L’intervista è apparsa sul sito di leparisien.fr e la firma è di una delle giornaliste più note nel panorama tennistico, Carole Bouchard. La francese ha fatto due chiacchiere con Alona Ostapenko alla vigilia di quello che sarà uno dei momenti più importanti del suo 2018: scendere in campo al Roland Garros da campionessa in carica.
“La prima volta che venni a vedere gli impianti del torneo fu quando avevo 10 anni. Era inverno ed ero qui con mia mamma, abbiamo fatto una visita al museo e poi abbiamo visto come è il Philippe Chatrier. Era vuoto, ma è stato molto emozionante. Mi ero detta che speravo un giorno di poterci giocare, ma non pensavo che questo sogno si sarebbe realizzato così”. A 3 anni già colpiva palle da tennis verso un muro, a 5 prendeva le prime lezioni con la mamma Jelena Jakovleva, ed era già una ragazza imprevedibile e testarda: “A 6 anni, durante il mio primo torneo, vidi passare un gatto appena fuori dal campo. Ho mollato la racchetta e mi sono messo a rincorrerlo (ride, nda). Non ero per niente concentrata sul tennis”.
Riprendersi non fu semplicissimo: “Ho capito subito che avevo fatto qualcosa di incredibile, ma la mattina dopo mi sentivo strana. Nei primi 2 mesi tutti continuavano a chiamarmi “La campionessa del Roland Garros”. Non mi aspettavo di raggiungere qualcosa del genere così in fretta e di fare la storia del mio paese”.
La numero 5 del mondo, al contrario di altri tennisti di alto livello, non ha mai pensato fino ad ora di cambiare la propria residenza. “Riga per me è un posto dove poter rilassarmi – ha detto – e poter girare tranquillamente. C’è gente che mi ferma, che mi chiede magari una foto, ma posso vivere senza pressioni. Prima dell’ultimo Roland Garros nessuno mi conosceva, mentre ora è arrivata la pressione. All’inizio ho fatto fatica, ma adesso riesco a gestirla meglio”. Probabilmente, il punto di svolta, è arrivato con la finale a Miami quando poi ha cominciato ad avere prestazioni molto più convincenti tra cui le due vittorie in singolare che hanno portato la Lettonia alla prima promozione nel World Group di Fed Cup dal 1992 e i quarti di finale a Roma, sconfitta soltanto da una grande Maria Sharapova. Adesso, però, arriva la cambiale pesante. Eppure, il pensiero sembra essere uno solo: “Tutti mi conoscono come Jelena, mi sono ormai abituata, ma dite ai francesi che preferisco mi chiamino Alona”.
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