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Schiavone: “Complimenti a Sramkova, ha meritato”. Errani: “Forse avrei dovuto fermarmi”

Francesca Schiavone analizza in maniera molto lucida il match perso contro Rebecca Sramkova e tutto il weekend di Fed Cup. 
“Ha giocato ad un alto livello in questi due giorni, ha saputo spingere ed imporre il suo gioco fino alla fine, si è meritata la vittoria. Io ho provato a metterla in difficoltà alzando la palla ma non sono riuscita a giocare lungo come ieri e lei entrava. Poi ho cercato di metterla sulla lotta, ma non c’è stato niente da fare, merito suo. Mi dispiace tantissimo e mi piange il cuore per la sconfitta, questi sono stati 15 anni meravigliosi in Fed Cup, sia di vittorie sia di sconfitte, che servono tantissimo perché ti danno la carica agonistica e la cattiveria per reagire e proseguire”.

Una frase nostalgica che sa un po’ di addio. Ma tra due mesi c’è uno spareggio importante da giocare, ci sarai?
“Non lo so, adesso non sono in grado di dirlo. Comunque essere qui è stato un grande onore. Ho cercato di spronare il pubblico perché in Fed Cup basta poco per far girare un match e non è finita finché non è finita, e ho tentato di farglielo sentire”.

A fine match hai avuto qualcosa da dire alla Sramkova?
“Sì perché per lei era la prima volta in Fed Cup. Le ho spiegato che in questa competizione funziona così: anzi, questo pubblico è stato fin troppo rispettoso. Il più delle volte quando giochi fuori casa succede che si è 5.000 contro 11. A me è successo e so cosa vuol dire, dà fastidio all’avversaria ma è il bello della Fed Cup”.

Sara Errani entra in conferenza stampa con gli occhi lucidi, probabilmente vorrebbe essere da tutt’altra parte, ma prova comunque a spiegare il suo stato d’animo. 
“In questo momento sto pensando che sono un’idiota per aver continuato perché ho rischiato di peggiorare la situazione. Ma io sono testarda, sono fatta così e ci voglio provare sempre fino alla fine. Ora però ho male all’adduttore”.

È un problema che avevi già prima del match?
“No. Ero stanca e indolenzita dappertutto questa mattina a causa del match di ieri, ma il dolore all’adduttore l’ho avvertito nel terzo gioco del match di oggi. Ho provato a fasciarlo sperando che reggesse ma avevo male negli spostamenti laterali”.

Questa mattina quindi stavi bene?
“Sì, ero indolenzita ma non avevo male e pensavo di potermela giocare. Ovviamente sapevo di non essere al 100% fisicamente perché a causa del problema al polpaccio non mi sono allenata per 20 giorni. Poi avevo ripreso bene e prima di questa settimana ho avuto quattro giorni di febbre che mi hanno tirato giù fisicamente. Purtroppo quando giochi in queste condizioni, con questa tensione, puoi rischiare di farti male ed è successo”.

Hai pensato che forse sarebbe stato meglio non giocare, non hai affrettato i tempi di recupero?
“No, non mi pento della decisione presa e in cui credevo. Non servirebbe a nulla ora. Gli esami al polpaccio hanno dato esito positivo quindi era tutto a posto, anche se quando entravo in campo sentivo ancora un po’ di fastidio. Ma la maglia della Nazionale è qualcosa a cui tengo molto, per questa maglia sono qua e oggi sono stata in campo fino all’ultimo”.

Le parole di Tathiana Garbin sull’esito del confronto.
“Speravamo che una debuttante come la Sramkova accusasse un po’ la tensione, invece lei ha giocato sempre ad occhi chiusi, spaccando la palla ed era molto difficile contenerla. Peccato perché Francesca a un certo punto l’aveva riagganciata ed è mancato poco, pure un pizzico di fortuna in alcuni frangenti.
Speravo di vincere, anche perché un successo poteva condurci allo spareggio per risalire nel World Cup, però la Fed Cup presenta sempre mille insidie. E in ogni caso bisogna dire brave alle nostre avversarie, che hanno saputo dare il massimo in ogni circostanza, magari un po’ avvantaggiate dal problema accusato da Sara. Stamattina le ho parlato e le ho chiesto come stava: era stanca, ma l’ho vista comunque bene in allenamento e non ho avuto dubbi sullo schierarla in singolare. Non penso sia stata un’idiota, anzi, ha dimostrato ancora una volta tutta la sua generosità, l’aver dato tutto in campo senza pensare alle conseguenze del dopo”.

Elisa Piva

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Elisa Piva

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