Era da un anno esatto che non ci sedevamo a un tavolo con Aryna Sabalenka. L’ultima volta fu a Indian Wells 12 mesi fa, quando ancora era una ragazza praticamente sconosciuta o poco considerata se non per le belle prove in Fed Cup, nulla a che vedere con la giocatrice di adesso, da poco arrivata in top-10 e finita immediatamente sotto gli occhi di tutti.
Aryna, ragazza che in campo va a ritmo forsennato, con una competitività fuori dal comune, appena esce dal rettangolo di gioco è la più normale ventenne che chiunque può immaginare. Rispetto allo scorso anno, ha preso molta più confidenza con la stampa e sembra pienamente a suo agio, salutando e presentandosi con chi non aveva mai visto prima, alzandosi lei per prima dalla sedia dove stava e allungando la mano con un gran sorriso. E poi comincia a chiacchierare, in un misto di sorrisi e discorsi molto seri.
Appena arrivata, è comparsa una spiacevole sorpresa di una borsa del ghiaccio sulla sua spalla sinistra. Martedì scorso l’avevamo vista in allenamento con Alona Ostapenko che a un certo punto spiegava al proprio coach, Dmitry Tursunov, che sentiva un fastidio nel momento del servizio. “No, è tutto ok” ha detto, minimizzando, “l’altro giorno nell’allenamento ho forzato un po’ di più i movimenti con la spalla perché usavo tanto kick nelle seconde palle, allora tengo sempre un po’ di ghiaccio per rilassare la zona della spalla. Son sincera, non è qualcosa che mi preoccupa. In questi giorni ho giocato senza problemi tra allenamento e partite, per cui, davvero, lo hai notato perché ora lo avevo con me ma è tutto ok”.
Le abbiamo chiesto delle eventuali difficoltà ad adattarsi alle condizioni del deserto californiano, dove il campo è molto lento ma la palla vola molto più che da altre parti per l’aria più rarefatta: “Devo adattarmi e faccio del mio meglio. È così per tutti noi. Quando ero piccola ero un po’ spaventata all’idea di giocare in giornate molto ventose, o fredde, ma ora penso: “Ok, non importa, devo guardare oltre””. Un altro discorso, invece, a proposito della sua rapida scalata nel ranking: “È bello, son felice di essere qui ora e di avere queste chance di poter considerarmi una delle favorite ogni settimana, anche quelli più importanti. È avvenuto tutto abbastanza in fretta, ma io voglio essere qui ora e voglio andare ancora più in alto. Al momento sono in top-10, andrebbe già più che bene. Gestisco la pressione a modo mio, anche perché penso che tutti quanti la avvertono, ma dobbiamo trovare un modo di gestirla. Forse prima si impara a convivere con questo e prima tutto inizia a filare. Io l’ho pagata, questa sensazione, durante la trasferta australiana tra Sydney e Melbourne. Adesso mi sento meglio, da quel punto di vista. Sto accettando la mia situazione con più tranquillità e cerco di andare in campo dando il mio meglio, come sempre”.
È ora, dal punto di vista del ranking, che bisogna reggere l’impatto con un livello molto più dispendioso di prima. Di fatti, Sabalenka ha detto: “Sembra semplice raggiugnere questo livello ma rimanerci è veramente complicato. C’è più tensione, cominci a valutare diversamente alcune cose, quando sei in campo tutti si aspettano che tu vinca in qualunque occasione, ma credo sia soprattutto una questione di prenderci fiducia, che viene soltanto giocando e costruendo qualcosa sul proprio percorso. Il gioco alla fine rimane quello, ma deve diventare ancor più efficace”.
Tursunov ha avuto un impatto molto importante nell’ultimo periodo. La bravura del russo è stata quella di cominciare una trasformazione della giocatrice da iper aggressiva ma con scarsi risultati a più solida e costante, per quanto Sabalenka abbia alcuni cali normali nell’arco della partita come si è visto, anche qui a Indian Wells, contro Ajla Tomljanovic nella sfida comunque vinta 6-3 4-6 6-0. Parlando del proprio coach Aryna non ha avuto problemi a rivelare che nell’ultimo periodo ci sono stati alcuni momenti di tensione: “Con Tursunov il rapporto è piuttosto buono, anche se adesso è un momento un po’ delicato. È come in una coppia: dopo un po’ ci sono alcune discussioni, ma non deve essere necessariamente un male, perché secondo me è giusto affrontare questi momenti per cercare poi di essere ancora più uniti. È un periodo questo dove stiamo scoprendo particolari nuovi dei nostri caratteri. Ci divertiamo assieme, non voglio dire il contrario. Stiamo bene, scherziamo tra di noi, ma ogni tanto può capitare che ci possano essere delle discussioni, ma poi siamo di nuovo a scherzare e a trascorrere del bel tempo assieme. Sono un po’ di alti e bassi, ma insomma, è difficile lavorare con una donna perché magari in un momento siamo lì a ridere mentre 5 minuti dopo diciamo: “cosa vuoi da me, stai zitto” (ride, nda) e poi siamo di nuovo lì a ridere””. Una delle ultime foto sul suo profilo Instagram descrive benissimo la situazione.
Subito dopo la trasferta nordamericana, ci sarà da volare in Australia. Il calendario di Fed Cup è tremendo e si scontra malamente con quello WTA. Lei e Aliaksandra Sasnovich, come molto probabilmente anche Victoria Azarenka sono praticamente costrette ad andare fino a Brisbane: troppo importante la sfida all’Australia, troppo grossa per la Bielorussia la chance di una nuova finale da giocare sicuramente in casa con chiunque tra Francia e Romania. Si giocherà sul cemento, cosa che spezzerà completamente i piani per la terra battuta a tutte loro, comprese le giocatrici di casa: “È qualcosa di pazzo dover andare in Australia per noi subito dopo la trasferta europea, interrompere la preparazione sulla però è anche bellissimo per il nostro paese poterci giocare una nuova semifinale. Andremo là, sicuro. Sarà un po’ faticosa, ma proveremo di tutto. Non è bellissimo il fatto che dovremmo fermare la preparazione sulla terra battuta e volare dall’altra parte del mondo, ma lo scorso anno abbiamo fatto qualcosa di simile giocando sul cemento in casa per cui cercherò di imitare quanto fatto lì. Sai, comunque quella sfida sarà qualcosa di veramente importante per noi, e noi dobbiamo esserci assolutamente, quindi…”. Troppo importante, dicevamo, perché anche la stessa Sabalenka si sta accorgendo che grazie a lei, a Sasnovich, e prima ancora ad Azarenka, l’interesse verso il tennis sta crescendo in maniera enorme nel loro paese: “È impressionante quello che è successo negli ultimi anni. Ci sono ragazzi e ragazze che quando mi riconoscono, mi fermano o mi chiedono una foto dicono che vorrebbero diventare come me. Ho 20 anni, ho ancora tutto da imparare e già loro mi vedono come un modello. È bellissimo notare che posso già ispirare qualcuno, e allo stesso tempo suona tutto così strano. Vogliono esserci, vogliono provare a diventare professionisti e raggiungere il top. È bellissimo. Essere un team così unito poi ci aiuta veramente tanto. La Fed Cup è una competizione molto diversa dal resto dei tornei, è bellissima e ti aiuta tanto nella carriera. Ti diverti, sei con una squadra che ha solo il meglio possibile, ti confronti con le migliori nazionali al mondo”. E lei, Aryna, ha anche una sorella più piccola da guardare con cura: “Lei è molto orgogliosa di me e vorrei che questo la ispirasse a essere una delle migliori in quello che fa. Lei non è tanto sportiva, va ancora a scuola, vive come una ragazzina normale. La adoro, vorrei fare di tutto perché lei sia orgogliosa della sua sorella maggiore e vorrei tanto starle vicino e aiutarla per evitare che si preoccupi di qualcosa in tutto resto della nostra vita”.
Come per Ostapenko, abbiamo voluto chiedere a Sabalenka se anche lei fosse tra quei tennisti che ogni tanto vanno a riguardare i propri hot shot su internet: “Ogni tanto lo faccio sì, mi diverte rivedere colpi che magari hanno fatto impazzire il pubblico o dove io stessa sono rimasta sorpresa. A San Pietroburgo per esempio ho colpito una sorta di smash all’indietro, spalle alla rete, che è venuto vincente e non so neanche come mai. Ogni tanto la WTA mi tagga nei miei profili social con un video dove faccio un gran punto e subito lo condivido tutta contenta e rido pensando “hey! sono io quella!” con grande orgoglio, sennò sì in generale mi capita di riguardare mie partite per trovare magari aspetti che potrei migliorare”. Il colpo che citava a proposito di San Pietroburgo fu davvero una magnifica improvvisazione, tanto da essere a oggi il miglior colpo in carriera: “Sì assolutamente quello. Non volevo neanche farlo, è proprio uscito così. Non me ne sono neanche accorta, ho girato la testa ho visto che era punto e ho detto “ah, ok” e sono scoppiata a ridere guardando verso il mio angolo”.
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