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25 Gen 2020 15:11 - Interviste
Australian Open, Jabeur: “Orgogliosa di chi sono e di quello che ho raggiunto”
Intervistata in esclusiva, Ons Jabeur si racconta: dagli inizi in un paese come la Tunisia al grande sviluppo che lo sport sta avendo anche grazie ai suoi risultati. La prima donna araba agli ottavi di uno Slam affronterà domenica Qiang Wang per un posto ai quarti di finale.
di Diego Barbiani
Ons, a novembre sei stata premiata come sportiva araba dell’anno, oggi diventi la prima giocatrice araba negli ottavi di uno Slam, che significato ha tutto ciò?
È fantastico, quel premio credo mi abbia dato ancor più ispirazione e voglia di mettermi sotto a lavorare per essere sempre sulla giusta strada. Ho fatto una off season molto dura, e credo che stia raccogliendo qualcosa di importante. Sono molto felice di essere qui al quarto turno, era qualcosa che speravo da tempo.
Hai visto il tweet con la foto di un bar in Tunisia aperto alle 3 del mattino con le tv accese sulla tua partita?
Ho visto la foto, sì. Ero anche molto colpita da questo e felice allo stesso tempo. Molto onorata che le persone mi guardino alle 3 del mattino, spero continuino così (ride, nda) e io di dare il buon esempio e rendere queste persone in Tunisia sempre felici.
Come è vissuto il tennis in Tunisia?
Il tennis da noi sta diventando sempre più popolare da noi. Ci sono sempre più circoli tennis e con la federazione stiamo cercando di coinvolgere sempre più bambini nel tentativo di farli sognare e provare questa avventura per cercare di coronare questi sogni. Per me, per esempio, so che fare bene qui può essere molto importante perché può fare capire a loro che è possibile questo cammino e che possono essere in Australia o in ogni altro torneo Slam. Le persone si stanno avvicinando sempre più a questo sport, questo è sicuro, e i più giovani che stanno sognando di diventare ottimi giocatori e altri che magari da piccoli non avevano cominciato ci stanno provando ora. Sono felice di questa crescita e spero possa diventare uno degli sport più importanti.
Per te come è stato cominciare a costruire il tuo sogno?
Noi avevamo buoni campi, forse non le strutture migliori ma c’era una base. Non è stata la cosa più facile ma non voglio dire la più difficile, perché so che ci sono giocatori e giocatrici con situazioni ben peggiori. Onestamente non è stato facile in una certa fase della carriera, avevo bisogno di soldi per viaggiare e avere un coach con me. A un certo punto per me non era possibile ma sono felice che non mi sono arresa e ho continuato a seguire il mio sogno.
Avevi giocato contro Caroline Wozniacki per la prima volta a Indian Wells 2015, quanto ti senti cambiata da allora?
Sono cambiata tanto. E in maniera importante. Al di là della maggior fiducia in me stessa sono più presente in campo mentre prima, quando parliamo di quegli anni, ero un po’ una giocane e stupida (sic) che andava ad affrontare delle superstar mentre ora sono qui che voglio vincere e non voglio lasciare alcuna opportunità. Sono migliorata tanto rispetto a prima, fisicamente ma soprattutto mentalmente, sono più matura e più pronta quando scendo in campo.
Di che cosa ti senti più orgogliosa? Non solo come tennista.
Sinceramente sono orgogliosa di chi sono e di quello che ho raggiunto. Sia nel tennis che nella vita professionale. Sono una donna felicemente sposata, mio marito è il mio fisioterapista e la cosa va benissimo così (ride, nda). Nella mia mente sono molto più matura e ora ho grandi obiettivi prendendo le decisioni per conto mio mentre da piccola non sapevo affatto cosa volevo.