Dopo qualche giorno di silenzio, Lesia Tsurenko ha voluto dire la sua a L’Equipe sulla vicenda complicata successa domenica sera in California e i motivi che ha usato per spiegare il ritiro a pochi minuti dal match contro Aryna Sabalenka nel terzo turno del WTA 1000 di Indian Wells.
L’ucraina, di fatto, ha ripetuto buona parte delle parole usate dal proprio coach Nikita Vlasov pochi giorni fa al sito bielorusso by.tribuna.com, confermando che l’attacco di panico è arrivato mano a mano che si avvicinava il momento di scendere in campo contro Aryna Sabalenka per via dei noti problemi causati dalla guerra.
“Ho avuto una discussione con Steve Simon (CEO della WTA, nda) dopo il mio primo turno del tabellone principale” ha detto Tsurenko, “Volevo parlargli di molte cose, e quando abbiamo cominciato a parlare di Ucraina, ha detto cose shockanti. Non potevo crederci”. Lesia ha poi ripetuto come dopo quella conversazione il suo morale fosse a pezzi, che ha parlato di questo con le connazionali e i membri dei rispettivi team e tutti erano increduli. Di quanto siano stati difficili i giorni successivi, della crisi avuta alla fine della partita di secondo turno vinta contro Donna Vekic (2-6 6-2 6-2, nda) quando è scoppiata in lacrime già in campo per poi continuare per due ore e mezza nello spogliatoio: “Ho chiamato mia mamma, avevo bisogno del supporto dei miei cari, ma lo stress non se n’è andato, ho continuano nei giorni successivi a parlare col mio psicologo, con uno della WTA, ma non è stato sufficiente”.
L’ucraina racconta dei suoi momenti prima del match contro Sabalenka: “Mi ero preparata bene, ma più si avvicinava la partita e più cominciavo a sentirmi male, guardando l’orologio facevo fatica a respirare, gli occhi erano lucidi, le mani tremavano, e quando ci hanno chiamato per andare in campo non ce l’ho più fatta, ho avuto questo attacco di panico. Le parole di Steve Simon tornavano a ripetersi nella mia mente”. E sulla discussione con Simon ha aggiunto: “Ho capito che non ci sarà alcuna intenzione di aiutare noi ucraine. Noi dobbiamo affrontare i nostri problemi senza il supporto della WTA. E poi lui è favorevole alla partecipazione di russi e bielorussi alle Olimpiadi, perché la cosa non violi il principio olimpico”. E definisce la concezione di Simon che se russi e bielorussi di fatto supportano la guerra nel suo paese, questa è una loro opinione e come tale va rispettata, senza che le dia fastidio o che possa essere sanzionata: “Questa cosa è rivoltante” ha detto Tsurenko, “è dura concepire come qualcuno possa pensare che invadere un paese o supportare il genocidio di una nazione sia in qualche modo tollerabile”.
Alla domanda se si sente delusa dall’atteggiamento della WTA, Tsurenko non ha esitazioni: “Mi sento abbandonata dalla WTA. Non mi sento protetta dall’associazione per cui gioco. Parlando con Simon ho realizzato che questo è il suo punto dall’inizio dell’invasione. In questo tempo è stato fatto pochissimo per noi ucraine. Ora è tutto più chiaro”. Infine, un suo parere su quanto sembra apparentemente certo, ovvero il ritorno di russi e bielorussi a Wimbledon, o alle Olimpiadi. Tsurenko, segnata da tutto quanto sta avvenendo, non è andata giù per il sottile: “Siamo nel ventunesimo secolo, e Russia e Bielorussia hanno deciso che sia giusto invadere un’altra nazione. Tutto il mondo si è spinta molto avanti con delle sanzioni importanti. Atleti e le loro famiglie hanno dovuto abbandonare le loro case. Noi non possiamo permettere che ciò rimanga impunito, non è giusto. Tutti devono saperlo. Figure pubbliche come sportivi devono porre l’esempio e mostrare la loro opinione. Così, torniamo indietro e accettiamo la guerra. Decidere di accettarli alle Olimpiadi è un passo indietro enorme in un anno dopo migliaia di persone sono morte, torturate, e città distrutte”.
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