da Umago, l’inviata Valentina Clemente
Umag è un torneo che appassiona, tennisti, turisti e gente del posto, un evento ricco – anche se a dimensione familiare (tanto che i residenti possono entrare gratuitamente previa presentazione del documento) – e che permette di ‘condividere’ da vicino le emozioni di questo sport con gli stessi protagonisti.
In questa ottica tenteremo di ospitare questa settimana nelle nostre pagine elettroniche alcuni dei tennisti più rinomati del tabellone e i nostri incontri partono questa sera con lo spagnolo Tommy Robredo, il quale ha fatto registrare ottime performance dopo un lungo periodo lontano dai campi da gioco.
Quali sono state le tue sensazioni in questi ultimi mesi?
Quello che è sicuro è che sto giocando bene e le sensazioni sono positive. Dopo aver passato tanto tempo fuori dal circuito, a causa dell’infortunio, sono davvero orgoglioso dei risultati che ho raggiunto, questo non vuol dire però che abbia voglia di fermarmi qui, anzi l’obiettivo è tentare di migliorare ancora giorno dopo giorno.
Tu fai parte di quella ‘nuova generazione’ di giocatori over 30 che sta ottenendo numerosi successi nel circuito professionistico, qual è il tuo punto di vista?
E’ vero che in questo ultimo periodo i veterani del circuito stanno ottenendo delle prestazioni positive (e inattese), dal mio punto di vista questo è qualcosa di importante e indicativo. Credo che sia anche una questione di costanza, io ad esempio cerco di migliorarmi giorno dopo giorno e fondamentale in questo è la preparazione atletica, che deve essere costante e mirata. Amo questo sport e so che so voglio continuare a giocare così anche nei prossimi anni, il fisico è una questione primaria. Il mio obiettivo è dare il massimo, vedremo se anche i risultati saranno dalla mia parte.
Essendo, appunto, tra i veterani quali sono le cose che sono cambiate dal tuo punto di vista da quanto hai debuttato?
Il cambiamento più importante è sicuramente quello legato alla forza dei giocatori, nel senso che tutti i tennisti colpiscono in maniera nettamente più forte rispetto a qualche anno fa. Prima la vera differenza era legata al talento, oggi invece la forza impressa dal giocatore ha un peso specifico differente nell’economia del gioco. Il servizio è diventato più importante, i punti sono giocati su colpi di una certa intensità e sono diversi rispetto a prima. Però, tornando un po’ anche alla domanda precedente, credo che noi che abbiamo 30-32 anni, abbiamo saputo rispondere a questo nuovo tennis, perché non ci mancano le basi e riusciamo a fare bene anche in un ‘contesto nuovo’.
Un pensiero su Umago…
Beh potrebbe sembrare banale, ma lo trovo un torneo fantastico, tutto è vicino (hotel, campi etc), poi siamo in riva al mare e d’estate fa bene alla mente. Fa parte di quei tornei, come anche Stoccarda e Kitzbuhel, a dimensione umana di cui è difficile non innamorarsi.
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