Indian Wells, Sinner: “Con Mannarino sarà dura”. Musetti: “In un momento di confusione serve chiarire”

JANNIK SINNER

Alla fine hai parlato in campo di un discorso di equilibrio tra aggressività e controllo, quanto è stato importante oggi?
“Oggi sicuramente era un pochino più difficile anche a causa del vento. Nei giorni scorsi di allenamento non ce n’era tanto, era una situazione nuova. Nel primo set non si sentiva tanto, poi comunque nel secondo lui ha servito meglio e io ho cercato di fare il mio gioco. Quando uno serve bene serve spingere dalla risposta. Non era una partita semplice, lui giocava molto bene col rovescio e forse alle volte potevo giocare diversamente. Si tratta di dettagli, alla fine direi sia una partita buona”.

Il prossimo avversario: Mannarino. Come ti sembra?
“Con Mannarino ci ho giocato l’anno scorso in Canada, era una partita difficilissima: serve bene, tira molto piatto, è mancino, c’è poco ritmo. Sarà una partita dove dovrò mettere in campo il mio massimo: devo stare sul mio ritmo, sicuramente, poi vediamo anche come andrà, come saranno le condizioni”.

Il servizio sembra un po’ cambiato, un movimento in avanti più deciso e le velocità erano molto alte. Che sensazioni hai?
“Oggi ho tirato molto di più. Mi sentivo abbastanza bene, sono andato più deciso. Sto lavorando tantissimo su quel colpo, che si automatizza pian piano e si sentirà sempre meglio. Però sì c’è ancora tanto da lavorare ma mi pare sia un colpo più sicuro”.

Vorrei chiederti del lavoro di Darren Cahill, l’apporto al lavoro che avete in programma e come valuti questi mesi con lui.
“Lui è una parte molto importante, porta tanta esperienza: è una bravissima persona, e conoscere certi momenti perché li ha già vissuti diverse volte è molto importante per me. Prima della partita trova sempre le parole giuste, anche oggi mi ha detto due o tre cose che mi sono servite tantissimo. Da un lato mi incoraggia, dall’altro mi spinge. Anche qui c’è il bilanciamento giusto da trovare però la cosa più importante è che lui e tutto il team è un team unito. Non c’è una persona più importante dell’altra, siamo tutti sulla stessa linea e questo per me è veramente bello per il clima che si è costruito”.

LORENZO MUSETTI

Ci spieghi cosa è successo nel momento del penalty point per Mannarino?
“Sembra forse che ce l’avesse con il mio team, ma non c’entrano niente, era qualcuno dietro di loro, tra il pubblico che ha urlato credo “forza!” prima di una seconda palla di Mannarino. Lui si è lamentato ed è arrivata la sanzione. Forse poteva esserci anche prima perché c’era stato qualche atteggiamento, la racchetta sbattuta, ma è inutile appellarsi a questo… il warning poi è arrivato, il game chiuso, per cui sì non c’è bisogno di chiedere”.

Cosa ti sta mancando in questo momento?
“Un po’ di fortuna, quella ci vorrebbe. La ruota gira, in questo momento sta girando un po’ al contrario. Il lavoro sta andando bene, credo di aver espresso un buon livello oggi. Non mi sento di rimpiangere qualcosa, ovvio che potevo sfruttare le occasioni che ho avuto nel primo set, o nel secondo quando ero 0-40 e ho avuto tantissime palle break. Al di là di quel game dove è stato penalizzato ha sempre giocato bene nei momenti importanti”.

C’è qualcosa che pensi di dover cambiare tra le cose consolidate del tuo lavoro?
“Se ti riferisci alla storia del coach, del supercoach, a me non me ne può fregare nulla. A me quello che dice la gente, i consigli della gente, per fortuna nella mia vita non li ho mai ascoltati. A 21 anni sono 20 del mondo, magari se li avessi ascoltati sarei stato 10-5-1… o forse 200, non lo so, però son contento della storia che ho fatto con Simone Tartarini, so che nel mio team ci sono le persone adatte per spronarmi ad andare avanti e migliorare. Quello che dice la gente al di fuori non lo voglio nemmeno sapere, sentire, leggere. Non credo che in un momento di confusione la soluzione sia cambiare le cose ma chiarire, mettere un po’ di tregua alla confusione, lavorare, avere stabilità, tranquillità e affrontare le cose nel modo giusto”.
Era solo una valutazione tecnica: la scelta di andare a giocare sulla terra battuta anziché gli indoor europei.
“La scelta di giocare sulla terra battuta è stata perché si è considerato la superficie dove io tradizionalmente ho giocato meglio. Mi sembra una scelta abbastanza ragionata, non estrapolata così, poi sicuramente alla fine della scorsa stagione si sono visti risultati, miglioramenti… anche alla United Cup stavo giocando molto bene, sul veloce, quindi magari il prossimo anno posso puntare di più a giocare sul veloce. Però tutte le scelte sono ragionate, cioè è difficile che ci siano delle scelte fatte casualmente”.

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