Federer-Nadal. Nei quarti. Tanto per cambiare. Lo avrebbe indovinato anche un appassionato di bocce. Benissimo. Adesso per favore date un milione di euro a chiunque riesca ad avere un’istantanea di Roger Federer nel momento dell’estrazione. Magari ci sarà anche stato al momento clou, salvo andare in bagno un attimo prima oppure lasciare lì sul posto un ologramma della propria immagine… Abituati come siamo a vedere il Roger pacato, tranquillo e serafico nella sua filosofica del tabellone, una volta uscito dalla sua stanza formato Cerebro di X-Men, non viene a nessuno di chiedersi cosa succeda veramente in quell’istante preciso in cui la notizia entra nell’orecchio del suddetto svizzero, tocca il timpano e arriva sotto forma di informazione neurale al cervello in questione? Ebbene, presa coscienza che colui che va, sempre che ci vada al sorteggio è un crash test dummy con la foto sorridente di Roger, a pochi chilometri di distanza, una moglie assiste indifferente, mentre gioca a Ruzzle sul cellulare con l’amica Gwen, a un’immagine idilliaca: suo marito che fa ballonzolare il Ken davanti alle Barbie delle due figliolette allegre sul tappeto del salotto. A un certo punto entra nella stanza lo Zio Paolo in compagna di Compare Severino: il Ken cade di mano al rallentatore tipo tazza de “I soliti sospetti” e le figliolette, vedendo la faccia da Lerch dipinta sui volti dei neo entrati, scappano sotto le coperte terrorizzate facendosi il segno della croce. Ruggero guarda basito il volto scuro da Nazgull dei due amici e ne corridoio passa un violinista che si allena per il concorso di ingresso al Conservatorio di New York arpeggiando la musica di Psycho. E capisce. Si alza. Si aggiusta il cardigan. Si rimette a posto il ciuffo. Guarda la moglie sulla poltrona che moccola sulla sconfitta a Ruzzle e che manco si è accorta che due figuri sono entrati nella stanza. Prende il Ken delle figliolette in mano e si incammina verso una stanza dell’appartamento che in precedenza ha fatto allestire a mo’ di bunker della seconda guerra mondiale con scudi antiatomici e pannelli insonorizzati, nella quale si chiude a chiave insieme ai due figuri. E qui parte un concerto di insulti decantati a mo’ di Rammstein isterici, un mix di fantasie infamatorie, martellate sui muri in preda a grida lancinanti pre e post parto; il Ken viene immediatamente ingelatinato per farlo sembrare grondante sudore e i suoi capelli tinti di nero per poi essere impalato e mutilato con ogni coltello da cucina a portata di mano (anche se la stanza è piena di ogni tipo di arma esistente sulla faccia della terra); sulla parete pende un bersaglio con la foto di un tennista a caso di origine ispanica (non Ferrer, Almagro, Verdasco, Granollers, Garcia-Lopez, Lopez-entrambi gli altri due-, Andujar…) sul quale viene scaricato immediatamente un bazooka, seguito da una raffica di baionetta della fine dell’ottocento, con la punta del quale Roger infilza a più riprese quel che resta dell’icona; i due amici vengono ricoperti da urla belluine inneggianti alla sfiga che secondo lo svizzero gli portano all’incirca fin da quando gli si sono seduti la prima volta accanto sull’autobus; il cardigan viene strappato in stile hulk, salvo rivelare sotto un altro cardigan, in modo da non sciupare l’immagine per la conferenza stampa che si terrà alla fine della strage; bicchieri volano come a Capodanno a Napoli in ogni parte della stanza rendendo la camera alla fine come una scena di “Trappola di cristallo”; tra urla di disperazione e grida contro tutti gli dei dell’antica Grecia e di circa 7 delle più famose religioni mono e politeiste esistenti sulla faccia della Terra vengono abbattuti dall’ira funesta dell’elvetico 23 sacchi da boxe e ingoiate circa 16 bombette alla Rockerduck, il tutto naturalmente senza versare una minima goccia di sudore, cosa che potrebbe rovinare lo charme durante la conferenza stampa, occorre ricordarlo. Tutta l’operazione si conclude con un laconico “ma chi cacchio me l’ha fatto fare!” gridato in ginocchio su quel che resta dei bicchieri in svizzero tedesco al volume con il quale Homer Simpson urlava quando finiva la birra. Trascorsi in questo modo all’incirca 37 minuti, Roger si alza, si libera le ginocchia dai vetri, si aggiusta il ciuffo e in silenzio apre la porta ed esce. Sorride alla moglie con tutta la sua più gaudente serenità e va incontro ai giornalisti con l’aria di chi affronta il mondo con grazia e con ottimismo, pensando fra sé sé “Ma porc’ di quella bastarda, ottimista una bella cippa, me lo diceva la mia compagna di banco delle medie che un ottimista è solo un pessimista male informato!” E passato il tempo che divide l’appartamento dalla sedia della conferenza stampa quello che a noi arriverà sarà un: “I quarti con Nadal? Che dire, è una sfida stimolante, è sempre affascinante questo confronto….Rivalità… Voglia di…Tattica… Aggress…Form…. La pallina è rot….bla bla bla. … … E nel mentre una vocetta interna dice “Cervello, ancora 10 minuti di ste fregnacce e arriva la Grappa, tranquillo”…. Dissolvenza.
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