Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – Andy Murray non avrà bisogno di giocare contro Milos Raonic per diventare numero 1 del mondo: il canadese si è ritirato dal torneo e così lo scozzese diventa il ventiseiesimo numero 1 della storia.
Chissà quante volte, quando era solo un bambino molto bravo a giocare a tennis, Andy Murray ha sognato di diventare numero 1 del mondo. Chissà quante volte, da adulto che aveva già battuto più volte Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, si è chiesto se mai lo sarebbe diventato. E come. Il problema dei sogni è che quando ti avvicini, quando stai per credere che stiano per diventare realtà, ci mostrano tutta le difficoltà, il sudore, le lacrime a cui ci hanno costretto. E la strada di Murray verso il numero 1 è lastricata di tantissime delusioni, di secondi posti, di piatti del finalista, di battute ingiustificate. In un giorno di novembre, quello che nel Regno Unito è ricordato per la congiura delle polveri, Murray è diventato numero 1 senza nemmeno scendere in campo. Milos Raonic, che qualche mese fa, è stato suo sparring partner nel ritorno al successo in uno Slam, questa volta ha deciso di non voler nemmeno combattere. Colpa di un infortunio, uno dei tanti del canadese, alla coscia destra, un infortunio che mette perfino a rischio la partecipazione del canadese al Masters, che comincia il 13 novembre. Murray, come ricorda la BBC, è diventato numero 2 del mondo più o meno alla stessa età di Federer e Djokovic, un poco più tardi rispetto a Rafael Nadal. Ma per diventare numero 1 del mondo per la prima volta ha dovuto aspettare i 29 anni, un’infinità di tempo per chi già diec’anni fa si permetteva di battere Roger Federer nel miglior anno della sua carriera, per giunta a Cincinnati. In questi dieci anni è successo di tutto: quattro finali Slam perse di fila, virgolettati che sono già passati alla storia («Posso piangere come Roger, ma non posso giocare come Roger»), poi il sollievo olimpico e il primo Slam. Ma anche un infortunio nel miglior momento della carriera, una lenta ripresa, un 2014 mediocre e un 2015 che è assomigliato a tante altre annate. Fino al 2016, cominciato con l’ennesima sconfitta in finale agli Australian Open, l’illusione di poter beffare Djokovic a Parigi e un Wimbledon giocato con la pressione di chi non poteva proprio perdere. E Murray non ha perso. Anzi, da quel torneo, non ha praticamente più smesso. Si è preso le sue pause, perché mica è un tiranno come gli altri tre, ma da luglio ad oggi ha perso una manciata di partite. La più dolorosa, quella con Kei Nishikori agli US Open, non toglie nulla ad una seconda parte di stagione da vero numero 1. Ora, per concludere in bellezza, mancano solo le Finals, il primo torneo in cui Murray giocherà per la prima volta come numero 1 ATP. Come si sta, con quel numero a fianco, Andy? Risultati: [2] A. Murray b. [4] M. Raonic w/o