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Dal nostro inviato a New York
New York – Un’ora e quarantatre minuti.Ventisette in più del suo connazionale. Paolo Lorenzi, come Filippo Volandri. Come da copione, purtroppo. Prima John Isner, poi Thomas Berdych. Il senese, contro il numero cinque del mondo e del tabellone, ha potuto fare ben poco, ma c’era da aspettarselo. E, alla fine, il 6/1 6/4 6/1 ci sta tutto. Sul Grand Stand, purtroppo per l’azzurro, non c’è stata partita.
Troppo netto il divario, troppa la differenza di valori in campo per pensare, soltanto minimamente, anche nella più remota delle fantasie tennistiche, di poter fare match contro il ceco. Lorenzi è andato in campo, ha provato a fare il suo, ma quasi all’inizio di un pomeriggio inoltrato e soleggiato, ha riposto le racchette nella sacca, ed è tornato negli spogliatoi. E così, dopo Fabbiano e Volandri, perdiamo per strada un altro giocatore ma, al momento della compilazione del tabellone, il tutto era più che prevedibile. Berdych è giocatore che, su questi campi, può mettere in riga chiunque. E Lorenzi, sinceramente, non ha i mezzi per fronteggiare chi, dall’altra parte della rete, finisce per tirarti dei “comodini”. Il resto, lo ha detto il campo, il Grand Stand, avaro di complimenti per il nostro tennista, che di più, forse, non poteva davvero fare.
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