di SALVATORE SODANO Queste grandi competizioni internazionali a squadre al femminile, la prima fondata nel 1923 come “Wightman Cup”, equivalente della “Coppa Davis”, con nuovi format e denominazioni, si disputano da oltre un secolo. La prima, che prendeva la denominazione dal nome della grande signora del tennis americano Hazel Wightman, fu disputata sin dal 1923 […]
Alla fine, è andata come doveva andare, in qualche modo l’avevo detto e scritto. Nemmeno da solo, lo ammetto, ma con altri della lieta compagnia del tennis, cui si stanno aggiungendo disperati per non averlo fatto prima, quei colleghi blasonati, gli opinionisti (ma ricordate, l’opinionismo è la malattia senile del giornalismo) che una partita di tennis non l’hanno mai giocata e forse nemmeno vista.
L’avevo scritto… Arriverà il giorno (e qui occorre una voce impostata, dunque, leggete calcando sulle vocali…), che un italiano dalle fattezze poco italiane, rosso come un irlandese uscito per sbaglio di casa senza cappello in pieno inverno, batterà per la prima volta chi non aveva mai battuto. E venne un orso, che era russo, sembrava fesso, ma era lesso. E venne un lupo, che era serbo, esaltava il suo io e si chiamava Djo…
Ehh? Dite che ne parlo con troppa freddezza? Non è così, ma per esaltarmi davvero aspetto il seguito, che a questo punto immagino già di conoscere…
Volete conoscerlo anche voi?
Vedete, Jannik Sinner, studia qui e studia là, prova questo e prova quello, discuti di una possibilità e lavora per quella, ha messo su un rapporto con il tennis basato sulla conoscenza, sullo studio, sulla voglia di mettersi in discussione, di provarci, che gli ha garantito una spessa corazza di protezione, formata però da dati certi, da una crescita armonica del suo tennis, da tante informazioni sugli avversari, e oggi quel riparo è diventato la sua arma in più, quella che lo rende assai poco scalfibile quando è in partita, e offre un sicuro piedistallo al suo entusiasmo di ragazzo e con le idee chiare. Sapevo che prima o poi avrebbe battuto l’orso Medvedev, il lupo Djokovic, il toro Alcaraz (con il quale ha meno problemi, perché è un pari età di altissimo talento, ma ha studiato molto meno di Jannik), perché è cresciuto nel modo giusto. Ci ha provato, si è reso conto, ha cercato spiegazioni nelle mazzate ricevute, le ha trovate, ci ha lavorato sopra, e alla fine ha trovato la formula giusta. La sua formula. Il metodo Sinner…
Perderà altre partite, ne vincerà invece moltissime. Di diverso rispetto a pochi giorni fa, il match di ieri viene a dirci che un altro passaggio di questa crescita si è compiuto. Tanto meglio che sia successo in una cornice davvero particolare, di grande entusiasmo e senza mancare (troppo) di rispetto a Djokovic. È stato bello, anzi, emozionante e per qualche verso commovente. Lo guardavo, Sinner, felice e consapevole, ma quasi sbalordito di se stesso e di quanta passione fosse riuscito a sprigiona. E mi ha ricordato quante volte mia madre con me, e tante altre madri con i loro figli, ma tutte uguali nei modi e nelle intenzioni, ci hanno scosso per le spalle, rendendo grossa la voce solo per averla riempita di preoccupato affetto, e ci hanno intimato… «Studia!», e ripetuto poi quella semplicissima indicazione fino a farci sentire sotto assedio. Dovevamo capire che in quell’assedio c’era il calore di un consiglio da non disperdere. Studia, Sinner! Lui l’ha fatto, se l’è imposto come regola di vita, e a differenza di molti di noi, ha trovato il modo di farlo per qualcosa che gli piaceva e in un ambiente che lo ha protetto e stimolato. L’indicazione che viene da Jannik a tutti i ragazzi? Cercate ciò che vi piace, e fatelo con tutto il trasporto, l’amore, la voglia di essere protagonisti, ma sempre studiando, faticando intorno alla vostra personale crescita, senza mai pensare che qualcosa vi sia dovuto, ma che tutto debba essere sempre conquistato.
Il metodo Sinner lo porterà a essere numero uno. Con il solo tennis, non ce l’avrebbe mai fatta, perché altri partono avvantaggiati. Sono, come si dice… Più fluidi. Ma l’insieme che ha creato Sinner va oltre. Tennis, preparazione, aumento dei carichi per ricavare sempre più potenza nei colpi, studio di se stesso, dell’ambiente, della vita, individuazione di ciò che serve a migliorare, provarci, riprovarci, sostegno di uno staff affiatato e ben disposto a fare insieme a lui lo stesso percorso di crescita. Tutto questo porterà Sinner a diventare numero uno.
Intanto può con calma progettare la sua prima semifinale. Gli basta un set, e avrà di fronte Holger Rune, un altro che – come Nole – non ha mai battuto. Non è ancora fatta, lo vedrete… Rune è un guerriero, gli darà filo da torcere. E da qualche tempo ha Becker dalla sua parte, con tutta la sua sapienza tennistica. Holger, di suo ci mette l’improntitudine. Ne produce in quantità industriale. E non guarda in faccia nessuno, più impegnato a sistemarsi i pantaloncini con rapide mosse alla Giambruno. Che dire… C’è del macho in Danimarca.
Vada come vada, non cambierò una virgola a questo testo. Con i suoi tempi e i suoi modi, Sinner sarà il futuro numero uno.