[6] G. Muguruza b. [8] A. Kontaveit 6-3 7-5
Finalmente, verrebbe da dire, Garbine Muguruza raggiunge la doppia cifra nel numero di titoli vinti in carriera. Sono quasi tutti trofei “pesanti”, eppure negli ultimi anni si era un po’ bloccata tra varie vicissitudini nella vita personale e sportiva. Il 2021 è stata una stagione cominciata con due mesi dal rendimento straordinario e un titolo a Dubai ma che dal fastidio fisico patito a Charleston è stata speso altalenante senza ritrovare grandi picchi prima di una lenta ripresa in queste ultime settimane.
Non era la favorita, ma partita dopo partita ha portato avanti un bel percorso culminato in crescendo semifinale e finale. Dopo il 6-3 6-3 a Paula Badosa oggi il 6-3 7-5 ad Anett Kontaveit, due delle sei debuttanti delle Finals che han meritato tutta la strada fatta ma che entrambe si sono ritrovate senza vere energie di fronte alla ex numero 1 del mondo. Ieri Muguruza poteva anche chiudere più nettamente la pratica, oggi non è stata sempre ottimale ma l’estone aveva veramente pochissima benzina in corpo dopo i segni di cedimento contro Maria Sakkari e anche andando avanti 5-3 nel secondo set c’era fin troppa strada da fare in una giornata dove ogni game era una fatica micidiale e non riusciva mai a tenere sotto controllo gli errori.
Anett ieri da metà del secondo a metà del terzo set ha vissuto la prima fase di stanchezza di questi mesi. Le gambe non rispondevano più bene, gli appoggi non erano solidi e faceva fatica quando Sakkari le giocava degli slice con palle scariche e abbastanza basse. Oggi tutto passava soprattutto da qui: se quella fase fosse cominciata subito, allora si sarebbe scavato un gap già molto importante. E purtroppo al terzo game si vedeva l’enorme fatica che avrebbe fatto per tutta la gara odierna quando il servizio non diveniva il colpo predominante dei suoi scambi e non c’erano errori dall’altro lato della rete. Colpiva male, ma era tutto un trend che puntava già verso il basso. Ha perso la battuta, l’ha recuperata in maniera abbastanza fortuita con Muguruza che ha pasticciato diverse volte a rete, ma sul 3-3 di nuovo sotto pressione è crollata perdendo in tutto cinque game consecutivi, dal 3-2 al 3-6 0-1. Non era sostenibile per lei fare altri due set senza vere ancore a cui aggrapparsi.
I numeri del primo set erano impietosi: 6 vincenti, 22 errori gratuiti. Non c’era fin lì, semplicemente. È entrata un po’ in partita quando anche Muguruza, nel secondo parziale, viveva fatica e stanchezza. Mancava uno 0-30 sull’1-0, recuperava (bene) da 15-40 sull’1-1 e sul 3-2 si incartava in un lungo game in risposta dove non trovava il break perché Kontaveit serviva molto bene, ma ci sono volute numerose parità prima che l’estone riuscisse a riagganciare il punteggio sulla parità. Garbine cominciava il quarto game quando fin lì aveva giocato appena 40 punti al servizio, per la sua avversaria ce n’erano stati praticamente il doppio (72). Eppure un improvviso cambio di direzione sembrava aprire un piccolo spiraglio alla numero 8 del tabellone “grazie” al dritto di Muguruza persosi nel momento chiave e i vari errori le hanno di fatto regalato due game.
Avanti 5-3, Anett non ha potuto di fatto giocarsi le sue chance. Sul 5-4 ha cominciato bene con un ace, ma il doppio fallo successivo ha riequilibrato tutto e dopo un lungo scambio era in apnea quando ha tirato (molto) lungo l’ultimo rovescio. Ancora senza fiato, ha subito cercato una chiusura col rovescio messo però nettamente in corridoio. Subito il break è andata in crollo definitivo, con colpi che non stavano più in campo sul 5-6. Emozionante il crollo a terra di Garbine dopo il match point, bellissimo il mega abbraccio con tutto il team e il sorrisone di entrambe. Kontaveit ha perso la partita con meno rimpianti: poteva essere il titolo più importante della carriera, ma non può in alcun modo cancellare questi tre mesi, le tante grandi giocatrici battute, le pagine di storia scritte per l’Estonia. Per essere a giocarsi questo trofeo ha speso tantissimo e ottenuto altrettanto, per cui il bel modo in cui ha parlato davanti al microfono sembrava incanalato in quella direzione. Muguruza, invece, ha fatto show. Galvanizzata fin dal momento in cui l’avevano avvisata che si sarebbe potuti passare da Shenzhen al Messico, Guadalajara, America Latina, per lei è stato un tuffo nel passato e un piacere immenso ritrovarsi qui. Ama l’ambiente, le persone, il cibo, i luoghi, la passione della gente e il calore che sanno trasmettere che cercava di coinvolgerli quanto più possibile quando l’hanno chiamata a parlare sul palco: “Non ho mai giocato di fronte a questo pubblico. Non so cosa ci sia nel Messico che mi prende così, ma mi fate emozionare”.
È stata l’ultima partita del 2021 femminile nel circuito maggiore e, al di là della stanchezza di entrambe avvertita in diversi livelli, è un match conclusivo che vale tanto.
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