di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
03 Ago 2020 11:04 - Interviste
WTA, Vekic: “A Palermo la ‘bolla’ non c’è. Non resto in camera, come il 90% delle giocatrici”
Le dichiarazioni pre-torneo a Palermo raccontano la situazione delle tenniste. Su L'Equipe, Richard Gasquet polemico con la WTA: "Se non possono permettersi un hotel solo per le giocatrici, allora è da annullare".
di Diego Barbiani
Oggi, lunedì 3 agosto 2020, è il giorno in cui il tennis professionistico ufficialmente alza il sipario e cerca la ripartenza dopo lo stop per la pandemia di covid-19. Ed è tutto fuorché facile. Bisogna fare l’abitudine con una nuova realtà, nuove regole, nuovi dettami.
Palermo, Country Club. Già prima dell’inizio delle qualificazioni una giocatrice (Viktorija Tomova, a cui auguriamo pronta guarigione) è risultata positiva al tampone ed è stata isolata, ma come sta procedendo l’adattamento delle colleghe?
Ieri c’è stato quello che inizialmente chiamavamo “Round Table” con le giocatrici tra le teste di serie impegnate a rispondere le domande dei giornalisti. Prima si faceva nella maniera tradizionale, seduti tutti attorno a un tavolo. Ora servono monitor e videochiamate, con tutte le difficoltà tecniche del caso. Ma in fondo: chi è ora che può lamentarsi? C’è voglia di ricominciare, anche se come dice Petra Martic (n.1 del seeding e n.15 del mondo): “Noi tutti dipendiamo dai comportamenti che abbiamo l’uno verso l’altro e non ho voglia di pagare per l’errore di qualcun altro. Penso che sia giusto; chi non segue le regole dovrebbe essere punito. Se ho fiducia che le tenniste rispetteranno le norme? Non ho proprio fiducia in questo (ridendo, nda)”. “Non vorrei dire che sia ansia” ha poi aggiunto, “è solo che mi è sembrato fin qui di aver mantenuto necessaria distanza dalle altre persone che ho pensato ‘ok, ho fatto la mia parte molto bene, e se ora per esempio salgo su un aereo e prendo questo virus, sarebbe veramente una beffa. So che seguirò ogni regola perché è l’unico modo per avere un po’ di controllo sulla situazione. Spero che tutti qui abbiano sentito la mancanza del tennis e che questo periodo sia servito come monito per essere tutti intelligenti e disciplinati. Speriamo per il meglio”.
Secondo le dichiarazioni riportate da Reem Abulleil, collega e amica su thenational.ae, Martic sembra probabilmente quella con l’approccio più rispettoso verso i protocolli di sicurezza. L’altra croata, Donna Vekic, è già meno rigorosa: “Ho la sensazione che a New York City ci sarà la vera bolla. Qui (a Palermo, nda) loro dicono ci sia una bolla, ma non è così. Non voglio pretendere che starò chiusa in una stanza per tutto il giorno quando non sarà così. Sono stata a cena fuori. Chiaro, usiamo massima attenzione e stiamo distanti dagli altri, ma non resto chiusa in una stanza e come me un buon 90% delle giocatrici. Spero invece che a New York City ci siano multe e se tutti le rispetteranno e se tutto ciò avrà senso io sarò pienamente d’accordo. Altrimenti, se le regole finiranno per contraddirsi, è semplicemente inutile”. Per Vekic è importante ora agire con buon senso: una camminata è fattibile, ritrovarsi in luoghi molto affollati no.
Da questo punto di vista, Richard Gasquet ha rilasciato qualche dichiarazione abbastanza forte a L’Equipe : “È uno scandalo che nello stesso hotel delle giocatrici ci siano anche i turisti. Non so come possa la WTA accettare questa situazione. Se organizzi un torneo è perché l’hotel è 100% riservato a giocatrici e staff. Se non puoi, cancelli l’evento”. In un periodo di pandemia e dove si cerca di evitare ogni contatto con l’esterno, il concetto dell’ex top-10 è condivisibile. Il problema, in questo caso, è che Palermo organizza un evento International. È l’ultimo grado della scala di valore, dunque non ha un budget probabilmente tale da poter permettersi un hotel che abbia camere per tutte le giocatrici di singolare, doppiste, allenatori ed eventuali altri membri dello staff. Si cerca di ripartire per salvare il salvabile, con una forte recessione prevista per entrambi i circuiti e soprattutto per quello femminile che ha visto saltare praticamente l’intera tourneè asiatica, e giocare Palermo come gli altri tornei serve anche per raccogliere qualcosa. La stessa Martic sembra capire la situazione: “Non penso ci possa essere nulla di normale ancora. Non penso possiamo pensare che il tennis sia pienamente in forze. Stiamo cercando di fare del nostro meglio per riportare lo sport in campo”.
Maria Sakkari, completando in parte le dichiarazioni di Martic, dice che non c’è alcuna regola vera che impedisca alle giocatrici di muoversi: “È più una raccomandazione, nessuno ci ha esplicitamente ammonito a rimanere chiusi in camera. Io però lo faccio, limito il mio tempo al circolo e faccio il mio. Penso che chiunque tra noi giocatrici sia molto arrabbiata. Siamo a 20 giorni dall’inizio del Western & Southern Open, e nessuno ci ha ancora confermato se lo US Open effettivamente si svolgerà”. Vekic, di nuovo, segue qui la linea di Sakkari aggiungendo: “La USTA secondo me non è stata ancora in grado di darci alcuna risposta, e questo mi infastidisce. Non sono preoccupata per il virus, ma dai vari scenari che potrebbero capitare e di cui ancora non sappiamo granché. Se qualcuno viene infettato durante il torneo, che si fa? E al rientro in Europa che succede? Nessuno vuole fare quarantena”. A maggior ragione con il Roland Garros così vicino, aggiungiamo noi.
In chiusura, Anett Kontaveit è scoppiata a ridere raccontando che stava impazzendo un giorno in cui stava uscendo dalla camera del suo hotel senza la maschera in volto (richiesta in ogni momento, soprattutto al circolo) perché non era abituata così in Estonia: “La vita lì era abbastanza normale. Noi non indossavamo mascherine o tenevamo la distanza. È molto difficile e avrò bisogno di un po’ di tempo per adattarmi. Mi ha un po’ intimidito lasciare casa in Estonia e sapevo dei vari protocolli che avevamo venendo qui. All’inizio era un pensiero che mi terrorizzava, ma adesso sta cominciando a essere un po’ più normale”.