Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
Dal nostro inviato a New York
Gianluca Atlante
New York – Caldo e umidità insopportabile a Flushing Meadows e su un campo, il numero 13, dove a godere sono stati soltanto quelli della tribuna, semicoperta, di sinistra. Sarà colpa di questo, vogliamo credere, che il match tra Andreas Seppi e Somdev Devvarman, non ha offerto grandi emozioni. Anzi, per dirla in breve, è stato assai deludente. Alla fine, però, contava portare a casa il match, eguagliare il record delle precedenti nove apparizioni da queste parti. Parliamo del 2008, quando il tennista altoatesino si fermò al terzo turno, sconfitto dallo statunitense, Andy Roddick.
Da quel giorno, soltanto primi turni, soltanto brutte figure da queste parti per il nostro numero due che, bisogna dirlo, nemmeno in questo di Us Open, sta brillando di luce propria, ma alla fine vince e, per noi che portiamo i numeri, cercando di dar loro una giusta interpretazione, è la cosa che conta di più. Con la vittoria di oggi in tre set (7/6 6/4 7/5 in due ore e quaranta minuti), Seppi si è già guadagnato, ancora una volta, una classifica tra i primi venti. E l’opportunità di sfidare per la terza volta quest’anno, l’uzbeko Istomin. Ma quanta fatica, soprattutto nel terzo set, che Seppi, sino al 4-1, stava dominando, prima di lasciare via libera al suo avversario, pronto a volare, in un amen, 5-4 e 15-40. Due set point ai quali ne seguivano altri tre. Ma nemmeno quest’ultimi, servivano a Devvarman per allungare il match. Seppi, infatti, operava il controbreak, teneva il proprio turno di servizio, allungando il tutto al tie break, che finiva per vincere 10-8. Brutta partita, inutile nasconderlo, ma serviva vincere e Seppi, alla fine, lo ha fatto. Ora Istomin, con il quale è in vantaggio 5-1 nei precedenti, due dei quali giocati in questo 2013 ed entrambi negli Slam: in Australia e a Wimbledon, successi in cinque set per il nostro tennista.
Andreas la prende a ridere. Sa che non sta giocando bene, non è contento del suo tennis, ma questo maledetto Us Open, deve per forza di cose, farselo digerire. “E’ significativo – spiega cin conferenza – che nonostante stia giocando male, alla fine sono al terzo turno e con la possibilità di giocarmela, ancora una volta, con Istomin. Magari, considerando i precedenti di quest’anno, chiederemo all’arbitro di partire dal quinto set”. Scherza Andreas. Scherza, ride ed è sereno, nonostante tutto. Merito della fidanzata Michela, più giovane di lui di dieci anni, con lui qui a New York. Ecco spiegato il motivo, crediamo, di una serenità importante, nonostante la rabbia, peraltro ben nascosta, di non giocare come a lui piace. “Avrei voluto variare, soprattutto con il rovescio lungolinea, ma credo che, in tutta la partita, ne abbia messo dentro uno soltanto. Ho servito male, poi faceva un caldo terribile. Sul 4-1 nel terzo set, tanto per metterci dell’altro, ho sentito, in allungo, dei dolorini alla coscia ed ho avuto un po’ di paura. Però, va bene così. Dopo cinque edizioni nelle quali sono uscito al primo turmo, ho finalmente vinto due partite. Bene così e pensiamo ad Istomin”.