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28 Mar 2017 11:02 - Interviste
Federer: “Finché sto bene, posso giocare e battere chiunque”
Roger Federer, nell'intervista dopo la vittoria contro Juan Martin del Potro a Miami, ribadisce l'importanza di preservare il suo stato di forma: "Dovrò gestire al meglio il mio calendario. Non si può giocare ovunque".
di Carlo Rosati
Hai giocato di fronte a uno stadio pieno, con un’atmosfera particolarmente vibrante, per un terzo round
Sì, me ne sono accorto appena entrato in campo, mi son detto “preparati a qualcosa di diverso”, e così è stato. Se fossimo andati al terzo set, sarebbe stato veramente epico. Ma anche così, tutto è stato bello: l’atmosfera, il tempo, l’avversario, il pubblico. Che altro?, Un’altra conferenza stampa, sarebbe perfetto (risata generale).
Hai giocato contro Del Potro, vincitore di Slam, di lunedì. Poi ti capita di giocare contro Nadal o Kyrgios di martedì e mercoledì. Come la vedi?
Tutto ciò è dipeso dalla classifica mia e dei miei avversari, sia qui che a Indian Wells. Dopo Dubai sarei potuto entrare nei primi 8, ma non è stato così. Alla fine di una carriera è normale avere tabelloni più impegnativi, perché non si è più numeri 1 o 2. Al tempo stesso, per gente come me o Nadal, il ranking non è più un aspetto fondamentale.
Hai giocato molti match epici con Del Potro, questa volta è quasi sembrata una vittoria semplice: è stato così o l’hai resa tu facile?
Non so come l’abbiate vista voi, sono riuscito a controllare il match e a creare più opportunità di lui. Lui ne ha avute probabilmente quando sono calato sul servizio. Se mi avesse ottenuto il controbreak nel primo e nel secondo, le cose sarebbero potute cambiare. Ma è andata bene così, sono stato aggressivo, è stato un buon match.
Hai giocato veramente bene, cosa pensi di poter migliorare a breve? Parlaci anche del tuo prossimo avversario.
Rispetto molto Bautista Agut. È uno tosto, combatte punto a punto e gioca molti tornei. Nel match con Querrey l’ho visto in difficoltà, ma ha saputo reagire. Forse si è fatto male, quando si è bendato il piede, ma comunque è riuscito a farcela. Vedremo domani, non sono più molto abituato a giocare due giorni consecutivi, oggi è stato fondamentale non spendere molte energie.
Dopo queste settimane di tornei Masters, ora ti capiterà di giocare più giorni di seguito. Come pensi che reagirai, a 35 anni?
Dovrò gestire al meglio il mio calendario. Non si può giocare ovunque, gli Slam, tutti i Masters 1000 e la Coppa Davis. Alla mia età devo fare delle scelte e lavorare bene, per me, la mia carriera, il mio team e la mia famiglia. Devo trovare un equilibrio, se non gioco rischio di perdere il tocco e il il modo di giocare i punti importanti. Mi dispiacerà non giocare tornei ai quali partecipavo in passato, ma lo dovrò fare per preservare la mia salute.
Quei quattro break point salvati nel primo set: sono stati il momento clou del match?
Direi di sì. Mi sono trovato 15-40, e sono riuscito a salvare il game e a vincere il set. È andata bene così, Juan Martin non ha giocato al meglio sulle mie seconde. Avrebbe potuto essere più aggressivo, chissà, ma anch’io ho giocato degli ottimi colpi.
Essendo stato n. 1 per un periodo record, quanto è importante per te tornare in cima al ranking?
Per me non è una priorità, la salute viene prima di tutto. Per tornare n. 1 devo giocare e vincere i tornei più importanti, e so quanto sia difficile. Quindi finché sto bene, posso giocare e battere chiunque. A questo punto della mia carriera è importante vincere tornei, la classifica è secondaria. La mia agenda si baserà sul mio stato di salute, gli obiettivi della mia stagione e il divertimento e soddisfazione nel mio gioco.
A proposito di ciò, credi che il tuo successo quest’anno sia proprio dovuto, oltre alla tua salute fisica, al fatto che sei mentalmente rigenerato?
Hai bisogno di entrambe le cose per essere al top. Prendi Wimbledon lo scorso anno, sono arrivato in semifinale, vero? Non ricordo, mi sembra due anni fa, non stavo al 100%. Arrivi a un certo punto, nei Masters o negli Slam, quando devi giocare un giorno dopo l’altro o partite al meglio dei cinque set, con differenze minime tra noi giocatori, e vedi che sei pronto mentalmente, ma il tuo corpo ti impedisce di riuscirci. Mi sentivo così, ho giocato così per circa quattro mesi. Invece di vedere il bel tempo, la folla intorno a me, mi focalizzavo sullo stato del mio ginocchio. Va bene se succede per un paio di settimane o qualche torneo, altrimenti è meglio fermarsi, curarsi e tornare in forma. È quello che ho fatto, e ancora stento a credere che abbia funzionato così bene.