dentro di te che c’era una speranza? «No, non ho mai pensato alla morte, e quello che sentivo non era la speranza, ma una forza interiore che mi motivava per cercare di riuscire a guarire il prima possibile, perché dentro di me volevo tornare a giocare a tennis».
Ce l’ha fatta. È stata lunga e difficile, ma Alisa ne è uscita fuori. Ma una volta guarita, non è stato facile ricominciare a giocare a pieno ritmo. Il suo primo torneo é stato quello di Miami, nel 2012: vittoria sulla Larsson e sconfitta di misura con la Kirilenko. «Vincere la prima partita è stata una sensazione bellissima, mi ha fatto capire che ce la poteva ancora fare».
Lo scorso anno gli organizzatori di Wimbledon le avevano offerto una wild card, che Alisa fu costretta a rifiutare, poiché non si sentiva pronta al 100%. Quest’anno invece, si sentiva pronta, ma la wild card gliel’hanno rifiutata. Molti ci sono rimasti male, e hanno polemizzato con gli organizzatori. Non Alisa, che ha accettato la decisione meglio di tutti. «Devo solo cercare di risalire in classifica, per riuscire a giocare Wimbledon il prossimo anno!».
«So di essere forte»
«Non mi sento di dover dimostrare niente a nessuno, io so di essere forte e che posso superare tante difficoltà. In questo momento la cosa più importante è sapere che sto bene, sto giocando a tennis, faccio la cosa che amo e spero tanto di riuscire a raggiungere i miei obiettivi».
Alisa adesso sta bene, ha ricominciato a giocare con continuità, quest’anno ha anche vinto il suo primo torneo, un ITF, a Landisville, negli Stati Uniti. «Mi sono allenata tanto, e ora devo giocare tante partite e tornei per riprendere la mia forma. Ci sono sempre alti e bassi però cercò di migliorare sempre e credere in me stessa». Il resto è una storia ancora da scrivere. Ma dopo quello che ha passato, i prossimi capitoli le verranno giù di getto.