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07 Ago 2017 17:38 - Interviste
Errani: “Frustrata per la squalifica. C’è stata un’accidentale contaminazione di cibo”
Sara Errani spiega con un lungo messaggio la causa della squalifica per la positività all'antidoping: la pillola ingerita è finita accidentalmente in un piatto di tortellini. "Sono arrabbiata, ma posso solo cercare di essere forte ed aspettare che questo periodo si concluda".
di Diego Barbiani
“Ciao a tutti,
in seguito a un controllo delle urine effettuato il 16 febbraio scorso, fatto mentre mi trovavo a casa dei miei genitori, sono stata trovata positiva al LETROZOLO, sostanza che è sulla lista proibita del programma anti-doping WADA.
Non ho mai assunto, nella mia vita e durante la mia carriera, nessuna sostanza proibita”.
Comincia così il lungo comunicato di Sara Errani, pubblicato sui suoi profili social, in difesa di quella che è e sarà la sua reputazione agli occhi degli appassionati di tennis da oggi in avanti, quando è uscita fuori la notizia che la romagnola è stata squalificata per 2 mesi dall’antidoping per essere risultata positiva al Letrozolo.
Una squalifica lieve, ma che di concreto le farà perdere tutti i punti (tra 370 e 400) raccolti tra metà febbraio e il 7 giugno, quando un nuovo controllo la vide negativa. In ogni caso, sembra molto più pesante il danno di immagine che uscirà fuori da questa vicenda, perché seppure in maniera minima (rispetto anche solo alla situazione di Maria Sharapova, Dan Evans – ancora in attesa di giudizio – Viktor Troicki) da oggi in poi avrà la scomoda etichetta di una squalifica per doping, di essere andata dunque contro le regole sportive, lei che non più di due anni fa dichiarava che per chi viene trovato colpevole di aver infranto il regolamento bisognerebbe passare definitivamente alla squalifica a vita.
Una disattenzione che le è costata cara e vogliamo pensare sia vero che, come poi aggiunge, il problema sia scaturito da un cibo contaminato accidentalmente. “L’unica ipotesi percorribile è quella di una contaminazione accidentale di un cibo ingerito all’interno della nostra casa”. Nel documento che l’ITF ha pubblicato si parla chiaramente di un piatto di tortellini, con le medicine che sarebbero finite lì dentro per errore. La mamma di Sara ha subito un intervento chirurgico nel 2005 e dal 2012 assume il Femara (in cui è contenuto il Letrozolo) “giornalmente a scopo terapeutico, in seguito ad un intervento chirurgico per un tumore al seno, ed è quindi presente fra le mura domestiche” precisa Sara nel comunicato, sottolineando di quanto questo medicinale sia “molto pericoloso per la salute se assunto da una persona di sesso femminile non ancora in menopausa” oltre al fatto che “non sono mai stati dimostrati effetti di miglioramento delle prestazioni fisico/atletiche in soggetti di sesso femminile”.
La romagnola rivela anche di essersi volontariamente sottoposta ad un test sui capelli, che ha confermato come “l’ipotesi di una accidentale contaminazione del cibo” sia “l’unica ipotesi percorribile”. “È stato sperimentalmente verificato che l’assunzione di una quantità pari o superiore ad una singola compressa di Femara produce una quantità di Letrozolo rilevabile dei capelli di chi l’assume. Nei miei capelli non ne è stata trovata la minima traccia” puntualizza la Errani, aggiungendo che però per un “cavillo legale” i risultati di questi esperimenti non sono stati ammessi tra le prove in suo favore.
La stessa Errani riassume poi quanto rilevato dal Tribunale, ovvero:
1. La contaminazione del cibo è la causa della mia positività al test;
2. Non c’è evidenza del fatto che abbia intenzionalmente violato le regole anti-doping;
3. Non c’è evidenza del fatto che il Letrozolo migliori le prestazioni atletiche di una tennista di sesso femminile.
Alla luce di uno stop forzato fino al 2 ottobre, nonostante i tre punti di cui sopra, Sara si dice quindi “estremamente frustrata, ma posso solamente cercare di essere forte ed aspettare che questo periodo arrivi a conclusione. Sono molto arrabbiata ma allo stesso tempo in pace con la mia coscienza, assolutamente consapevole di non aver fatto nulla di male e di non aver commesso nessuna negligenza nei confronti del programma anti-doping”.