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NEW YORK. Ecco il primo scossone nel tabellone maschile: Juan Martin Del Potro è fuori, eliminato dopo oltre 4h dal sempreverde Hewitt, che si regala una serata da protagonista sul palcoscenico prestigioso dell’Artur Ashe, lo stadio in cui nel 2009 il suo rivale conquistò l’unico torneo dello Slam della sua carriera.
Sono stati cinque set molto intensi, dove l’australiano ha avuto alcune occasioni per far suo l’incontro anche più agevolmente, ma alla fine è comunque riuscito a venirne a capo con la grinta e bravura che lo contraddistinguono. Si tratta invece di un mezzo fallimento per Del Potro, costretto a giocare con un problema al polso sinistro che gli impediva di colpire in spinta. Spesso si rifugiava nel back, eseguito anche con una certa bravura, ma l’apporto che riusciva a dargli il colpo coperto si è fatto sentire mano a mano che il match entrava nelle fasi calde. Purtroppo per lui, inoltre, Hewitt è attrezzato a sua volta per poter disinnescare al meglio la violenza dei suoi colpi, per cui all’argentino non rimaneva che sperare di reggere il più possibile.
Nel primo set invece è girato tutto praticamente storto al n.6 del mondo, con tanti errori di dritto che hanno inevitabilmente pregiudicato il parziale. Non riusciva ad essere preciso quando spingeva ed il 6-4 con cui Hewitt ha chiuso in suo favore il primo set è ampiamente meritato. Più passavano i game però, più Del Potro iniziava ad ingranare. C’è voluto il break per il 5-4 di Hewitt a ‘svegliarlo’: ha iniziato ad essere sempre più preciso ad un passo dallo svantaggio di due set. Poi Hewitt l’ha aiutato, commettendo doppio fallo sul primo set point e poi mandando lungo il secondo. Da lì Del Potro ha preso fiducia ed ha tolto nuovamente il servizio all’avversario (sempre con qualche aiuto generoso) ed ha pareggiato il conto dei parziali con un 7-5 in suo favore. Nel terzo sfruttava un black out dell’ex n.1 del mondo e malgrado avesse perso il break di vantaggio, sul 3-2 in suo favore ha nuovamente strappato la battuta, game fondamentale per la conquista del terzo parziale per 6-3.
Passata la parte più difficile della tempesta, Hewitt ha ripreso fiducia, aiutato anche da Del Potro che iniziava a scricchiolare un po’ troppo. Per ridare vigore a Hewitt ci sono voluti due passanti grandiosi giocati nell’ottavo game del quarto set, che lo hanno portato entrambi a palla break. La terza è stata quella buona, eppure la feroce reazione di Del Potro lo ha costretto a cedere immediatamente la battuta quando era chiamato ancora per chiudere il parziale. Si è giunti al tie break, dove Hewitt ha dato sfoggio di tutto il suo repertorio volando in una manciata di minuti sul 6-0 e chiudendo al terzo set point. Il quinto set si presentava come una mezza formalità per lui: Del Potro arrancava sempre più e con il suo gioco aveva tutto il necessario per sfiancarlo definitivamente e concludere il match nel giro di breve. Così è stato, perché dall’1-0 per l’argentino sono giunti sei giochi consecutivi in favore di Hewitt che si è confermato bestia nera di Del Potro negli Slam avendolo sconfitto anche nella precedente circostanza a Wimbledon nel 2009.
Una delle chiavi tattiche che hanno permesso all’australiano di ottenere la vittoria è stata il giocare di rovescio in lungolinea, sia in back che in topspin. Alla lunga Del Potro accusava sempre più la stanchezza e nel momento in cui era costretto ad arrivare in corsa su quel colpo concedeva molto campo dal lato del rovescio, puntualmente Hewitt giocava lì il colpo seguente. E’ abbastanza evidente inoltre come il fatto di non poter giocare di rovescio per l’argentino si sia rivelato un grave problema, soprattutto col passare del tempo. Il dritto non sempre era centrato, però a causa del polso malandato si ritrovava costretto a scambiare spesso unicamente con questo colpo, incorrendo in tanti errori gratuiti.
Si conclude così al secondo turno l’avventura dell’ex campione dello US Open, che torna così al n.7 della classifica ATP. Per Hewitt, che al terzo turno avrà il russo Donskoy, si tratta invece di una nuova grande soddisfazione perché era dalla finale vinta contro Sampras nel 2001 che non batteva più un top-10 a New York, nella speranza di non ripetere ciò che avvenne a Wimbledon, quando dopo aver superato Wawrinka all’esordio, si arrese poi a Dustin Brown.