Cosa ti ha indisposto oggi, e qual è stato l’effetto? È stato un disturbo fisico?
Penso sia stato colpa del caldo, è stata una di quelle sere in cui senti che ti manca l’aria. Non c’era per niente circolazione, e per qualche motivo ho faticato molto in queste condizioni. È una delle prime volte che mi capita, e non è piacevole. Più il match andava avanti, più sudavo, e sudavo sempre di più. E questa cosa alla lunga ti fa perdere energie.
Ma John è stato in grado di reggere meglio in queste condizioni. Magari anche perché viene da uno dei posti più umidi sulla terra, Brisbane. Sapevo che era tosta, e a un certo punto, quando inizi a percepire che lo è davvero, inizi anche a perdere le occasioni buone. È stato deludente, vero, però a onor del vero, a un certo punto ho iniziato quasi a essere felice che la partita stesse per finire.
Come mai hai invitato John in Svizzera? Perchè hai scelto di allenarti con lui?
In parte è stato perché lui a Parigi è uscito presto. Cercavamo qualcuno che si potesse allenare con costanza e che fosse affidabile, e allo stesso anche lui probabilmente era alla ricerca di un posto in cui allenarsi bene su erba e cemento prima di Stoccarda. Che poi non sapevo avesse una ragazza proprio di Stoccarda.
Il tuo servizio oggi non ha dato garanzie come al solito. Cosa hai pensato mentre sbagliavi tutte queste prime?
Faceva davvero molto caldo. Dico sul serio, quando ti senti così, che niente va al suo posto… Però mi sono allenato anche in condizioni peggiori, è che ci sono giorni in cui il corpo non riesce ad adattarsi bene. Secondo me il fatto che ci sia il tetto impedisce una buona circolazione dell’aria nello stadio. Praticamente è tutto un altro US Open. In più, la velocità del campo quest’anno era minore deglii anni passati. Ti ritrovi dopo poco con i pantaloncini bagnati, le palline che sono nella tasca anche. Provi a giocare, e tutto risulta più lento nel momento in cui provi a tirare dei vincenti. È stato un match complicato, ripeto, però chissà, se magari andavo sopra 2 set a 0, magari staremmo parlando ora di un finale diverso. Perché ho avuto le mie chance in tutto l’incontro, ma alla fine John è stato bravo, ha giocato un gran match in condizioni davvero difficili.
Ci puoi dire i suoi punti forti? Cosa dovrà fare contro Novak?
Beh, mi piace la sua intensità di gioco. Mi ricorda David Ferrer e tutti gli altri tennisti come lui, che ammiro molto per la capacità di allenarsi duramente e per la passione che ci mettono. John ha un bel rovescio, che riesce a proteggere molto bene sia lungolinea che in cross. Se lo attacchi nel modo sbagliato, ti punisce irrimediabilmente. E ti punisce ogni volta che sbagli. E poi ha un gioco vario, con più opzioni, che risulta fastidioso soprattutto ora con il campo un po’ più lento e gli scambi più lunghi. Contro Novak, deve continuare a fare quel che ha fatto sinora, cercare di spaventarlo e sperare, magari, in un altro giorno afoso come questo.
Possiamo guardare gli ultimi mesi in prospettiva, ad esempio cosa è successo a Wimbledon, a Cincinnati e ora qui?
Non credo tu abbia abbastanza tempo… (ride). Su Wimbledon ho già dato molte spiegazioni. Cincinnati è stato un torneo abbastanza buono, giocato in condizioni di campo molto rapide nel quale era difficile trovare ritmo. Ma comunque ho fatto finale, e devo dire, ero soddisfatto nel complesso. Ho solo giocato una finale non all’altezza, ma può succedere, ricordiamo che c’era Novak dall’altro lato. Oggi, come ho già spiegato, faceva semplicemente troppo caldo. Sono cose che succedono, sfortunatamente. Per cui, volti pagina e pensi a recuperare un po’ di energie. Tornerò per la Laver Cup e per finire l’anno – spero – in modo convincente.