20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
19 Gen 2018 17:00 - Interviste
Esclusiva – Kontaveit: “Essere agli ottavi è una sensazione meravigliosa”
Anett Kontaveit dopo il successo contro Jelena Ostapenko: "".
di Diego Barbiani
Lo scorso anno avevi ottenuto due vittorie contro top-10, battendo Angelique Kerber e Garbine Muguruza. Ora ecco subito una nuova, ancora contro una campionessa Slam, come ti senti?
Da Dio. È una sensazione meravigliosa, sono felicissima per la vittoria soprattutto al termine di una battaglia di questo livello contro un’ottima giocatrice, che attacca, che ha una forza e un potenziale enorme. Dopo il secondo set ho cercato di resettare. Stava giocando molto bene e facevo molta fatica a servire, mi arrivavano risposte potenti e precise da ogni lato. Dovevo mantenermi lì il più possibile, avere fiducia e crearmi le occasioni per metterla in difficoltà.
In questi giorni in Australia fa veramente tanto caldo, quanto pensi influisca sul gioco?
Ho già giocato in situazioni simili da juniors. Questo succede molte volte, non mi cambia granché. Magari mi toglie alcune energie, non lo so, penso però che se una partita sia difficile lo sia indifferentemente da quello che accade attorno a te, dunque è lì che devo concentrarmi senza avere altre distrazioni di vario tipo.
Lo scorso anno hai fatto ottimi risultati tra marzo e la fine dell’estate, hai giocato molto bene contro tante giocatrici nelle parti alte della classifica. C’è qualcuna di queste che ricordi più volentieri?
È veramente difficile sceglierne una in particolare. Penso che il risultato più bello sia stato vincere il primo titolo della carriera a ’s-Hertogenbosch, ma in quei mesi ho giocato ottime partite contro tante big, ho battuto Angelique Kerber, ho giocato un ottimo tennis contro Garbine Muguruza a Parigi, l’ho battuta a Stoccarda… È stato un momento eccezionale fino alla fine dell’estate, poi ho avuto un calo fisico e in certe giornate non riuscivo più a trovare il massimo della mia prestazione come nelle precedenti.
Ma hai cambiato qualcosa in particolare nel tuo gioco o è stata solo un insieme di fiducia che cresceva?
Penso che sia stata soprattutto una questione di fiducia: ho vinto alcune partite importanti tra Miami e Stoccarda, ho battuto le prime avversarie di valore, e questa combinazione di fattori ha cambiato tanto nella mia testa. Quando vinci tante partite di fila ti senti sempre meglio in campo, ti senti di poter affrontare chiunque con una spinta ulteriore che ti carica da matti.
Finale sul cemento indoor, finale su terra, vittoria sull’erba. Pensi di poter scegliere una superficie preferita?
Me lo chiedono un po’ tutti fin dall’età junior. Non è una questione che mi pongo più di tanto, ad essere sincera. Adoro la terra, amo l’erba di Wimbledon, sul cemento posso avere ottimi risultati… Non lo so, davvero, ti direi l’erba perché è sempre la superficie che più mi ha attirato, ma lo scorso anno a Roma ho raggiunto i quarti di finale ed era un Premier 5. No, è veramente difficile decidere.
Provieni da un paese molto piccolo come l’Estonia, di cui magari si conosce anche poco dal punto di vista del tipo di pressione dei media verso i propri atleti di alto livello. Come è la situazione sotto questo aspetto?
C’è molta attenzione da parte della stampa estone. Il nostro paese è molto piccolo, abbiamo poco più di un milione di abitanti, e quando una persona ha risultati in uno sport si crea subito molto interesse. Nel mio caso lo scorso anno quando entravo in top-100, vincevo il mio primo titolo, Kaia (Kanepi, nda) era ferma per infortunio, quindi tutti si concentravano su di me. Adesso lei è tornata, siamo in due che stiamo facendo bene… Dobbiamo ovviamente conviverci, fa sempre parte del gioco. I classici aspetti positivi e negativi di una piccola nazione come la nostra.
Avete qualche canale televisivo che trasmette tornei di tennis durante l’anno?
No, purtroppo no. Le persone da noi penso guardino il tennis via streaming, in tv il tennis si vede poche volte, però ricordo che quando Kaia tempo fa giocò i quarti di finale a Wimbledon la sua partita finì per essere trasmessa sul principale canale nazionale.
Lo scorso anno, verso fine novembre, assieme a Kaia hai giocato un’esibizione a Tallin. Come è stata? Che atmosfera hai trovato?
È stata una cosa da pazzi! È stato bellissimo, l’atmosfera era incredibile. Ero ancora in modalità “vacanza”, non avevo cominciato la preparazione invernale, non avevo pensato a fare un po’ di allenamenti considerando che era un semplice match di esibizione ma quello a cui io e Kaia siamo andate incontro è stato da non crederci. Abbiamo finito per giocare più di 2 ore tanto eravamo prese, e il pubblico che si esaltava a ogni punto. Di solito in quell’arena noi andiamo per vedere dei concerti, quindi era parecchio grande. Pensavo potesse riempirsi per metà, invece era praticamente piena con quasi 10.000 persone. Davvero, sono sincera, ero senza parole, non potevo crederci.
Tempo fa ho conosciuto un coach che tra le altre aveva allenato anche Maret Ani, tua connazionale, e mi raccontava che potevano esserci giorni dove Ani preferiva non farsi riconoscere per le strade per evitare che tutti la fermassero in ogni angolo. È vero che c’è tutta questa attenzione da parte delle persone verso di voi?
“Le persone spesso ci fermano per la strada e ci fanno i complimenti, è vero. Non ho mai avuto storie particolari, strane, però tante persone mi salutano anche se non le ho mai viste prima. Penso che bisogna comunque paragonare questa situazione a quella che potresti avere se fossi una celebrità negli Stati Uniti: lì sarebbe tragica, lì davvero potresti non riuscire a girare per le strade. In Estonia è più tranquillo: le persone non hanno l’abitudine di venirti incontro e infastidirti più di tanto. Alle volte mi è capitato che alcuni mi fermassero e mi dicessero “ti ho vista giocare, sei grande!” oppure “in bocca al lupo!”, altre ti incoraggiano e ti fanno il fistpump, per me è veramente divertente”.
Hai un cane, Milo, che ha appena 6 mesi. Lo porti mai in giro con te ai tornei?
“Non penso di riuscirlo a portare in aereo, ha paura già solo di mettere i piedi in ascensore. Poi è molto sensibile: lo capirebbe subito e diventerebbe matto. Io vorrei tantissimo portarlo in giro con me, ma sarebbe veramente difficile e stressante per lui. Potrei farlo per la Fed Cup, visto che anche quest anno noi giochiamo nel Gruppo 1 e la sede è proprio a Tallin, ma ci sarebbe tantissima gente e non starebbe fermo un secondo. Durante l’estate, quando sono a casa e mi alleno, mia mamma lo porta agli allenamenti e lui passa tutto il tempo a rincorrere la palla, è molto buffo”.