Interviste

Esclusiva. Robson su Swiatek, Sabalenka e Rybakina: “Ecco cosa mi piace di queste grandi”

Abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole con Laura Robson, ex tennista WTA ora divenuta protagonista col team di Eurosport/Discovery+ dove lavora come opinionista, presentatrice e inviata.

Laura, top-30 nel 2013 a 20 anni, da un po’ di tempo si è lanciata nel mondo della televisione e del giornalismo sportivo avendo concluso la carriera purtroppo troppo presto a causa di diversi gravi infortuni cominciati dalla tendinite al polso del 2014 che l’ha privata di un percorso che sembrava destinato a portarla nei piani alti del ranking.

Siamo alla vigilia del secondo Slam stagionale, il Roland Garros, e con Robson abbiamo fatto un’analisi del momento al vertice nel circuito WTA e quanto stiano alzando il livello le primissime del mondo.

Come prima domanda vorrei chiederti quanti Slam hai già fatto per Eurosport Discovery+.
L’Australian Open è stato il mio primo per Eurosport, poi ho fatto qualche altra settimana, Monte Carlo… e Parigi sarà ora il mio prossimo Slam, quindi sì, sono ancora alle prime fasi ma è stato fin qui molto divertente. È veramente un bel team: ‘Babsi’ (Barbara Schett, nda), Alizé (Alizé Lim, nda)… e le leggende che abbiamo con noi: Mats (Mats Wilander, nda), McEnroe (John McEnroe, nda), Corretja (Alex Corretja, nda). La lista è incredibile. Durante Monte Carlo ho lavorato con Justine Henin. Lei era una dei miei idoli quando ero piccola e guardavo il tennis in tv. Avere la chance di lavorare con una persona come lei è incredibile. Ma come giornalista e sono sicura lo sappia pure tu, ai tornei di tennis si può andare avanti per ore e ore, ma riusciamo sempre a condividere bei momenti tra noi. Sono veramente impaziente di cominciare lo Slam parigino.

Come è questo cambio di posizione dall’essere una giocatrice all’essere una intervistatrice? L’essere stata dall’altra parte può renderti più facile il tutto?
Credo di sì. Cerco di fare le domande che io stessa vorrei sentirmi fare se fossi stata in campo a giocare e sicuramente c’è il fatto che conosco meglio i giocatori, mi sento di poter parlare in maniera più libera con loro e magari loro possono parlare più apertamente con me. Però sì credo l’importante sia essere rispettosi dei loro tempi e sapere allo stesso modo che spesso si possono fare le solite domande e loro devono fare interviste una dopo l’altra, soprattutto nel media day. Tu hai una mezzora, uno dopo l’altro, e cerchi di fare qualcosa il più divertente possibile. Si nota che quando il tennista si trova bene poi il lavoro viene molto più facile per tutti quanti.

È più stressante questo rispetto a essere una tennista?
(ride, nda) no, no… è veramente diverso. Ti direi che fare da conduttrice per la prima volta, a Monte Carlo, è stato molto diverso rispetto anche solo a essere un’opinionista o telecronista perché devi pensare sempre cinque passi avanti, ma penso che i tennisti abbiano comunque il lavoro più impegnato in campo.

Passando alla stagione WTA fin qui, c’è qualcosa che ti ha impressionato maggiormente? Che sia un torneo, un exploit, un risultato.
Ci sono tre giocatrici che mi hanno davvero impressionato: Iga (Iga Swiatek, nda), Sabalenka (Aryna Sabalenka, nda), Rybakina (Elena Rybakina, nda). Sai, loro sono le big-3 come le stiamo chiamando in questo momento ed è veramente bello vedere le loro rivalità nel corso dei prossimi anni perché ogni giocatrice ha una diversa forza, diversa personalità, che è fantastico per il tennis femminile perché Iga lo scorso anno era una straordinaria leader sulla terra battuta. Ora invece credo che un paio di persone possano vincere il Roland Garros. Prenderei comunque sempre Iga come favorita, su una terra più lenta, però il fatto che Elena ha vinto la scorsa settimana, Aryna ha vinto Madrid può solo che far bene e forzerà tutte quante a crescere perché chiunque vuole cometere con le migliori del mondo.

Parlando della stagione sulla terra fin qui, io volevo da tanto chiedere anche a una giocatrice del circuito WTA come è questo percorso di avvicinamento a Parigi giocando: a Charleston con la terra verde, poi andando a Stoccarda con la terra rossa indoor, Madrid in altura, Roma che ha forse la terra più simile a Parigi ma quest anno col meteo è stato un disastro… Pensi ci possano essere dei segnali da prendere andando verso il Roland Garros o che possa essere ancora un’altra storia?
Penso che tu faccia una giusta osservazione. Charleston si gioca su una terra abbastanza lenta, per quanto sia verde, ed è tutto il contrario di quanto abbiamo a Stoccarda, che è una terra veramente veloce. È come se non ci fosse tanta terra su quel campo. Poi Madrid… lì è come se fosse una storia a parte. Mi sembra che chi fa bene a Madrid poi non necessariamente possa far bene a Parigi, perché le condizioni sono veramente diverse. Sì hai ragione, anche per me Roma ha la terra rossa più simile ma credo che quest anno tutto esca abbastanza dai piani perché non abbiamo idea di come sarà il tempo e le condizioni possono cambiare in maniera importante giorno dopo giorno come abbiamo visto anche la scorsa settimana. Se piove nella prima settimana i campi diventano davvero tanto pesanti e i tennisti non sempre hanno l’opportunità di allenarsi on site quando il tempo è brutto, devono proteggere i campi. Sì è complicato: ogni settimana devi fare varie modifiche con le corde, con la loro tensione e altro. Molto sarà nell’essere preparati al meglio possibile e credo che a Parigi per far bene tu debba anche essere molto abile nei movimenti in campo, non puoi cavartela senza saper scivolare come magari puoi fare a Madrid. E forse è per questo che non ho mai fatto bene a Parigi (ride, nda).

A proposito della situazione di Swiatek. Lo scorso anno lei è arrivata a Parigi vincendo tutto da Doha, quest anno non è stato uguale ma comunque riusciva sempre a essere tra semifinale e finale. Mi chiedo secondo te se da un lato potesse servirle qualcosa in più o se rappresenta comunque una grande esperienza per una che ancora ha 21 anni.
Io penso che le persone si dimentichino quanto ancora sia giovane. Io sicuro lo faccio, perché sembra ormai che sia nel circuito da tanto tempo ed è veramente brava come leader, cosa per nulla facile da fare a ogni età soprattutto a 21 anni. È difficile però paragonare questa stagione rispetto all’anno passato perché i tornei erano diversi, non credo le sia piaciuto tanto giocare un altro torneo di due settimane mentre lo scorso anno stava andando alla grande e così quando arrivò in finale a Roma stava giocando a uno dei migliori livelli di tennis della sua carriera fin qui. Sono veramente piccole cose quelle che puoi prendere dal suo gioco ora che non funzionano così bene come lo scorso anno: credo il suo servizio sia forse un po’ più disunito rispetto allo scorso anno, so che ci sta lavorando e ha un po’ di giorni ora per prepararlo prima di Parigi, ma comunque vedo lei come favorita sulla terra. Penso semplicemente sia incredibile come si muova sulla terra.

Un’altra domanda è riguardo all’attitudine che ha in campo quando deve giocare nelle fasi decisive dei tornei. Su 17 finali ne ha perse quattro e credo che il messaggio più forte che abbia mandato sia che per batterla l’avversaria ha dovuto giocare davvero al massimo: per esempio Krejcikova a Ostrava, o di recente Sabalenka a Madrid. È facile secondo te alzare così tanto il proprio livello?
No, per nulla. Lei è una che continua a migliorare. Credo che la differenza che abbiamo visto nel suo gioco negli ultimi due anni, da quando ha vinto per la prima volta a Parigi, sia che si muove meglio, colpisce più forte. sta cambiando alcune cose al servizio, ha aggiunto più spin al dritto. È questo aspirare alla perfezione che lei ha come cosa naturale. Anche se si trova avanti 6-0 5-0 contro qualcuna, lei vuole vincere ogni punto e farlo nella maniera migliore. Sta forzando chiunque a migliorare perché ognuno deve migliorare se vuoi provare a confrontarsi con lei. Lo scorso anno in questo periodo non penso avremmo mai detto che qualcun altra oltre a Iga potrebbe vincere il Roland Garros e il fatto che adesso ci siano un paio di nomi nel mix mostra bene come abbia spinto tutte a migliorarsi tanto quanto ha fatto lei.

A proposito di Sabalenka e Rybakina. Sabalenka ha avuto l’inizio migliore della carriera, due grandi titoli già vinti, Rybakina anche lei ha vinto due titoli importanti, ha appena vinto Roma. Dove secondo te hanno avuto i miglioramenti più significativi nel loro gioco e come possono portare questa loro attitudine a Parigi, dove forse non è la loro miglior chance di vincere un titolo Slam.
Elena per me è davvero sottovalutata mentalmente. Guarda la partita che ha giocato contro Iga a Roma: era quasi sconfitta, ma ha continuato a lottare. Sì Iga si è ritirata alla fine ma il fatto che Rybakina sia rimasta in partita, non importa quale fosse il punteggio, per me è la sua parte del gioco migliore perché noi sappiamo bene come possa colpire forte la palla, come possa servire in maniera stupenda, ma quello spirito combattivo che non mostra spesso, perché è molto silenziosa in campo. Però è per questo che per me è sottovalutata: vince partite scavando a fondo nelle proprie energie, rimanendo nel match indifferentemente dal punteggio. E considerare dove sia in classifica, senza i punti di Wimbledon, è abbastanza incredibile. Lei è una delle mie preferite da vedere in questo momento. Sabalenka invece è molto divertente, dinamica, una personalità completamente diversa.

Delle ultime numero 1 abbiamo avuto Barty che ha alzato parecchio il livello, poi ci ha pensato Swiatek. Ora siamo forse vicini a un nuovo cambio, Aryna può lasciare Parigi col numero 1. Dove secondo te ha fatto i cambiamenti più evidenti per colmare questo gap e dove può anche trovare nuovi miglioramenti?
È cambiata a livello mentale. Tutti parlavano lo scorso anno del servizio, ora non è più un problema perché è davvero tosta quando si trova nei punti importanti. Per esempio se è sotto palla break di solito è dove trova i suoi migliori servizi e quello per me è tutto a livello mentale perché è in grado di trovare una enorme concentrazione nei momenti più delicati. Quella sicuramente è la differenza più grande. È difficile dire che colpisca meglio la palla perché colpisce sempre in maniera incredibilmente potente e profonda col dritto. I suoi movimenti credo siano migliorati leggermente e può giocare un po’ più in open stance col rovescio quando viene spinta fuori in laterale. Alla fine lei sa fare tutto bene. Questo è quanto mi piace davvero di queste grandi giocatrici: non ci sono buche nel loro gioco, non vedi debolezze importanti, non vedi aree del loro gioco che puoi puntare per far male. Per battere ognuna di loro devi giocare il tuo miglior tennis per almeno due ore, per trovare una via di uscita. Loro si muovono bene, colpiscono bene, sanno veramente fare tanto e sono sempre alla ricerca di qualcosa di più.

Hai per caso visto degli sviluppi nel gioco del circuito WTA rispetto a, non so, cinque o dieci anni fa rispetto a ora? Qualcosa che magari è migliorato tanto, con Swiatek, Sabalenka e Rybakina che stanno alzando parecchio il livello.
È una domanda davvero interessante, perché ho pensato molto al livello del tennis di 10 anni fa. Sono convinta che 10 anni fa, anche cinque anni fa, il livello fosse molto alto. Ora però penso che ognuna debba essere in grado di muoversi davvero bene. Penso che 10 anni fa magari qualcuna potesse cavarsela su alcune superfici giocando un tennis molto veloce e aggressivo, ma non muovendosi magari troppo bene, ora invece che le superfici e le palline sono state rallentate così tanto negli ultimi anni, ci sono soltanto una manciata di tornei sul veloce rimasti tu devi per forza saper fare tutto bene. Non puoi avere una debolezza importante come i movimenti, dove le giocatrici possono smascherarlo molto rapidamente. Credo questa sia la differenza più grande, ma cambia molto spesso. Credo anche che chiunque possa avere un’idea differente su questo. Il tennis femminile per me in questo momento è nel suo momento più forte da diverso tempo.

Diego Barbiani

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Tags: Laura Robson

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