Svetlana Kuznetsova grazie al successo per 6-1 6-4 ai danni di Caroline Garcia è giunta ai quarti di finale del torneo WTA Premier Mandatory di Indian Wells, fatto che non capitava dal 2007. La campionessa russa si è concessa nel post partita ad una intervista con il nostro inviato da Indian Wells che è andato alla ricerca di come si sia formato il talento della due volte vincitrice di Slam.
È dal 2007 che non raggiungevi i quarti qui ad Indian Wells, neanche pochi anni.
“Infatti sono molto contenta. Sto ragionando partita dopo partita perché nell’ultimo mese non sono stata bene, diciamo da quando è finito l’Australian Open che ho avuto un problema all’addome, poi ho provato a giocare San Pietroburgo ma non ero in condizione. Ora sono qui che ha già vinto diverse partite. Non sono una che guarda tanto al tabellone e non voglio spingermi troppo in là, però son contenta di essere di nuovo qui dopo tutti questi anni. Sto cercando di fare una preparazione più leggera in questo momento perché non sono ancora al meglio, però quello che conta ora per me è che ci sia la voglia di andare avanti e fare di tutto per vincere”.
In campo sei una giocatrice che non si arrende mai, è una caratteristica formatasi quando sei andata ad allenarti in Spagna?
“Sì, è una mia caratteristica da quel tempo. Mi sono trasferita in Spagna quando avevo 14 anni, il periodo dove formi il tuo gioco, il tuo stile… e l’aspetto fisico comunque ha un ruolo fondamentale. Lì ho cominciato a giocare con tanto spin e questa è stata un’ottima decisione alla lunga, forse aiutata anche da un po’ di fortuna per l’incastro di tutte le combinazioni che mi hanno portata lì”.
L’altro giorno dicevi che a San Pietroburgo avevi visto diverse giocatrici giovani russe di cui non conoscevi nulla. Quando tu eri in Spagna avevi un atteggiamento diverso verso le più grandi?
“Alcune di loro non sono neppure troppo diverse: sono piuttosto timide, soprattutto se facciamo riferimento alle giovani russe. Mi hanno contattato per chiedermi qualcosa, un aiuto, e cerco di rendermi il più disponibile possibile. Sono timide perché non mi conoscono, penso, ed io stessa non vado da loro a disturbarle però grazie soprattutto alla Fed Cup di metà febbraio ho imparato a conoscerne alcune e se vorranno continuare io mi renderò assolutamente disponibile. Quando io mi stavo allenando in Spagna avevo giocatrici accanto come Arantxa Sanchez e mi piaceva prendere spunto da loro, qualcosa chiedevo, però anche io ero piuttosto timida con loro perché erano tutte giocatrici già affermate nel circuito”.
Francesca Schiavone ha annunciato che si ritirerà al termine di questa stagione. Insieme avete giocato partite che rimarranno nella storia, che cosa pensi di lei come giocatrice e come persona?
“Siamo ottime amiche, ci rispettiamo tantissimo e tutti i ricordi di quelle partite sono ancora vivi. Tante volte ci siamo trovate contro, tante volte abbiamo dato vita a sfide incredibili, durissime e spettacolari. Grandissima lavoratrice, anche adesso che non è più nella top-100 la vedo lavorare in maniera instancabile. Ho grande rispetto per lei e sarò triste il giorno in cui lei non sarà più nel tour, mi mancherà moltissimo. Però credo che se riuscisse a trovare ancora un risultato importante e salire nel ranking rientrando nelle prime 30 non ci lascerà… spero che non ci lascerà”.
Negli ultimi anni il tennis ci ha regalato tantissime storie appassionanti: quest anno abbiamo già la semifinale di Mirjana Lucic Baroni in Australia, tu lo scorso anno sei arrivata a Singapore con un ultimo mese perfetto. Quali sono i motivi che creano questi exploit?
“Non vogliamo mai mollare, nessuna di noi. Questo è il segreto: essere costanti, nel match come nell’allenamento, volersi alzare tutti i giorni e fare palestra, allenarsi ed andare in campo a giocare. Continuare a credere in te stesso. Ci sono giocatrici come Mirjana che hanno creduto in se stesse quando nessuno lo avrebbe più fatto e guarda cosa è successo: una nuova semifinale Slam dopo 18 anni dalla prima. Ci sono ragazze come lei che continuano a giocare ed ad allenarsi perché credono di poter ancora fare qualcosa di importante. Io stessa quando ero scesa al numero 85 del mondo qualche anno fa volevo darmi un’altra chance di rientrare almeno nelle 30. Però anche lì, quando ci sono riuscita, ho capito che non mi bastava e lo scorso anno ho dato tutto per essere di nuovo tra le prime 15 riuscendo addirittura a concludere l’anno al mio primo Master dal 2009. L’occasione può arrivare in qualunque momento e bisogna farsi trovare pronti per prenderla”.
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