di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
L’ultimo tango di Juan Martin del Potro è durato 74 minuti ed è andato in scena sul centrale della sua Buenos Aires.
La carriera della Torre di Tandil finisce con una sconfitta per 6-1 6-3 contro il connazionale e amico Federico Delbonis, ma del risultato non importa a nessuno. Per un’ora e un quarto non si è assistito a una partita ma a un lunghissimo omaggio a uno dei giocatori più forti degli ultimi anni, sicuramente il miglior argentino dai tempi di Guillermo Vilas. A 33 anni “Delpo” ha detto basta: glielo impone un ginocchio destro a pezzi che gli dà il tormento e che non vuole rimettersi a posto nonostante le abbia provate tutte.
La sua ultima volta sul campo da tennista professionista è stata anche la prima con gli occhi di mamma Patricia a vederlo giocare dal vivo. Il pubblico argentino lo ha acclamato dall’inizio alla fine e più di una volta “Palito” non è riuscito a trattenere le lacrime.
Prima di lasciare il campo ha tolto la bandana appoggiandola a rete, dove ha ricevuto l’abbraccio di Delbonis, protagonista con lui della vittoria in Davis nel 2016, uno dei momenti più alti della carriera di un vincente come del Potro. “Non ho più energie per continuare a combattere – ha detto Juan Martin nella conferenza stampa post match – il dolore al ginocchio è troppo forte, ora devo pensare a come guarire per poter avere una vita normale”.
“Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto nella mia carriera, di quello che ho vinto – ha continuato –. Non so cosa succederà domani, sarà difficile senza tennis, senza questa vita, ma devo sistemare il ginocchio, per poter camminare senza dolore. Ciò che ho vissuto questa sera è indimenticabile. Ma se quella di oggi è stata davvero la mia ultima partita, me ne vado felice”. Uno spiraglio per un possibile nuovo ritorno, stavolta improbabile anche per uno come lui, capace di vivere tre carriere intervallate da lunghi stop per colpa dei polsi andati in frantumi. Ha dovuto ricominciare tutto da capo più di una volta, è stato vicino a mollare già qualche anno fa ma ha sempre trovato la forza di riprovarci e alla fine i risultati gli hanno dato ragione.
I numeri finali sono di quelli importanti: del Potro lascia con 22 titoli in carriera, tra cui lo US Open e il Masters 1000 di Indian Wells, due medaglie olimpiche (bronzo a Londra 2012 e argento a Rio 2016), una storica Coppa Davis con la sua Argentina e un best ranking da numero 3 ATP. Ma i numeri non dicono che Delpo è stato uno dei pochissimi, quando a posto fisicamente, a poter competere con la sacra triade del tennis moderno dandogli anche qualche dispiacere. Ha strappato a Federer il titolo a New York nel 2009, ha inflitto a Djokovic due delle sconfitte più dolorose della carriera ai Giochi britannici e brasiliani e sempre alle Olimpiadi ha mandato ko Nadal che contro di lui ha subito la sconfitta Slam più pesante in termini di punteggio. Adesso inizierà una nuova vita, senza tennis e – si spera – senza più dolore. In bocca al lupo.