20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
26 Set 2017 11:17 - Interviste
Federer: “In Australia l’obiettivo erano i quarti, ora accetto meglio le sconfitte”
Lo svizzero parla del suo incredibile 2017 e svela dei particolari il suo eventuale futuro da coach...
di Luigi Ansaloni
E’ un Roger Federer a cuore aperto quello che parla al “Times”. Una nuova mentalità, diversa, forse per la maturità, per l’età, o più semplicemente lezione dopo quel difficile 2016 e questo sorprendente 2017. Innanzitutto, imparare ad assorbire le sconfitte, lasciarsele “scivola” addosso: “Invece di perdere energia negativa su qualcosa che non si può in ogni caso cambiare, impari da questa e vai avanti – ha detto nell’intervista lo svizzero – Sono anche un padre di quattro figli e ho una vita fitta di impegni”.
Il fuoriclasse elvetico ha anche parlato del suo ritorno, in Australia: “Il mio obiettivo a Melbourne erano i quarti di finale, ma se avessi perso al primo turno sentendomi bene col fisico, sarebbe stata comunque una vittoria. Poi è successo che ho vinto, non solo in Australia ma anche Indian Wells e Miami. Sono tornato tra i primi 10, e tutto è cambiato. Non pensavo di vincere i due 1000 americani. Se ne avessi vinto solo uno magari avrei giocato sulla terra e tutto sarebbe stato diverso, non lo so”. Su due grandi rivali mancati quest’anno, Djokovic e Murray, che torneranno nel 2018, Federer ha detto: “Lì capisco, è la stessa cosa che ho vissuto io, sono sicuro che torneranno più forti di prima”
Federer si è anche espresso su Novak Djokovic e Andy Murray, che torneranno la prossima stagione dopo aver saltato tutta la seconda parte di 2017: “È esattamente la stessa situazione che ho vissuto io, li capisco alla perfezione”. Su un suo eventuale futuro da coach, cosa che si è divertito a fare durante la Laver Cup, il numero due del mondo ha detto: “Mi piace aiutare i giovani un consiglio da me o da Rafa magari li poteva fare sentire meglio, in quel caso. Io però ho quattro figli che hanno bisogno di me e fare l’allenatore 40 settimane l’anno non deve essere così divertente”.
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