20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
17 Gen 2023 18:41 - Australian Open
Lo slam australiano è bello ma poco happy per noi
di Roberto Salerno
“Ho avuto match pointI. L’ho mancato. Questo è il riassunto del match.” Devono essere i momenti più terribili di un tennista quelli della conferenza stampa post match, soprattutto quando perdi come ha perso Berrettini, buttando letteralmente al vento, anzi a rete, la palla che avrebbe chiuso in un altro modo questo primo turno che si sapeva non sarebbe stato semplice. Però in pochi credevano che un Berrettini finalmente sano non avrebbe trovato il modo di battere questo trentaseienne che quattro anni fa proprio al termine di una partita simile aveva detto basta, l’anca fa troppo male. E invece sir Andrew Barron Murray è tornato, mostrando un amore per il gioco abbastanza insospettabile, complice la sua intelligenza, rara per uno sportivo, ancora di più per un tennista. Mai banale, Murray ha accettato la sua nuova condizione di giocatore di fascia media chiedendo al suo luminoso passato non più di qualche consiglio, tattico soprattutto. E da questo punto di vista per fortuna non si invecchia. Però se il divario è stato colmato va detto che Berrettini ci ha messo molto del suo. I primi due set non sono stati certo da top10, a cominciare dal disastroso primo turno di battuta, chiuso da dritto sotterrato in rete e da una palla corta inguardabile. Murray ha ringraziato ha giocato con attenzione i suoi turni di servizio e a inizio secondo set ha tirato fuori un passante dei tempi belli, sufficiente per andare ancora avanti. Ma più di questi passaggi non perfetti al servizio, inevitabili nei match lunghi, Matteo il problema l’ha avuto in risposta, vecchio tallone d’Achille del romano. Murray ha tenuto i suo servizi non rischiando praticamente mai, e le rare volte che si è trovato in difficoltà gli è bastato piazzare bene la prima per mettere in confusione Matteo. Più che un Berrettini ritrovato è stato l’inevitabile calo di Murray a riequilibrare il match. Lo scozzese ha tirato a tutta fino al quarto game del terzo set, quando ha avuto ancora due palle break per impedire al match di diventare una maratona, ed è stato molto fortunato a cavarsela Berrettini. Allo scadere delle due ore, non casualmente c’è da pensare, Murray cedeva il servizio, ma soprattutto smetteva di rendersi pericoloso in risposta. Da quel momento in poi infatti lo scozzese non arriverà più a 40 e nell’ultimo set nemmeno a 15. Il problema è stato che Berrettini non trasformava questa tranquillità al servizio in strumento di pressione in risposta, anzi pure i servizi di Murray scivolavano via velocemente. Più ancora del match point quindi è qui che va rintracciato il motivo di una sconfitta che è impossibile non definire deludente, e che non dovrebbe essere nascosta dal fatto che alla fine è stata una bella partita. Semplicemente non doveva esserlo.
La sconfitta segue l’altra delusione azzurra, quella di Musetti, certamente più contenuta. Non solo perché il toscano sembra ancora acerbo e si è meglio disposti a perdonarlo ma anche per qualche guaio extratennistico che in un animo che pare più docile di quello di Berrettini o Sinner potrebbe aver fatto qualche guaio. Del resto Musetti ha un gioco più complicato degli altri due azzuri, necessariamente costretti a seguire uno schema predeterminato nel miglior modo possibile e deve incastrare molti pezzi pr poter mostrare un tennis che già varie volte ha entusiasmato i poveri “passatisti”. Nel caso di Musetti il quinto set è arrivato solo perché dall’altra parte non c’era uno come Murray e Harris stava riuscendo a perderla.
Partiti con grandi speranze ci ritroviamo quindi col solo Sinner (non ci siamo dimenticati di Sonego ma al buon Lorenzo è inutile chiedere miracoli), che ha vinto bene all’esordio ma che sarà meglio vederlo alla prova con qualcuno che è dentro la top500 prima di entusiasmarci troppo. Cosa che dovrebbe avvenire non prima degli ottavi, visto che i prossimi due turni saranno lisci come l’olio. Agli ottavi sapremo, magari nella rivincita contro Tsitsipas.
Il torneo non sta tradendo le aspettative, nonostante il ritiro di Kyrgios. Djokovic non pare avvertire troppi problemi alla gamba, Medvedev sembra avere un’altra convinzione rispetto agli ultimi tornei dello scorso anno e Nadal continua a balbettare. Ma Rune sembra già pronto per Djokovic e persino Rublev e Shapavalov hanno vinto senza troppi patemi, al contrario di Auger Aliassime e soprattutto del rientrante Zverev, che ha sofferto moltissimo contro il peruviano Varillas. In alto in classifica ci sarebbe anche Ruud, ma da queste parti si fa fatica a prenderlo come serio candidato ad un torneo di rilievo, anche se rischiamo di trovarcelo addirittura numero 1. Per fortuna non accadrà.