Kristina Mladenovic, talento francese ormai a ridosso delle prime 20 del mondo in singolare dopo essere stata numero 1 al mondo (di coppia) in doppio con Caroline Garcia, è agli ottavi di finale del torneo WTA Premier Mandatory di Indian Wells. Oggi l’exploit importante contro una Simona Halep non perfetta, ma pur sempre da battere e con la consapevolezza che l’occasione per fare punti e classifica era importante. In più, la gioia di aver trovato in Svetlana Kuznetsova una nuova partner di doppio (almeno per questo evento nel deserto californiano) che la sta soddisfando tantissimo.
La francese, classe 1993, è stata protagonista di una lunga intervista esclusiva con il nostro inviato ad Indian Wells che vi riportiamo per intera.
Due vittorie su altrettante top-5 in un mese, il primo titolo WTA in carriera ed un’altra finale. Ti sta piacendo questo 2017?
“Per il momento mi sembra ottimo. Sto giocando molto bene e vincere il primo titolo WTA a San Pietroburgo, in un torneo di livello Premier, battendo avversarie difficili ed al termine di una finale incredibile è stato qualcosa che non dimenticherò mai. Poi ad Acapulco 2 settimane fa ancora una finale ed una partita di 3 ore e mezza vinta dimostrando come stia lavorando bene fisicamente. Oggi ho battuto Simona Halep, a Dubai Karolina Pliskova… Sono tanti i bei momenti che ho vissuto nell’arco dell’ultimo mese e sono veramente contenta di essere al quarto turno di un torneo così importante come un Premier Mandatory”.
Al termine del 2016 hai deciso di lasciare il tuo allenatore. Dicevi di sentire il bisogno di essere più libera di esprimere la tua personalità in campo. Dopo 3 mesi cosa pensi di questa scelta?
“Ho giocato il 2015 senza un allenatore ed ho finito l’anno al numero 27, poi parlando con il mio team ho detto loro che per l’anno nuovo avrei voluto cercare una persona che mi seguisse e mi aiutasse ad entrare in top-20, o magari anche top-15 e che mi aiutasse a giocare meglio. Non era male, ma avevo la sensazione che il mio gioco fosse diventato troppo standard e prevedibile. Ho quindi pensato che forse dovevo tornare senza per ritrovare quei colpi di puro istinto e creatività che spesso vedevo mi aiutavano nello scambio a sorprendere l’avversaria. Con un coach queste cose durante l’allenamento non le faccio, è un tipo di lavoro molto più basato sulla concretezza perché la logica ti porta a pensare che una smorzata non sia il colpo giusto da fare. Quindi con un coach sono forse troppo legata a certi schemi normali di gioco. Le statistiche forse sono migliori in termini di continuità, però penso non siano abbastanza per me per vincere partite importanti. È una sensazione, per il momento sta funzionando”.
Ora c’è tua mamma che ti segue.
“Sì mi segue sempre però non è il mio coach. È mia mamma, mi aiuta tutti i giorni. Era una pallavolista e conosce lo sport, però non mi dice mai di fare questo o quello. Mi piace averla accanto tutti i giorni perché il tour è lungo e mi sento come se fossi a casa. È come avere con me la mia migliore amica. Però no, non è il mio coach”.
Come è nato l’interesse verso la nostra lingua?
“Ho cominciato a studiarlo come terza lingua quando andavo a scuola. Da lì mi è cominciato a piacere ed ho continuato ad interessarmi guardando tanti programmi italiani in televisione. Ho tanti contatti con persone italiane. Ad esempio parlo molto con Roberta, Sara, “Franci”… Spero che le ragazze rimangano nel circuito ancora a lungo sennò non so con chi posso parlare in italiano qui nel tour. Poi anche Flavia, visto che abbiamo giocato diverse volte insieme. Poi seguo la pallavolo italiana, nella squadra di Modena ci sono 2 pallavolisti che sono miei amici: (Earvin) Ngapeth e (Kevin) Le Roux. Poi anche a Piacenza: (Trevor) Clevenot, che ho conosciuto all’Olimpiade”.
Hai citato le 4 giocatrici azzurre che più di tutte hanno ottenuto risultati importanti nel corso degli ultimi 10 anni. Sai darmi un parere su ognuna?
“Per me sono tutte delle grandissime campionesse. Tutte hanno una diversa personalità fuori e dentro al campo. Il gioco è forse diverso, ma ugualmente le considero allo stesso altissimo livello. Loro 4 hanno qualcosa di speciale che si deve avere per essere delle campionesse. Si vede, si sente questa sensazione. Mi piace molto la grinta italiana, è qualcosa che non si impara. Vorrei sentire questa personalità, questa attitudine, anche da noi, forse un po’ ci manca. Guardo spesso il tennis quando non gioco e credimi che quando vedo “Franci” con quella voglia che mette anche solo in allenamento e poi in partita, l’attitudine… Non molla mai, è un esempio per qualsiasi ragazza. Sara uguale, forse ora sta passando un momento difficile però ci prova, lotta… Guarda come ha giocato qui! Stava male, eppure è rimasta in campo 3 ore in ognuna delle 2 partite giocate. Questo mi piace, è uno spirito da lottatrice che è bellissimo da vedere nello sport. Poi fuori dal campo sono ragazze con cui vado molto d’accordo: sono gentili, intelligenti, parlano sempre molto volentieri e ti stanno vicino. È molto bello essere amica con loro”.
Con la varietà di soluzioni che puoi mettere in campo, pensi che potrai maturare più in là con gli anni?
“La varietà è forse uno dei motivi per cui sono convinta di avere tanto da lavorare prima di arrivare al mio massimo ed incastrare ogni componente del mio gioco. Ho ancora bisogno di tempo per capire come sfruttare al meglio questo aspetto del mio gioco. È un equilibrio non semplice da trovare, almeno credo. Ho già avuto meravigliosi successi in doppio come anche in singolare: mi sono resa conto che posso giocare con le migliori al mondo, ho avuto modo di battere alcune di loro come Na Li, Petra Kvitova, Simona Halep. Lo sento che posso fare grandi cose anche nel singolare. Quando ero più giovane ho avuto gravi problemi fisici al ginocchio destro ed ad essere sincera è solo da 3 anni che posso lavorare come voglio sul piano fisico. Forse anche questo è la ragione per cui non posso ancora esprimermi al mio massimo in singolare, però adesso ho l’impressine che le cose si facciano a poco a poco, senza fretta. Poi vedo ragazze come “Fra” e Roberta che a 35 e 33 anni giocano ancora un bellissimo tennis e mi fanno pensare che devo solo continuare a lavorare, perché ognuna di noi ha la sua strada e magari il momento in cui maturerò sarà verso i 26 anni, verso i 28, dopo i 30, o magari domani! L’unica cosa che posso fare è lavorare tutti i giorni senza sosta sapendo che la base è molto buona”.
… In più tutte le 4 nostre giocatrici sono maturate dopo i 25.
“Giusto. Hanno tutte avuto una maturità nel gioco arrivata più avanti rispetto ad altre. Io non posso sapere quando sarà, ma so che arriverà quando avrò accumulato una grande quantità di esperienza”.
Con Svetlana (Kuznetsova) come sta andando il doppio?
“Da Dio! Ieri ad esempio ero felicissima di poter giocare di nuovo con lei. Pensavo che fosse stanca dopo i 3 set in singolare in un caldo così asfissiante. Poi l’ho incontrata qui ed era superfelice di giocare un nuovo match di doppio con me. È stato veramente divertente perché lei stava urlando di fronte a me, io cercavo di calmarla e le dicevo che tutta questa agitazione poi ci avrebbe portato a giocare male. Alla fine però ero contentissima anche io di scendere in campo con lei. È una delle migliori e vederla con quello spirito è stato veramente bello. Sono molto contenta di scendere in campo e vincere con lei al mio fianco. A fine match ieri sono andata dal mio team ed ho detto loro che sono veramente felice: sento fiducia nel mio gioco in singolare, ma avere questi bei momenti in doppio non fa che darmi ancor più carica. Se non avessi giocato con lei sarei andata in un normale campo di allenamento a fare qualche esercizio e sarebbe stato ok, una routine. Ma avere oltre al successo anche tanto divertimento con lei è un aiuto enorme”.
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