Dal nostro inviato a New York – “Questa è una serata speciale, sarà una notte speciale e noi siamo onorati di essere qui”. Il nostro cinguettare, ora si usa dire così, comun denominatore di una serata indimenticabile, inutile star qui a nasconderlo. Datata 23 agosto 2013. Quarant’anni dopo la nascita della classifica Atp. Waldorf Astoria, l’albergo dei sogni, quello che ogni attore di questa terra ha “visitato” almeno una volta. Ore 19, il via. Ad una cerimonia da favola, di quelle da tenere custodite a lungo nel cassetto dei ricordi. Noi c’eravamo e abbiamo visto tutto, annotato tutto. E ci siamo emozionati, nemmeno fossimo al primo giorno di scuola. Perchè, al momento di varcare la soglia dell’albergo a ridosso di Park Avenue, ci siamo imbattuti in Bjorn Borg, che in molti pensavano non venisse, ma che alla fine il suo amico-rivale, John McEnroe, è riuscito a convincere. Undici Slam ed un ritiro precoce, roba d’altri tempi. Come quella finale del 1976 a Wimbledon, contro Ilie Nastase, il primo numero uno del mondo della storia di questa classifica. “Con Ilie erano sempre grandi partite – ha tenuto a precisare Bjorn ad una televisione rumena – Lui era un grande, un grandissimo”. Bjorn Borg e John McEnroe. Hanno sfilato insieme. Lui, il “padrone” di casa, ha lasciato la ribalta per primo al rivale. “Vai Bjorn, accomodati”. Poi le foto di rito nel ricordo di quelle due finali a Wimbledon. A Giorgio Di Palermo, board dell’Atp, tornato bambino per una sera, brillavano gli occhi in quel momento. “Ragazzi, ma questi due cosa hanno fatto, me lo dite cosa hanno fatto?”. Una rivalità dietro l’altra. Numeri uno a iosa, alla spicciolata, nemmeno si fossero messi d’accordo per una sera. Peccato per l’assenza di Sampras e Agassi, perchè alla fine anche il grande Jimmy Connors è arrivato, nonostante lui non sia mai stato socio dell’Atp e abbia fatto, in carriera, sempre di testa sua. Sampras, purtroppo, è ormai lontano anni luce dal tennis che lo ha visto per anni assoluto protagonista, mentre su Agassi pesa, almeno a detta di molti, la pubblicazione di un libro che, inevitabilmente, ha lasciato il segno. Gli altri però c’erano: Marcelo Rios, Jim Courier, Stefan Edberg, Mats Wilander, Ivan Lendl, John McEnroe, Bjorn Borg, Jimmy Connors, John Newcombe, Ilie Nastase, Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer, Andy Roddick, Juan Carlos Ferrero, Lleyton Hewitt, Gustavo Kuerten, Yevgeny Kafelnikov e Carlos Moya. “Per me è un’emozione unica – ha spiegato Djokovic – Questa sera, in questo albergo, c’è la storia del tennis e ci sono anche io, con i grandi campioni che hanno scritto pagine indelebili e indimenticabili di questo sport”. E poi? “Una serata bellissima, una notte meravigliosa. Ci sono tutti, c’è la storia del tennis”. Racchiusa in una stanza, quasi a parafrasare il grande Gino Paoli. Perchè loro, gli artisti della racchetta, sono cielo, mare e terra. Di un sogno che ieri, pagina per pagina, siamo tornati a sfogliare molto volentieri.
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