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27 Ago 2013 18:48 - US Open
Vinci: «Discussioni con Sara? Sì, ma siamo amiche più di prima»
di Gianluca Atlante
Dal nostro inviato a New York
Gianluca Atlante
New York – “Volete sapere se siamo amiche? Lo siamo, anche più di prima”. Così parlò Roberta Vinci, al termine del suo match, intorno alle 13 e 30 di New York, nella sala stampa numero 3. “Le discussioni in campo ci sono e, a Cincinnati, ci sono state, ma da qui a cancellare un’amicizia, ce ne passa”. Ecco, appunto. Qualcosa c’è stato, il cittì Barazzutti non era stato informato male. Per carità, nessuno di noi spera che Roberta Vinci e Sara Errani, litighino al punto da rompere un’amicizia, ma negare l’evidenza, trincerandosi sempre dietro al fatto che i giornalisti raccontano balle, è una storia che non regge più.
Roberta Vinci e Sara Errani vanno di comune accordo, ma quando la tarantina ha vinto due match di seguito, la finale a Palermo e gli ottavi di finale a Cincinnati, qualcosa alla Errani non è andato giù, com’è giusto che sia… “quando si va in campo e, nonostante l’amicizia, a nessuno va di perdere, tantomeno a noi due. Poi, la sera, siamo andate a cena”. E, allora, nessuno ha detto bugie. Abbiamo riportato ciò che è accaduto. Perché, qualcosa è successo, eccome se è successo. Riprova ne è l’atteggiamento della Vinci, oggi, nella sala stampa numero 3 dell’Arthur Ashe. Se qualcosa non turba così tanto i tuoi sentimenti, scivola via senza che nessune se ne accorga e, così, invece non è stato. Qualcosa ha toccato il carattere di Roberta e quello di Sara. Che quando vanno in campo, non amano perdere, ci mancherebbe altro. Ma perché, torniamo a chiederci, è successo dopo che la Errani ha messo insieme cinque vittorie di fila contro la sua amica? Interrogativo che trova, a nostro avviso, immediata risposta negli atteggiamenti mostrati prima a Palermo e poi a Cincinnati. Dove la Vinci ha vinto e la Errani l’ha presa male. “Credo che perdere non facciamo piacere a nessuno – ha spiegato Roberta – Ma ora facciamola finita e parliamo della Safarova, che è meglio”. Ecco, appunto…
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