di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
29 Gen 2017 15:23 - Interviste
Federer: “È una vittoria che posso paragonare solo al Roland Garros”
La conferenza stampa di Roger Federer dopo il trionfo in finale agli Australian Open: Spero di tornare ma ogni Slam potrebbe essere l'ultimo".
di Salvatore De Simone
Pensi al fatto che hai messo più distanza tra te e il tuo più grande rivale con questo titolo?
Se devo essere sincero questa è la parte meno importante. Per me ciò che più che conta è di essere ritornata a vincere un grande match contro Rafa. Farlo qui in Australia, e io sono moto grato a Peter Carter e Tony Roche…credo che il supporto della gente mi abbia permesso di poter vincere ancora uno slam dopo che non ne vincevo uno da cinque anni. Questo vedo, l’ultimo dei problemi è il conto degli slam. Onestamente non me ne importa molto.
Avresti mai pensato di vincere uno slam con un challenge?
Beh sì, prima o poi doveva accadere. Magari non nella finale, forse in un altro match. Penso che in quel punto Rafa dovesse chiamarlo, cos’altro puoi fare? Certo è un po’ stano vincere in questo modo. Tuttavia mi sono davvero emozionato, come potete immaginare ero molto contento. Ho visto l’entusiasmo del mio team, di Mirka, è stato tutto fantastico.
Vincere il diciottesimo slam è qualcosa di speciale indipendentemente da come lo hai vinto. Quanto lo è invece averlo vinto qui in Australia?
Come hai detto tu penso che è speciale indipendentemente da dove lo hai vinto. Guarda, questo torneo non mi è mancato, il Roland Garros nemmeno. Mi è mancato l’ultimo Us Open. Ma qui a Melbourne ho iniziato: ho giocato le qualificazioni nel ’99, i juniors nel ’98. Ho vinto il mio primo match slam credo contro Chang nel 2000. Ho sempre amato cominciare qui. Quando vinci non è un problema il viaggio di ritorno a casa mentre quando perdi è brutale. Ecco perché sono così felice stasera.
Dopo la semifinale hai detto di come eri teso nell’ultimo set. Quanto pensi di essere stato abile oggi a rimanere concentrato e a recuperare un break di svantaggio?
Ho detto a me stesso di giocare liberamente. Ne ho parlato con Ivan e Severin prima del match. Devi colpire la palla, non pensare all’avversario. Devi sentirti libero dai pensieri ed essere libero nei tuoi colpi. Perché il coraggio sarà premiato. Non avevo nessuna intenzione di essere passivo, di subire i diritti di Rafa. E credo di aver preso la decisione giusta al momento giusto. Ho avuto alcune opportunità che non ho realizzato all’inizio del quinto: avrei potuto rimanere deluso e lasciarmi andare ma non l’ho fatto. Ho combattuto. C’ho creduto e ho sempre pensato che potevo vincere il match nonostante la lunghezza. Penso che sia questo che mi ha permesso di giocare il mio miglior tennis alla fine del match e ne sono rimasto sorpreso. Avevo avuto un momento di pausa tra la fine del quarto e l’inizio del quinto set.
Penso che non ci siano dubbi nel ritenere Nadal il tuo più grande rivale. Cosa significa aver vinto contro di lui?
Anche Djokovic, Hewitt o Roddick sono stati grandi rivali. Io non li dimenticherei. D’altra parte Rafa ha avuto senz’altro un ruolo particolare nella mia carriera. Credo che lui mi abbia fatto diventare un tennista migliore. Lui e un altro paio di giocatori mi hanno dato questo effetto perché il suo gioco è stato così spinoso per me. D’altronde lo avevo detto anche prima della finale che vincere contro Rafa sarebbe stato speciale dato che non lo battevo da così tanto tempo in una finale slam, credo da Wimbledon 2007. E come ho detto sul campo sarebbe stato bello per entrambi vincere ma purtroppo nel tennis non c’è il pareggio. Comunque la grandezza di questo match è qualcosa di differente. Non riesco a paragonarlo a nessun altro a parte forse la vittoria nel 2009 al Roland Garros visto quanto avevo lottato per conquistare lo slam parigino: lì prima di trionfare c’avevo provato altre volte, avevo fallito. E poi ce l’ho fatta. Stasera è successo qualcosa di simile.
È il primo grande slam che vinci con Ljubicic coach. Cosa significa questo per te?
È il suo primo slam in generale, sia come allenatore che come ex giocatore. Lui era nervoso e ho provato a calmarlo (risata). È stata una vittoria importante e bellissima per tutto il mio team.
Sul medical timeout ci sono stati commenti negativi…
Quali commenti negativi?
Ad esempio Pat Cash in passato ne ha parlato come di ‘imbroglio legalizzato’. Ci puoi dire nel tuo caso perché lo hai chiamato?
Guarda, ne ho parlato anche riguardo al match contro Stan. Sentivo dolore alla gamba già dal match contro Rubin. Poi contro Stan per qualche ragione ho provato dolore all’inguine. Dopo il medical timeout grazie ad un massaggio alla coscia mi sono sentito meglio. Oggi ho provato fastidio già dal secondo set e mi sono detto che la regola mi permetteva di chiedere il medical quando ha iniziato a darmi ancora più fastidio verso la fine del quarto. L’importante è non esagerare con questa regola e io credo di non averlo mai fatto in quasi 20 anni di carriera.
Il tuo commento durante la premiazione, sulla non possibilità di un tuo ritorno qui. Come dobbiamo leggere le tue parole?
Io penso che tutto dipenda dal fatto di sapere che non rimane molto tempo per me. Nel senso che ad esempio se mi infortuno gravemente potrei ritirarmi il prossimo anno. Chi lo sa cosa può succedere. Non sai mai quanto può esserci un nuovo slam per te. Non sai mai se avrai di nuovo quest’opportunità. Non è che ho pianificato che questo sarà il mio ultimo Australian Open. Ovviamente spero di ritornare. Questa è la mia speranza.