ATP Cincinnati, Sinner mette fine alla favola Atmane: è in Finale!

[1] J. Sinner b. [Q] T. Atmane     7-6 (4) 6-2

“Sono felice di essere nuovamente in finale. È stata durissima. È difficile quando affronti un avversario che non conosci. Ha un gran potenziale, serve bene ed ha fatto vedere perché è arrivato fin qua. Sapevo che dovevo essere prudente, nel primo set ho fatto valere l’esperienza”. Il regalo più bello, se l’è fatto naturalmente da solo: imponendosi alla distanza per 7-6 (4) 6-2 con una prestazione esemplare ai danni di Terence Atmane (che per l’occasione poco prima di entrare in campo gli aveva donato una delle carte Pokemon di cui è un gran collezionatore), Jannik Sinner ha festeggiato il suo ventiquattresimo compleanno raggiungendo per il secondo anno consecutivo l’ultimo atto del Cincinnati Open, il ventottesimo di una carriera che lo ha fin qui visto trionfare già in venti occasioni. E così, dopo aver iniziato la giornata tra gli applausi e gli “Happy Birthday” ricevuti della folla che aveva riempito le tribune accompagnando il suo allenamento pre gara con lo sparring Nicolò Inserra (il ligure classe 1999 conosciuto ai tempi di Bordighera), il fenomeno di San Candido si è conquistato il diritto a difendere il titolo conquistato dodici mesi fa in Ohio. Per il numero uno del mondo si tratta dell’ottava finale in un Master 1000 (con un bilancio fin qui di 4 successi e 3 sconfitte), la quarta consecutiva.

“Penso che paragonarmi a Rafa sia un po’ esagerato ma è un bel modo di descrivere il mio gioco”, ha dichiarato Terence Atmane (cresciuto in verità avendo come idolo il cileno Fernando “mano de piedra” Gonzalez) quando gli è stato riferito che il connazionale Richard Gasquet (ex numero 7 del mondo) aveva paragonato il suo dritto mancino a quello di Nadal. Entrato nel tabellone principale dopo essere passato per le qualificazioni, il numero 136 della classifica Atp che prima d’ora non si era mai spinto oltre il terzo turno a livello di circuito maggiore, non è arrivato in semifinale sfruttando una voragine venutasi a creare nel suo lato di tabellone, ma facendosi strada da sé contro i migliori. Dopo un primo turno agevole con Nishioka, ha avuto ragione di giocatori in rampa di lancio come Flavio Cobolli (numero 22 del ranking) e Joao Fonseca (52), nonché (per la prima volta in carriera) di due top ten: rimontando prima Taylor Fritz (4), surclassando poi Holger Rune (9). Prestazioni che a partire dalla prossima settimana, unitamente ad una nuova consapevolezza, permetteranno al transalpino con un quoziente intellettivo pari a 158 di scalare 67 posizioni e raggiungere il nuovo best ranking (69).

Contro il leader del circuito, il classe 2002 originario di Boulogne-sur-Mer che nel tempo libero si diletta a praticare giochi di prestigio con le carte, pur confermando le qualità in battuta non è però mai riuscito ad essere incisivo in risposta, anche per merito di un Sinner intenzionato a non dare punti di riferimento (come quando nel sesto gioco e nel tie-break si è esibito in un serve and volley), benché tendenzialmente spinto a cercare il rovescio del francese. Senza alcun timore reverenziale, l’allievo di Guillaume Peyre è partito bene, mettendo subito in evidenza il pezzo forte del repertorio con cui ha chiuso il game d’apertura: servizio esterno e chiusura vincente di dritto in lungolinea nell’angolo opposto. Nell’assoluto dominio dei turni di servizio, senza l’ombra di una chance in risposta, piuttosto rapidamente è sopraggiunto il tie-break. Dove il braccio di Atmane ha tremato un solo istante, sufficiente però a fargli commettere il primo doppio fallo della sua partita. Spingendo con il dritto dal centro verso il rovescio di Terence, uno Jannik perfetto al servizio è andato a set point (6-3), chiudendo alla seconda occasione con una gran prima: 7-6 (4) in 46 minuti.

Non ha inizialmente accusato il colpo Atmane, che per la prima volta nel match all’inizio della seconda partita ha costretto ai vantaggi il quattro volte campione slam. Un turno di battuta delicato per l’altoatesino, tanto da spingere Cahill e Vagnozzi ad alzarsi dalla panchina, forse dovuto ad un improvviso calo di energie (poche prime, difficoltà con il dritto), ma chiuso comunque senza concedere nessuna occasione. Nel quarto game è stato invece Sinner a scardinare la difesa del transalpino quando, approfittando di una seconda di servizio, ha fatto partire lo scambio per poi spingere sul lato debole di Terence (15-40): il francese si è salvato una volta (30-40), prima che Jannik trovasse un’altra gran risposta di rovescio per affondare poi il con il dritto a campo spalancato. Ottenuto il break, l’implacabile leader del circuito ha spento le residue speranze di Atmane strappandogli nuovamente il servizio nell’ottavo gioco quando, al terzo match point a disposizione, ancora con una gran risposta di rovescio ha posto fine alla favola del francese: 7-6 (4) 6-2 in 1 ora e 26 minuti.

A contendergli il titolo saranno la testa di serie numero tre dal tabellone Alexander Zverev o (in quello che sarebbe il confronto più atteso) la numero due Carlos Alcaraz. Contro il tedesco Jannik è sotto nei precedenti (3 a 4) ma ha chiaramente invertito la tendenza, avendo battuto Sascha nelle ultime due occasioni: nella durissima e sofferta semifinale giocata proprio qui in Ohio lo scorso anno e risolta al tie-break del set decisivo, nonché nella trionfale finale di quest’anno a Melbourne. Anche con Carlitos l’azzurro è indietro nei confronti (5 a 8), ma a Wimbledon ha interrotto una striscia di cinque sconfitte consecutive subentrando allo spagnolo nell’albo d’oro dei Championships. Numeri destinati comunque a contare poco, alla fine di un torneo massacrante per via di un clima proibitivo, in cui (condizione fisica permettendo) a fare la differenza saranno quasi certamente pochi dettagli.

Dalla stessa categoria