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17 Nov 2016 18:17 - ATP
Djokovic se la prende con l'ITF: "La formula della Coppa Davis va cambiata"
di Redazione
TENNIS – Novak Djokovic ha parlato a lungo con i giornalisti dopo la vittoria con Goffin, spiegando la polemica con l’arbitro e criticando duramente l’ITF per la formula della Coppa Davis.
Quando hai saputo che Gael non avrebbe giocato? È stato difficile prepararsi? Come hai gestito la situazione?
ND: Beh, ho avuto tempo a sufficiente per prepararmi a questa partita, ho scoperto ieri sera che avrei giocato contro David. Certo, avrei potuto saperlo anche oggi, poco prima del match, e sarebbe stato diverso. Ma insomma, ho lavorato sul mio gioco. A prescindere da chi avevo di fronte, sapevo cosa dovevo fare, come alzare il mio livello di gioco, e l’ho fatto oggi. Sono molto contento che il mio gioco stia andando nella giusta direzione. Oggi mi sono sentito molto a mio agio. Non vedo l’ora di giocare le semifinali.
Come spieghi che negli ultimi anni sei riuscito a giocare così bene in questo torneo, in un momento dell’anno che arriva dopo una lunga stagione, nella quale hai giocato molte partite? Puoi dirci qualcosa sul fatto che potresti affrontare Andy per il numero 1 a fine settimana?
ND: Sì, la stagione è molto lunga. Io, e tutti gli altri, non siamo così freschi come a inizio stagione. È un dato di fatto. Non posso parlare per gli altri, naturalmente, ma per quanto mi riguarda cerco sempre di tirare fuori le ultime energie per giocare bene e finire la stagione nel miglior modo possibile. Negli ultimi quattro anni sono stato molto fortunato a poter giocare del gran tennis, specie indoor. Mi piace giocare qui, mi piacciono le condizioni. Penso che il fatto di dover affrontare un top 8 implichi che non ci sono match facili. Devi affrontare ogni partita come se fosse uno degli ultimi turni di uno Slam. È al meglio dei tre set, è più intenso. Devi essere davvero al top e credo sia qualcosa che tira fuori quella motivazione e quell’ispirazione per giocare al meglio. Ora penso solo alle semifinali. Vediamo cosa succede. Ovviamente il mio team vedrà le partite e vedremo chi dovrò affrontare e mi preparerò di conseguenza.
Secondo me oggi hai giocato molto bene, in maniera positiva. Penso che il tuo livello sia salito un po’ dopo la tua discussione con Fergus riguarda il time violation. Qual era il tuo punto? Hai provato a vedere se McEnroe aveva ragione quando diceva “arrabbiati e gioca meglio”?
ND: No. Onestamente, ero felice di aver fatto il break sul 2-1. E quel punto molto lungo è finito con quel lob pazzesco di David. Ho semplicemente discusso con Tom Barnes, il supervisor. Volevo sentire come la pensava. Prima di tutto, lo so che sono tra quelli che si prende più tempo. Non c’è dubbio e non lo voglio negare. Ogni volta che ritardo la battuta e ricevo una specie di pre-warning, lo accetto e non dico una parola. Però penso sia corretto e un segno di rispetto verso i giocatori che se passi il limite ti venga semplicemente fatto notare. È quello che chiedo, niente di più. Non sono l’unico a pensarla così, credo. So che le regole sono severe e che bisogna seguirle. Ma al tempo stesso credo che occorra capire il gioco. Era il quarto game, c’era stato un punto molto lungo e la prima volta che supero il limite, ricevo uno warning. Non credo che fosse supportato da fatti concreti. Per questo ho voluto discuterne e capire il perché.
Vorrei andare un po’ off topic e parlare della Coppa Davis. È fine stagione, i giocatori sono stanchi, molti sono infortunati. C’è secondo te uno scenario ideale per la Coppa Davis? Come possono creare un formato migliore con delle date più adatte? Il primo turno del prossimo anno è dopo gli Australian Open, quindi ci saranno viaggi molto lunghi. Hai idee a proposito?
ND: Questa formula non funziona per i top player, specialmente per loro, perché è in un periodo dell’anno completamente sbagliato. Se guardi cinque, sei anni fa e vedi il numero di top player che giocavano la Coppa Davis, vedi che ha perso valore. È ovvio che non funziona così. L’unico format che può funzionare, secondo me, è un format di uno o due settimane, con il round robin. Quattro, cinque, sei team giocano in posti diversi e poi si affrontano nella stessa location per l’eliminazione diretta, quarti, semifinali, final four, qualunque cosa. Non sono l’unico a pensarla così. Molti giocatori hanno parlato della formula e del programma, specie i top player, perché arriva dopo gli Slam e dopo le Finals. Giocare per tre giorni, al meglio dei cinque set… penso dovrebbero ridurlo a due giorni e al meglio dei tre. Due singolari e un doppio, cose così. Nel tennis c’è un po’ di confusione tra ITF, ATP, Slam. Ciascuna è un’entità a sé e devi negoziare con parti diverse. L’ITF gestisce la Coppa Davis ma non è stata molto d’aiuto. L’unica cosa che vogliono cambiare è la sede neutra per la finale: ne ho parlato con altri giocatori e nessuno è d’accordo. Elimineresti l’unico aspetto che i giocatori amano, il fattore campo. Non so come sarà la Coppa Davis in futuro. Voglio dire, rispetto questo torneo. Ha una lunga storia, amo giocare per il mio paese ed è l’unico torneo a squadre che abbiamo. Ma c’è qualcosa che deve cambiare in maniera radicale. Non so se se ne sono accorti, ma stanno perdendo molto valore dal punto di vista commerciale e del marketing. La gente non conosce il formato, il sistema, come funziona, chi gioca con chi, fino a quando non si arriva alle finali. E nemmeno la finale è così seguita, in certi paesi.