ATP Finals, Alcaraz non sbaglia: Auger-Aliassime ko, sarà finale stellare contro Sinner

C. Alcaraz b. F. Auger-Aliassime 6-2 6-4

“Sono molto felice per la partita di oggi. Sono stato solido e concentrato. Non ho lasciato spazio al mio avversario. Domani sarà molto difficile. Sono felice di incontrare Jannik in un’altra finale. Dovrò restare focalizzato sul mio gioco”. Per la prima volta in carriera Carlos Alcaraz raggiunge l’ultimo atto delle ATP Finals dove troverà Jannik Sinner: 6-2 6-4 il punteggio che ha permesso al fenomeno spagnolo di imporsi nella seconda semifinale di giornata ai danni di Felix Auger-Aliassime. Per il numero uno del mondo si tratta del quinto (consecutivo) successo in otto scontri diretti con il canadese, autore di un brillante finale di stagione che, grazie ad una nuova maturità e consapevolezza trovata dagli US Open in poi, gli permetterà di chiudere la stagione migliorando il proprio best ranking (n. 5, dopo aver iniziato la stagione da n. 29). Quella di domani sarà per il ventiduenne murciano l’undicesima finale stagionale, la trentaduesima in carriera per provare a conquistare il titolo numero venticinque.

Sostenuto dal pubblico, Auger ha inaugurato il match trovando una risposta vincente su una seconda di Carlitos. Sulla superfice preferita (dove ha conquistato sette degli otto titoli che attualmente impreziosiscono la sua bacheca), il classe 2000 originario di Montréal ha saputo gestire il primo momento di difficoltà della semifinale, quando messo alle corde dal dritto di Alcaraz si è ritrovato sotto 0-40 nel secondo game. Non è però riuscito a risalire nel quarto gioco da 15-40, quando con la prima magia di giornata Alcaraz ha trovato una spettacolare palla corta al termine di un duro scambio: il canadese c’è arrivato in allungo, salvo poi arrendersi alla volée a campo aperto del fuoriclasse spagnolo (1 a 3). Sul dritto Felix ha avuto la palla dell’immediato contro break, ma ha affossato il colpo in rete. Un’unica chance concessa, da parte del ventiduenne murciano, in un set completamente dominato e chiuso strappando per la seconda volta la battuta (stavolta a zero) al canadese nonostante servisse con palle nuove: 6-2 in 37 minuti.

Supportata da una solitamente eccezionale forma atletica, questa versione di Carlos (a differenza però di quella mostrata nelle passate stagioni) non sembra patire la rapidità delle condizioni di gioco, quella che gli impediva di pensare ed organizzare il suo tennis, dove le rotazioni sono meno efficaci e le variazioni più rischiose e complicate da mettere in atto. Anche quando nel secondo set Aliassime ha alzato il livello, lo spagnolo ha mantenuto salda la presa sulla partita. Estremamente lucido, avanti 5-4 sul 15-30 ha arretrato la posizione in risposta per far partire lo scambio andando così a match point (15-40): il canadese si è salvato una volta (30-40), prima di spedire un dritto in corridoio che ha consegnato il successo al leader del circuito: 6-2 6-4 in 1 ora e 22 minuti.

Arrivato a Torino con l’intenzione di blindare il primato in classifica al termine di una stagione ricolma di trionfi (8 titoli, tra cui 2 Slam e 3 Master 1000), Alcaraz ha raggiunto l’obiettivo vincendo tutti e tre i match del suo girone (quello intitolato al campione dell’edizione 1977, Jimmy Connors). Ma il trofeo di ATP Year-End N. 1 consegnatogli nella giornata di ieri direttamente dal Presidente dell’Association of Tennis Professionals Andrea Gaudenzi nell’ovazione dell’INALPI Arena (oltre alle congratulazioni ricevute per le vie del capoluogo piemontese dalla tifoseria “rivale” dei carota boys), non sembra aver placato la sete di vittorie del fuoriclasse murciano. Del resto, come ha dichiarato in una recente intervista: “Posso sedermi al tavolo di Nadal, Federer e Djokovic. Se non ci pensassi non avrei obiettivi, non avrei ambizione, non avrei niente. È un obiettivo a fine carriera: vedere che posso sedermi a quel tavolo con loro e far pensare anche alla gente che posso sedermi al loro tavolo alla fine della mia carriera. Credo di potercela fare. È qualcosa di importante avere ambizione, avere obiettivi e penso di poterci arrivare”.

Atteso però ora dalla sfida più difficile in quello che, storicamente, è sempre stato il campo di battaglia meno amato dagli alfieri della casa reale spagnola, che al momento alle Finals vantano due soli successi (quelli ottenuti da Manuel Orantes nel 1976 e da Alex Corretja sul connazionale Carlos Moya nel 1998) a fronte di quattro sconfitte (quelle subite da Juan Carlos Ferrero nel 2002, da David Ferrer nel 2007 e da Rafael Nadal nel 2010 e nel 2013). Complicata soprattutto perché dall’altra parte della rete si ritroverà di fronte non solo il suo eterno rivale (nonché detentore del titolo), ma soprattutto un giocatore arrivato ormai a trenta vittorie consecutive indoor (quinta striscia più lunga di sempre nell’era open sulla superfice, con l’ultima sconfitta patita proprio qui, all’ombra della Mole Antonelliana, nel 2023 per mano di Novak Djokovic) e che in questo torneo non ha ancora perso un solo turno di servizio. Una sfida che (esclusa l’esibizione dal faraonico montepremi di Riyadh) manca nel circuito da oltre due mesi, ovvero dalla finale degli US Open, arrivata dopo quelle di Roma, Parigi, Londra e Cincinnati. Quella di Torino sarà la sesta di questo 2025, logica conclusione di una stagione segnata (ancor più della precedente) dal loro incontrastato dominio.

Aspettando (ed auspicando) per il bene del Tennis che nel deserto che si sono lasciati alle spalle tornino quanto prima a fiorire oasi di talento (in grado soprattutto di esprimersi con regolarità), non resta che godersi il ripetersi della loro (comunque notevole) epopea. Che al Roland Garros ha raggiunto il suo apice ed a Londra e New York ha vissuto due tappe significative: perché se a Wimbledon Carlitos ha preso reale coscienza di quanto e cosa fosse necessario per tornare ad essere il numero uno del mondo, agli US Open Jan ha consapevolmente realizzato l’importanza (anche sul cemento) di mettere altri pezzi nel suo gioco per restare al livello della miglior versione dello spagnolo. Domani vedremo magari qualcosa di diverso da parte di entrambi, qualche accorgimento tattico messo a punto dai rispettivi angoli (Juan Carlos Ferrero e Samuel Lopez da una parte, Simone Vagnozzi e Darren Cahill dall’altra), o forse no. Ma di certo, come spesso accade tra i due, chi riuscirà per primo a prendere l’iniziativa avrà un non trascurabile vantaggio.

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