di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Hai cambiato racchetta rispetto a quest’estate: prima ne avevi una bianca e nera ed ora è tutta nera. Cambia solo il colore o hai cambiato proprio modello?
No, è come quella vecchia. Volevo riaverla indietro perché ho giocato davvero bene con lei. Anche se quella bianca e nera è ottima e penso tornerò a riutilizzarla dopo la Laver Cup. Ma, non so, sentivo che quella nera andasse bene per lo Us Open, che fosse la cosa giusta da fare, non saprei spiegare.
In campo siamo rimasti sorpresi nel sentirti dire la parola ‘ritiro’ anche se hai aggiunto ‘non ancora’. Di solito non si sentono queste cose da te…puoi spiegarci cosa intendevi?
Il suo significato voleva essere che non ho mai perso al primo turno qui, ho vinto tutte le 18 volte che ho giocato e non volevo accadesse il prossimo anno ed è per questo che ho parlato di ritiro, se mi fossi ritirato avrei protetto il mio record di 18 vittorie al primo turno, era per scherzo. Perciò per favore non leggetevi più di quello che c’è e non scrivete nemmeno quella parola (ridendo)
Come trovi il campo quest’anno? Che effetto pensi che porti al tuo gioco?
Ad essere onesti lo trovo molto lento, probabilmente il centrale è un attimo più veloce degli altri campi. Prima di Cincinnati ero venuto ad allenarmi qui, usando le palline di Cincinnati ed avevo trovato il rimbalzo incredibile, un campo con rimbalzo molto alto, poi ovviamente di notte è ancora più lento quindi se cerchi di giocare aggressivo lo devi fare con attenzione, non puoi semplicemente bombardare l’avversario. Penso sia lo Us Open più lento che abbia mai visto, a mio avviso, che non è una brutta cosa ma penso aiuti molto chi giochi in top. Inoltre fa molto caldo e quindi bisogna variare anche la tensione delle corde: più caldo fa più tiri le corde; specialmente di giorno la palla rimbalza di più ed avendo una racchetta con le corde più tirate sarai capace di controllare di più la palla. Ma per fortuna i match più importanti si giocano di notte e lì c’è maggior possibilità di costruire bene il punto.
Ad inizio anno avevi detto di sentirti più libero quando giochi. Recentemente è stato più difficile per te giocare in maniera sciolta?
Sì, ogni volta è dura giocare liberi da ogni pensiero. Devi fare attenzione a come va il match, ad ogni punto, dare più importanza a certi punti rispetto che ad altri; alcune volte non giochi bene al primo turno, altre hai proprio delle giornate in cui non riesci a giocare come vorresti, altre in cui ti viene tutto. Dipende molto da come ti senti. Ma penso che giocare liberi significhi, almeno per me, giocare senza paura, prenderti le tue possibilità di vittoria, un attacco controllato lo chiamo io. Non è giocare in sicurezza ma nemmeno fare cose sciocche o giocare senza un piano in mente. Penso sia particolarmente importante in quei momenti in cui il punteggio è tirato il poter ricordare a me stesso come devo giocare esattamente in quei frangenti, il non bloccarmi per la paura di perdere il punto e non sentire la pressione del momento. Il vedere tutto ciò che viene come un bonus, non come qualcosa che devo raggiungere per forza, ma non è affatto facile perché, come dicevo, mi interessa il risultato del match.
Puoi dirci qualcosa di come funziona il team che ti sta attorno? Riguardate insieme le partite, l’importanza che dai alla video analisi, come si sono evoluti nel gioco i tuoi avversari ed anche te?
Non faccio video analisi ma da piccolo guardavo molte le mie partite per cercare di capire la mia tecnica, vedere il mio gioco. Penso mi sia stato molto utile all’inizio per capire cosa non mi piaceva delle decisioni prese in campo o di come colpivo la palla. Poi arrivano i figli ed inizi a guardare meno e stare più dietro a loro. Ma l’ho fatto con NIshioka, volevo vedere alcune sue partite, come gioca, farmi un’idea di cosa avrei visto in campo. Poi assorbo tutte le informazioni che mi danno Severin e Ivan sulla tattica da usare, sul mio avversario ed ovviamente sul mio gioco. Molto spesso cerchiamo di creare una tattica che sia basata sulla mia, su come pensano che dovrei giocare, perché preferisco attaccare piuttosto che rispondere al gioco. Inoltre viviamo in un mondo che usa molto la statistica rispetto ad anni fa e diventa anche una questione di come assorbi tutte le informazioni su cosa è importante, cosa puoi usare e cosa non devi usare. E questo spesso diventa un’arma a doppio taglio perché non sei più così libero e non ti senti poi così bene se sai che l’avversario serve sul rovescio nei break point per il 52%. Dovrai coprire lo spazio a sinistra o non importa? Segui solo il flusso, le sensazioni. Penso che la tattica studiata col coach sia chiaramente d’aiuto ma in particolar modo per stare più tranquillo nei momenti difficili.