di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
09 Giu 2018 22:10 - Interviste
Halep: “È stata dura perdere tre finali Slam, ma adesso è il momento di gioire”
La conferenza stampa di Simona Halep, vincitrice dell'edizione del 2018 del Roland Garros: "Ho cominciato tirando troppo forte, poi mi sono calmata".
di Redazione
Simona, pensi che il tuo sorriso ti abbia aiutato a vincere il Roland Garros? Parlaci brevemente di questa tua esperienza, delle emozioni tue, dei tuoi amici, della tua famiglia.
È un momento fantastico! Senza sorridere non avrei mai potuto farlo. Ho sognato questo momento sin da quando ho iniziato a giocare a tennis. È il mio Slam preferito, ho sempre detto che se ne avessi vinto uno di Slam, avrei voluto che fosse qui. Adesso questo è realtà. La mia famiglia mi ha aiutata sin da quando ho cominciato a giocare a tennis e anche tutte i coach e le persone con cui ho lavorato in questi 20 anni. Grazie a tutti loro. A tutti i miei amici, a tutte le persone per me speciali, dico che non ce l’avrei fatta senza di loro, dopo aver perso tre finali di uno Slam. Ma adesso voglio dimenticare tutto e godermi questo momento.
Com’è possibile che ci fossero così tanti rumeni tra la folla? Gli hai comprato il biglietto?
In passato l’ho fatto, ora no! L’hanno comprato loro!
A parte gli scherzi apprezzo moltissimo lo sforzo che fanno sempre per seguirmi. Ma anche i francesi mi hanno sostenuta, c’era un’atmosfera fantastica.
Puoi guidarci nel momento del match point? Durante e dopo quel breve periodo di tempo?
Non riuscivo a respirare bene nel game del 5-0, e quando ho perso il game ho detto “ok, deve farne ancora 4 per raggiungermi”, quindi devo solo giocare palla dopo palla, punto dopo punto. E così ho fatto.
Hai detto che quando eri un set e un break sotto hai pensato “è andata”. Davvero lo sentivi?
Sì, davvero. Poi quando ho cominciato a vincere i game ho pensato che l’anno scorso era successa a me la stessa cosa: un set e un break avanti e poi ho perso. Così ho pensato che avevo la possibilità di recuperare e vincere la partita. Ci ho creduto, mi sono rilassata e ho cominciato a fare meglio.
Conferenza stampa dopo conferenza stampa dovevi sempre rispondere alla domanda se avresti vinto uno slam.
Onestamente questa è stata la cosa più difficile.
Quanto questa domanda ti ha perseguitato in campo?
Prima della partita ho dormito bene, così ho potuto iniziare bene ogni cosa. L’anno scorso non avevo dormito bene. Ho fatto una buona colazione, ho mangiato un po’ prima del match, ogni cosa mi è sembrata al suo posto, come nei giorni precedenti. Ho dovuto solo calmarmi e non pensare troppo al trofeo. Ho giocato contro di lei tante volte, sapevo che avrei trovato un’avversaria molto dura. Mi ero preparata a tre ore di match, sapevo che potevano esserci lunghi scambi. Così ho pensato che la cosa più importante fosse stare concentrata sul match, crederci, e non arrendermi mai.
Cosa ti ha dato maggior soddisfazione, arrivare al numero 1 o vincere uno Slam?
Adesso entrambi. Posso dire che è la stessa cosa. Sono molto felice di aver vinto uno Slam perché una numero 1 senza Slam non è al 100% numero 1.
È stato importante avere Virginia Ruzici dalla tua parte?
Sì, lei è in questa stanza. Mi ha ispirato e motivato, 40 anni fa vinse qui, è un momento speciale.
VIRGINIA RUZICI: Grazie!
Puoi parlarci della palla break per il 4-0 nel terzo? Hai fatto uno smash di rovescio dopo aver recuperato un dropshot.
Sì, è stato il momento più importante del terzo set. Ricordo che l’anno scorso – l’ho avuto in mente per tutto il match – sul 3 pari del terzo set lei ha colpito il nastro e la sua palla che era fuori di 5 metri è rimasta in campo. Mi sono ricordato questo e ho pensato che se avevo fatto quel punto il match sarebbe stato mio. Ho preso fiducia.
Cos’è cambiato tatticamente nel secondo set? Fino al 2-0 sembrava che lei non sbagliasse mai e ti dava sempre palle da colpire, poi hai cominciato a lavorare maggiormente la palla in altezza e in profondità.
Sì, ho fatto esattamente questo. Ho cominciato tirando troppo forte e piatto. Quelle palle non erano un problema per lei, poteva alzarle molto. Con un rimbalzo così alto io potevo fare poco. Mi sono detta che dovevo calmarmi, aprire un po’ il campo, mettere più palle in campo. Lei ha cominciato a sbagliare di più e a sembrare un po’ stanca.
Come gestirai il passaggio dalla terra all’erba, specialmente dopo queste emozioni?
Oh, non chiedermelo, io sto per prendermi una grande vacanza! L’erba è lontana.