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La love story tra Roma e Holger Rune si arricchisce di un nuovo capitolo. In attesa, chissà, di un imminente coronamento… Dopo aver eliminato l’attuale numero 1 del mondo Novak Djokovic, il ventenne danese ha battuto oggi il n. 4 Casper Ruud con il punteggio di 6-7(2) 6-4 6-2, guadagnandosi l’accesso alla finale degli Internazionali. Per lui è stata la prima affermazione sul norvegese in cinque head to head.
A caldo Holger ha tenuto a ribadire il proprio amore per la Città Eterna, scrivendone ancora una volta il nome seguito da un cuoricino con un pennarello sulla telecamera, come già fatto al termine dell’incontro con Nole. E dire che l’inizio della relazione non era stato esattamente dei più promettenti, con i fischi ingenerosi che il pubblico – con ogni probabilità memore dei suoi comportamenti sopra le righe nella semifinale di Monte-Carlo contro Sinner – gli aveva dedicato all’ingresso in campo contro Fognini…
Nei Master 1000 non assistevamo a una semifinale tutta scandinava da quasi ventisei anni: era il 1997, si giocava l’indoor di Parigi Bercy, quando, in un derby svedese, Jonas Bjorkman sconfisse Thomas Enqvist. Finché Ruud è rimasto in partita, abbiamo assistito a un confronto di notevole intensità ed equilibrio. Nelle fasi conclusive, invece, quello di Rune è divenuto quasi un monologo, peraltro cominciato non proprio nella più cristallina delle maniere.
Nel primo set, mentre Ruud teneva con autorità i propri turni di battuta, Rune si salvato da 0-40 nel sesto game e, indietro 5-6, ha recuperato da un pericoloso 0-30. Nel tie-break, però, un paio di errori non forzati in avvio ha instradato il punteggio dalla parte del norvegese, che è salito 5-0 e poi 6-1, chiudendo alla seconda opportunità con un servizio vincente.
È stata una frazione d’avvio di qualità, con scambi vari e combattuti, giocati a ritmo alto e tirando spesso vicino alle righe. Ruud, solido, comandava con il diritto, potente e preciso; Rune, agile e rapido, i riflessi di un ghepardo, utilizzava spesso il drop-shot, sia come arma risolutiva sia per chiamare a rete l’altro, che comunque si disimpegnava egregiamente, specie con lo smash. Significativo il dato statistico che mette a confronto gratuiti (9 per entrambi) e vincenti (14 per Rune, ben 22 per Ruud).
Sull’onda dell’entusiasmo, il ventiquattrenne di Oslo ha provato ben presto ad allungare nel secondo, strappando il servizio a 15 al rivale nel quinto game. E qui, nel momento di maggiore difficoltà, il giovane Holger, scaltro come una volpe, corretto come un compito in classe di Totti e Del Piero, ha pensato bene di chiamare il consueto medical timeout. D’altronde, il regolamento glielo permette… Lo aveva già fatto nei quarti con Djokovic: allora si era lamentato di un presunto fastidio al ginocchio, stavolta, invece, si è fatto lungamente massaggiare la spalla destra.
Sono trascorsi così minuti che per Ruud hanno assunto il sapore dell’eternità. Inevitabile che il norvegese, vistosi spezzare il ritmo sul più bello, non continuasse sull’onda positiva. Al rientro è salito comunque 4-2, ma puntuale (o quasi), subito dopo, è giunto, nell’ottavo game, il controbreak di Rune, che fin lì non aveva mai avuto neanche una chance di togliere la battuta al rivale.
Ruud ha provato a reagire e, nel game seguente, ha avuto due palle break, che, se sfruttate, lo avrebbero mandato a servire per il match. Il danese, però, le ha annullate bene, la prima con un diritto inside out giusto sulla riga, la seconda prendendo l’iniziativa fin da inizio scambio e chiudendo con lo smash.
Rune si è infine aggiudicato il game, protrattosi per quattordici punti e, di fatto, il match è finito lì. Ruud ha accusato un interminabile passaggio a vuoto, iniziato cedendo a zero la battuta e, di conseguenza, un secondo set nel corso del quale il suo rendimento è crollato rispetto al precedente: 6 i vincenti, 11 i gratuiti (14 e 14 per Holger).
Il trend negativo per il norvegese, d’improvviso falloso e smarrito, è proseguito nel terzo, mentre, al contrario, Rune, salito in cattedra, dominava gli scambi, dimostrandosi pressoché infallibile. Il danese ha ottenuto un primo break nel quarto game e ha poi allungato inesorabilmente fino al 6-2, dinanzi a un avversario ormai inerme. Anche in questo caso, può essere utile osservare il dato vincenti-errori: 10-2 per Rune, 4-7 per Ruud. Il segno inequivocabile di una resa.
Il ragazzo di Gentofte, che nella categoria vanta già il titolo conquistato l’anno scorso a Parigi Bercy, è così approdato alla seconda finale stagionale in un Master 1000, dopo quella persa a Monte-Carlo con Rublev. Grazie al successo odierno, è già certo di scavalcare proprio il russo al sesto posto del ranking, migliorando il career high. Per Ruud è arrivata, invece, la quinta sconfitta in altrettante semifinali “1000” sul rosso, la terza a Roma dopo quelle patite contro Djokovic nel 2020 e nel 2022.
Rune affronterà domani il vincente della sfida tra Daniil Medvedev e Stefanos Tsitsipas, in programma a seguire sul centrale, pioggia permettendo. Per riallacciarsi a quanto si ricordava all’inizio, il danese proverà a far meglio del predecessore Bjorkman, che, aggiudicatosi l’incontro tutto scandinavo con Enqvist, dovette alzare bandiera bianca in quattro set, nel match clou, dinanzi a Pete Sampras.