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28 Apr 2018 21:43 - Interviste
Vandeweghe: “Qualcosa è cambiato di recente nella mia vita”
CoCo Vandeweghe in conferenza stampa dopo aver raggiunto la finale a Stoccarda: "Dopo Miami ero disgustata da tante cose. Volevo tornare a sentirmi una normale ragazza di 26 anni".
di Diego Barbiani
CoCo, bravissima. È la prima finale in assoluto per te sulla terra, che effetto fa?
Veramente divertente (ride, nda). Non avrei mai pensato di sentirmi dire questo.
Puoi raccontare del match? Visto da fuori è sembrato che a fare la differenza fossero un paio di punti.
Primo set è stato estremamente equilibrato. Lei stava servendo e colpendo molto bene. Ci ho messo un po’ a leggerle la battuta e a prendere il mio ritmo. Lei è molto brava a darti da correre e da faticare per vincere ogni singolo punto. Ho pensato di farmi più vicina in risposta per metterle più pressione che prima o poi avrebbe pagato. Una volta strappatole il servizio mi sono sentita in controllo dei punti e da lì in poi ho fatto molto bene. Ho avuto palle break da salvare?
No.
Grazie. Wow, non ho avuto palle break da salvare. Questo è un ottimo lavoro e mi faccio i complimenti: è un ottimo risultato.
Noi diciamo spesso del tuo gioco aggressivo, ma oltre all’attacco stai dimostrando anche grandi qualità in difesa. Sei contenta della tua condizione fisica?
Sì, penso davvero che sia qualcosa su cui ho lavorato tanto negli ultimi 2 anni per mettermi in condizioni ottimali. Ho cominciato a perdere peso 2 anni fa. Prima non interessavo più di tanto della condizione fisica.
Hai un atteggiamento che sembra molto diverso da quello di Miami. Che cosa è cambiato? Hai parlato con Pat Cash per capire come migliorare per dare il meglio in campo?
Ti racconto cosa è successo: dopo Miami, dove stavo ancora giocando il doppio ogni settimana, ogni singolo giorno, stavo odiando la vita perché volevo giocare in singolo. Sono una singolarista e voglio essere lì. È stato bello vincere Miami con Ashleigh Barty, ed ero felice di quello, ma chiaro che mi seccasse un po’ non poter giocare il singolo. Dopo Miami sono andata alle Bahamas a rilassarmi, senza utilizzare il cellulare, senza parlare con nessuno e ho avuto una settimana tutta per me stessa dove ho riflettuto sul mio inizio di stagione. Quando sono tornata a casa ho avuto una chiacchierata con Pat e abbiamo discusso di che cosa avrei voluto fare nella settimana prima di andare in ritiro per la Fed Cup. Lui oltretutto aveva il raffreddore e non sarebbe venuto alla Fed Cup con me. Sono andata a giocare la Fed Cup e non mi sono sentita affatto bene, dentro e fuori dal campo. Arrivando qui, sono stata molto felice di rivedere Pat con cui ormai ho un ottimo rapporto, ma ogni tanto ci stufiamo ancora di vederci tutti i giorni (ride). Appena l’ho visto gli ho detto “ascolta, voglio davvero che questa sia una settimana tosta. Tutte queste cose che mi sono successe, perché personalmente ne ho avute parecchie, ora le voglio dimenticare giocando bene”. Ed eccoci qui.
Quando eri alle Bahamas e stavi riflettendo sull’inizio della stagione, che cosa pensavi?
Ero solo piuttosto triste. Non stavo giocando come volevo, non ero felice. Non ero felice dentro e fuori dal campo. Se non lo sono, non sono una buona giocatrice. Tornare alla vita normale, coi miei amici, il mio fratello maggiore, ho ricominciato a divertirmi. Alla fine probabilmente mi serviva soltanto tornare a sentirmi una normale ragazza di 26 anni.
Forse ora comincerai ad amare la terra. Rimarrai in europa fino al Roland Garros?
Ne sto discutendo. Il mio agente ha fatto un errore a segnarmi a Roma, perché quello è un torneo che non faccio mai perché ne approfitto per tornare a casa. Adesso che sono iscritta devo vedere se tornare a casa qualche giorno dopo Roma o direttamente dopo Parigi.
Nell’intervista in campo hai parlato di un’origine tedesca, puoi raccontare bene?
Mia mamma mi ha scritto ieri dicendo che sarebbe divertente se accennassi alle mie origini tedesche visto che normalmente sono I belgi a farlo visto che è da lì che viene il mio cognome. La cittadina dove è nata mia mamma è a 30 minuti da qui. Non so pronunciarla ma farò lo spelling: P f o r z h e I m.
Pforzheim.
Esatto. Ho detto a mia mamma che non l’avrei mai pronunciato in campo perché sarei passata per ridicola. Potete ringraziare lei per questa informazione.
Che coincidenza, io scrivo per il Pforzheimer newspaper.
Oh, che coincidenza! (ride, nda) Bene, appena troverò il cognome da nubile della mia bisnonna ti farò sapere.
Magari domani.
Potrei trovarlo mandando un messaggio a mia mamma.