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05 Set 2020 05:16 - Interviste
Caos US Open, Mannarino: “Il Dipartimento della Salute di Stato non voleva farmi giocare”
Adrian Mannarino, in conferenza stampa, racconta che il Dipartimento della Salute di Stato di New York aveva cambiato la decisione di quello cittadino sugli 11 a contatto diretto con Benoit Paire. Essendo dunque soggetto a rischio, non doveva giocare. Per loro, ora, c'è la quarantena.
di Redazione
Adrian Mannarino ha perso 6-7 6-4 6-2 6-2 contro Alexander Zverev e una volta presentatosi in conferenza stampa ha dato la sua versione dei fatti.
Verso le 2:30 un ufficiale dell’ATP Tour gli ha stato comunicato che il Dipartimento della Salute di New York ha preso il controllo della situazione sul Dipartimento della Salute di New York City (per chiarire: lo stato ha preso il controllo e ribaltato la decisione della città) e non voleva che scendesse in campo: “Sono stato esposto a un caso positivo e così dovrei essere in quarantena nella mia stanza e non in grado di andare in campo e giocare il mio match oggi”. A quel punto gli organizzatori del torneo hanno preso tempo dicendo che avrebbero cercato un modo di cambiare le cose e tutto il programma del Louis Armstrong è stato messo in pausa.
Lo stato di New York, nella forma qui del Dipartimento della Salute, non accettava dunque i protocolli più rigidi imposti dalla USTA per chi veniva accertato fosse entrato a stretto contatto con un positivo. Quando Benoit Paire lo scorso fine settimana risultò positivo e vennero accertato che 11 persone tra giocatori e staff sono stati esposti a un contatto ravvicinato con lui, il torneo non li escluse come stabilivano le norme fin lì in corso e come fatto in precedenza per Guido Pella e Hugo Dellien durante il Western & Southern Open, con anche loro che rappresentavano i casi di due persone a stretto contatto con qualcuno divenuto positivo. Per gli 11 coinvolti il 28 agosto la USTA fece recapitare un nuovo protocollo con regole più rigide: test ogni giorno fino al termine dell’isolamento, obbligo di rimanere confinati in stanza con la security al di fuori della porta, esclusi dalle aree comuni e dalla trasportation comune per gli altri atleti. I giocatori che hanno firmato questi fogli sono cinque francesi e due belgi: Mannarino, Richard Gasquet, Eduard Roger Vasselin, Gregoire Barrere, Kristina Mladenovic, Kirsten Flipkens e Ysaline Bonaventure. Tutti loro sono stati eliminati da ogni competizione allo US Open a eccezione di Mladenovic, che deve scendere in campo per il match di ottavi di finale in doppio.
La maggior parte dei giocatori a contatto con Paire devono rimanere ora in quarantena fino all’11 settembre. Paire finirà l’isolamento il 10 mentre Mladenovic, sembra, il 12. La differenza di giorni dipende dal momento in cui è stato certificato il contatto diretto e avvisato la persona in questione. Le autorità francesi e statunitensi non sono riusciti a raggiungere un accordo che avrebbe permesso ai giocatori eliminati di proseguire la quarantena a casa tramite un aereo messo a disposizione dal governo francese.
Da dove nasce, però, l’intervento del governo dello stato di New York che ha preso in mano la situazione? Non c’è notizia certa, ma la giornalista canadese Stephanie Myles riporta sul suo sito opencourt.ca che il caos si sarebbe generato quando qualche membro della stampa francese avrebbe riportato che Kirsten Flipkens si trovava all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York in attesa di un volo per tornare a casa e a quel punto il governo sarebbe entrato in scena. La notizia era stata rilanciata anche dalla ESPN, ma la stessa tennista belga ha smentito con un tweet dopo che il giornalista ed ex giocatore Filip Dewulf era intervenuto
@espn get your facts right! I wish I was at the airport!!
— Kirsten Flipkens (@FlipperKF) September 4, 2020
Maybe thats why I got a phone call in my room with several questions… Can't believe this… The "Ben Eleven" serie is getting better by the minute… 🙈 #iwishiwasatjfk #ohbythewayialwaysflyfromnewarkairport https://t.co/UouQtCVT1s
— Kirsten Flipkens (@FlipperKF) September 5, 2020
“Probabilmente” scrive la belga “è per questo che ho ricevuto una chiamata mentre ero nella mia stanza con diverse domande… Non ci posso credere… La serie “Ben eleven” si sta migliorando di minuto in minuto” e due hashtag per sdrammatizzare: “Vorrei che fossi al JFK” e “Oh in ogni caso io volo sempre dall’aeroporto di Newark”.