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WTA Cincinnati, Osaka: “Non mi sento coraggiosa. Ho fatto quello che dovevo fare”

Nella serata di mercoledì Naomi Osaka, che forse covava questa decisione già da inizio giornata visto l’atteggiamento da lei stesso definitivo “brutto” nel match contro Anett Kontaveit, annunciava la volontà di non scendere in campo per la sua semifinale.

Il tennis, tutto, dopo un paio d’ore diramava un comunicato che annunciava lo stop per ventiquattro ore e le partite rimandate al venerdì, sia a livello ATP e WTA, che ITF. Lo sport si univa dunque alla pallacanestro in una forma di protesta contro la violenza della polizia statunitense nei confronti della comunità nera.

Non sono stati momenti facili per Osaka, soprattutto a livello personale, ma un gesto di protesta così nel tennis aveva pochi precedenti e perlopiù di matrice politica, come la polemica tra giocatori israeliani e tunisini dovuta (in quel caso) più alla volontà della federazione araba. La notizia dello stop ha fatto il giro del mondo nelle pagine di cronaca principale, trascinata ovviamente dai giganti della NBA ma che ha dato grande risalto anche alla scelta di Naomi, ormai divenuta una super star fuori e dentro dal campo.

La stessa Osaka, dopo il comunicato di ieri, ha raccontato nel post partita di oggi a ESPN qualcosa in più: “Durante la quarantena ho visto tante azioni partire in difesa di qualcuno e ho pensato che sarebbe stato carino se ci fosse qualcosa di simile anche nel tennis. Sinceramente, sono più una che segue gli altri piuttosto che una leader, poi ho capito che avrei dovuto fare un primo passo. Non pensavo che il mio gesto potesse essere qualcosa di così grande, ho pensato che avrei fatto un comunicato, mi sarei ritirata, poi però ho ricevuto una chiamata di Steve Simon (CEO WTA) e ho ricevuto il suo completo appoggio di cui sono molto grata”. “Non ho avuto realmente modo di dialogare con altri giocatori o giocatrici” ha proseguito Osaka, “perché siamo un po’ tutti chiusi nelle nostre bolle qui, ma ho sentito che parecchi sono stati molto vicini alla mia decisione mentre il mio timore principale (una volta venuta a conoscenza che il torneo era stato messo in pausa) era che le persone mi accusassero nel caso in cui la pausa avesse rovinato la programmazione.

Ai giornalisti in conferenza stampa, invece, ha dichiarato: “Dopo il mio match nei quarti ho visto cosa stava succedendo nella NBA e ho sentito il bisogno di alzare la voce. Ho chiamato Stu, il mio agente, e ne abbiamo parlato. Poi abbiamo chiamato la WTA (per comunicare il forfait) e loro si sono mostrati in totale supporto decidendo così di rinviare le partite di un giorno. Così io ho messo fuori il mio comunicato e qui c’è stata la vera confusione: io non ho mai detto che mi sarei ritirata, solo che non avrei giocato il giorno dopo. Però sì tutto ciò è stato piuttosto frenetico e onestamente non sono stata in grado di dormire tanto la scorsa notte”. “È stato piuttosto sorprendente” ha aggiunto, “e in un modo strano. Ho sempre pensato fossero i Big-3 e Serena che avessero questo genere di potere. Allo stesso modo, riconosco che forse ATP e WTA volessero fare qualcosa di simile ma avevano bisogno della spinta di qualcuno. Forse io ero quella sorta di qualcuno”.

La numero 10 del mondo ha poi detto: “Non mi sento coraggiosa. Ho fatto solo quello che avrei dovuto fare. Quando le persone dicono che sono stata coraggiosa o simile, non mi rispecchio tanto. Penso solo che — non per senso comune, ma che quello fosse ciò che dovessi fare in quel momento. Forse questa generazione non sarà troppo spaventata delle conseguenze di dire quello che passa per la loro mente. Sarebbe veramente bello da vedere. Ammiro tanto Coco (Gauff). Sembra prendersi carico sia delle responsabilità in campo che fuori”.

Alcuni colleghi e colleghe hanno già preso la sua posizione, tra questi Elise Mertens, sua avversaria odierna. Malgrado si sia trovata in mezzo a una situazione non chiara, tra un walkover per la finale e il dover comunque giocare la semifinale, la belga ha spento ogni dubbio e critica elogiando a piene parole la giapponese: “Mi è stato detto quasi subito che le partite di giovedì sarebbero state sospese, per cui non ho pensato a un walkover. Però rispetto in pieno la sua decisione. Penso che quanto lei abbia fatto fin qui per il tennis sia grandioso, è un modello di guida per questo sport. La rispetto in pieno”. Un giudizio arrivato malgrado la WTA abbia imposto il veto sulle domande che non riguardassero le partite odierne, una mossa che non è piaciuta tanto ai giornalisti perché, a conti fatti, l’argomento del giorno rimaneva il boicottaggio di Osaka e al contrario di quanto si dice in giro la sua unione alla protesta di Black Lives Matter non ha nulla di politico ma riguarda una sfera sociale di grande attualità.

Mertens ha comunque voluto bypassare il veto, mentre Victoria Azarenka si è mantenuta la bocca cucita e per Johanna Konta, invece, sono state fatte appena tre domande da una stampa britannica che ha storto in toto il naso per non aver potuto ampliare la gamma. Stefanos Tsitsipas ha confessato di aver contattato Osaka per chiedere spiegazioni e capire meglio il gesto, mentre Milos Raonic già in campo mostrava grande vicinanza alla ex numero 1 del mondo scrivendo “BLM” (Black Lives Matter) sulla telecamera nella tradizionale firma post partita riservata al vincitore. Lo stesso Raonic che già mercoledì aveva espresso parole importanti sulla vicenda e ora sottolinea: “Non c’è nulla di politico in questo, è un diritto dell’essere umano non avere paura”.

Diego Barbiani

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