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Vlasov, coach di Tsurenko, al sito bielorusso Tribuna: “La WTA non ci ha mai aiutato. E su Sabalenka…”

A seguito delle parole di Iga Swiatek, in conferenza stampa dopo la sua partita contro Emma Raducanu a Indian Wells, e dei fatti che circondano più in generale il forfait di Lesia Tsurenko dal WTA 1000 californiano, il portale bielorusso by.tribuna.com ha raggiunto l’allenatore della tennista ucraina per un’intervista.

Nikita Vlasov, in questo caso, ha parlato a ruota libera, senza filtri, attaccando chiunque. Il coach ce l’ha con: Steve Simon, CEO della WTA; lo scarsissimo aiuto della WTA stessa mostrato nell’ultimo anno alle giocatrici ucraine; Aryna Sabalenka, responsabile secondo lui di essere parte filo-governativa in patria e quindi pro-Lukashenko; i tennisti russi e bielorussi in generale, perché pare che tranne una eccezione nessuno ha mostrato umanità verso di loro; l’allenatore di Veronika Kudermetova e persino Novak Djokovic, dopo la vicenda del padre a Melbourne che faceva foto e ripeteva slogan a favore di Putin.

LA CONVERSAZIONE TRA TSURENKO E SIMON

Lesia ha parlato nella motivazione del suo ritiro da Indian Wells di un attacco di panico e difficoltà respiratorie nate a pochi minuti dallo scendere in campo contro Aryna Sabalenka a seguito di una discussione avuta con Steve Simon, CEO della WTA. Il coach di Tsurenko ha detto che quanto riferito da Lesia sia solo il 10% di quanto accaduto.

Da quanto ha riferito a Tribuna, Tsurenko voleva parlare con Simon già da un po’ e il riferimento è chiaro: fare un nuovo punto della situazione sulla questione guerra in Ucraina. A quanto pare, questo incontro non c’è potuto essere prima della settimana iniziale di Indian Wells, alla vigilia del match di secondo turno del tabellone principale contro Donna Vekic: “Un anno fa, in questo torneo (Indian Wells, nda), le giocatrici ucraine si sono incontrate per chiedere un intervento della WTA circa l’invasione russa in Ucraina. Un anno dopo, Lesia ha detto: “È passato un anno, e tu hai detto che continuavi a monitorare la cosa, ma non hai fatto nulla per aiutare le tenniste ucraine”. Ha cominciato a elencare quante cose sono cambiate per le ucraine, russe e bielorusse: le ucraine non possono tornare a casa, non possono allenarsi, non possono curarsi, riposarsi. Inoltre i costi sono notevolmente maggiori per rimanere nel tour, perché devono continuamente vivere in hotel, appartamenti affittati, mentre inviano soldi ai parenti, ai familiari e all’esercito ucraino per la difesa del paese o altre associazioni. E russi e bielorussi? Non hanno la bandiera accanto al nome, tutto qui. Nel frattempo, una come Anastasia Gasanova è libera di supportare la narrativa di Putin. Giusto perché sappiate: lei era a Kyiv fino a poche settimane prima dell’inizio dell’invasione, ad allenarsi. In ogni caso, Lesia ha fatto un elenco di tutte le cose che la preoccupano, a cui Simon ha risposto che per lui non è così, ed è tutto normale. La WTA offirà supporto alle ucraine? No, non cambieranno nulla della policy. E se una giocatrice supporta la guerra certo non è giusto, ma per lui è la loro opinione e hanno diritto di pensare così. Nessuno punirà le giocatrici per questo. Lesia allora gli ha chiesto: “Ma se tu fossi nei miei panni, cosa penseresti?”. Simon ha risposto: “Ovvio, è brutto, ma non sono nei tuoi panni e mi sembra te la cavi piuttosto bene”.” E si arriva così al discorso sulla speranza del CEO di vedere russi e bielorussi alle Olimpiadi. Vlasov ha detto: “In quel caso Lesia gli ha riferito: “Lo sai che se russi e bielorussi vanno alle Olimpiadi, automaticamente il mio paese farà boicottaggio?”. E la sua risposta è stata: “Beh, è una vostra decisione, i vostri politici decidono per voi, e noi non siamo toccati”.

Tsurenko, da quella conversazione, ne è uscita distrutta al punto che il suo coach voleva già toglierla dal torneo. Secondo Vlasov, è stata Lesia stessa a spingere per giocare contro Donna Vekic. Vinse in rimonta, ma non uscì dallo spogliatoio per oltre due ore e mezza dopo la partita, rimanendo a piangere e urlare ripensando alle parole di Simon del giorno prima. Intanto, era al terzo turno contro Aryna Sabalenka.

IL PROBLEMA SABALENKA (E NON SOLO)

Nell’avvicinarsi alla partita, Lesia secondo Vlasov non aveva grandi reazioni, sebbene il nome di Sabalenka abbia una pessima reazione tra il gruppo di ucraini per la vicinanza apparente di Aryna al regime di Aliaksandr Lukashenko. Ha cercato di tenere calme le emozioni parlando continuamente con uno psicologo fino a domenica, giorno della partita: “Poi è arrivata la sera della partita. Sono tornato nello spogliatoio e Lesia aveva gli occhi lucidi. Ho chiesto cosa stesse succedendo e lei mi diceva che le mani tremavano, le stavano tornando le parole di Simon nella testa. Ha avuto un attimo dove si è ripresa, sembrava poter giocare, ma quando le hanno detto che era ora di andare in campo si è paralizzata e ha cominciato a urlare. A quel punto ho detto agli organizzatori che non avrei mai portato in campo una mia giocatrice così”. Molto c’entrava il dover giocare contro Sabalenka, “Una persona che supporta il regime di Lukashenko” ha detto Vlasov, “e che non ha mai speso una parola vera in favore dell’Ucraina, e che pensa sia tutto ok, che non ha fatto nulla di sbagliato”. Specificando comunque che Tsurenko avrebbe probabilmente avuto quella reazione con anche altri rappresentanti di Bielorussia e Russia, visto il silenzio assoluto di tantissimi.

Alla domanda su come si commentano, però, le parole di Sabalenka quando dice che non è colpa per quanto succede agli ucraini, Vlasov non si risparmia affatto: “È colpa sua. Lei supporta il regime sanguinario del suo dittatore. Lei lo ha votato, lei sta completamente dalla sua parte, approva le sue politiche e tutto quello che sta accadendo in Bielorussia, ovvero anche le azioni di Lukashenko contro l’Ucraina. Per cui questi terribili avvenimenti sono anche colpa sua”.

“Soltanto uno”, ha detto, “di un paese coinvolto in guerra, è venuto da noi ucraini il giorno in cui tutto è nato, in lacrime, dicendo che non sopportava quello che stesse succedendo e voleva che l’Ucraina vincesse. Sono veramente grato per lui, ma non posso fare nomi perché so che lo metterei nei guai”.

E alla questione che Marta Kostyuk sperasse lo scorso anno di ricereve sempre più supporto un anno fa, Vlasov ha spiegato: “Onestamente, questa speranza c’era nella primavera 2022, poi abbiamo visto che nessuno, né giocatori russi o bielorussi, né la WTA, abbiamo davvero mostrato interesse alla nostra situazione. Ci siamo probabilmente arresi in aprile. Il coach della tennista russa Veronika Kudermetova in una conversazione con altri coach da paesi diversi dichiarava che Putin fosse meraviglioso e che l’Europa doveva inginocchiarsi a lui. Che sia la Russia sia Putin sono i migliori politici del ventunesimo secolo, e che stanno facendo la cosa giusta. Nessuno che disse una parola, tutti sembravano d’accordo, a quel punto come puoi pensare di ottenere pieno supporto?”. Nel dietro le quinte, in privato, sono diverse le ragazze che secondo Vlasov si sono interessate alla vicenda e si sono offerte disponibili in caso di bisogno, ma di nuovo il coach di Tsurenko è tornato a citare il CEO della WTA: “Simon fa in modo che non ci sia la possibilità di parlare della guerra. Lo scorso anno a Parigi avevamo pronta una presentazione da mostrare, con in evidenza la situazione del nostro paese, e persino la direttrice del torneo Amelie Mauresmo ci aveva dato l’ok offrendosi disponibile per un aiuto. Poi è arrivato Steve Simon che ci ha impedito di farlo. Tutte le nostre iniziative vengono bloccate dal management della WTA. Noi parliamo con le ragazze in privato, e loro sono terrorizzate”.

NOVAK DJOKOVIC

Non sono passate inosservate a Vlasov le immagini da Melbourne che ritraevano il papà di Novak Djokovic intento a festeggiare i risultati del figlio con un gruppo di supporter che sventolavano bandiere nazionaliste e col volto di Putin, ripetendo slogan a favore della Russia. Per il coach di Tsurenko, questa è: “Il massimo della stupidità da due persone per me sconsiderate. Il papà di Djokovic ha detto “Gloria alla Russia!” di fronte a una telecamera per poi dire sia stato frainteso. Il figlio non si è mai scusato ne ha avuto il coraggio di dire che non rispecchia la posizione del padre. In nessun momento nelle sue interviste ha speso parole per l’Ucraina, per condannare le azioni della Russia o i crimini e le torture commesse. Potrebbe essere un buon momento per uno col suo status per provare a impedire che queste scene si ripetano e chiedere la pace? No, loro supportano la Russia. Sono stato veramente sorpreso di una scena così”.

Diego Barbiani

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