20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
TENNIS – Di DAVIDE BENCINI. Pensiero spontaneo: ci stiamo perdendo Ferrer… No problem! Adesso abbiamo Thiem! Per uno stacanovista che cavalca verso l’inesorabile (e forse anche atteso) tramonto ne stiamo trovando un altro che pare volerne calcarle le bibliche gesta.
Un nuovo Mosè volto alla fatica che però rischia di arrivare in fondo alla stagione migliore della sua carriera con la nomea di Ironman, mascherato però da Fantozzi esaurito sulla scrivania. Un po’ di numeri tanto per descriverne la stagione folle: 22 tornei all’attivo (dei quali 4 vinti), 2 sconfitte in finale, ottavi agli US Open, prima semifinale in uno slam a Parigi. Anche là dove non è arrivato in fondo il ragazzo si è fatto comunque la sua serie di partite evitando uscite al primo turno in quasi tutte le occasioni. Morale della favola? 71 match (71!) all’attivo con un mese e mezzo ancora da giocare.
Roba da Ercolino-sempre-in-piedi… Per carità, nessuno mette in dubbio che insieme ai tanti cartellini timbrati siano anche arrivati i risultati, sfociati nel best ranking al numero 7 di giugno – peggiorato poi di due posti in seguito allo scaricamento di batterie pre e post US Open – e una più che probabile qualificazione al Master di fine anno. Tuttavia bisogna che qualcuno spieghi al buon Dominic che se pensa di continuare a fare programmazioni di questo tipo è bene che si compri un polmone di riserva, o faccia voto a qualche santo.
Il ragazzo è giovane e sta lavorando sulla resistenza per formare meglio un fisico che oggigiorno necessita prima di tutto di atletismo e tanto olio di gomito nel tennis moderno, ma se il rischio poi è di arrivare agli appuntamenti che contano ridotto come Homer alla maratona di Springfield, forse sarebbe meglio evitare alcune apparizioni e puntare su qualità invece che quantità.
Domanda: a che serve giocare sia Stoccarda che Halle dopo essere arrivati in semifinale a Parigi dopo aver preso parte a ogni torneo sul rosso da qui a Topolinia? Pur riconoscendo il fatto di aver fatto non propriamente schifo bensì vittoria e semifinale in quei due tornei, con un po’ di logica non sarebbe stato meglio giocarne uno solo e non arrivare bolliti a Wimbledon (non proprio il torneo dell’oratorio ecco…) perdendo poi mestamente al secondo turno?
Se poi vogliamo anche restare fedeli al proverbio “errare è umano, perseverare è diabolico” allora mettiamoci anche il viaggetto a Kitzbühel subito dopo. Ok, sei austriaco e la bandiera è la bandiera, ma visto che sei stracotto al Barolo, Domenico mio bello, stattene un po’ sul divano a guardare, che so, un Gran Premio, un film o a fare l’uncinetto, visto che poco dopo ci sarà un altro Open e già a quello prima sei arrivato praticamente facendo fatica a strascicare il borsone!
Invece niente, e si vola anche a Toronto, dove ovviamente il nostro eroe si ritira e infine, dopo un comunque più che degno US open, eliminato da Del Potro (non proprio l’ultimo arrivato nell’aia), finalmente dichiara di essere stanco e di volersi prendere una pausa per ricaricare.
Verrebbe da dire “Era ora!” Invece quanto dura la cosa? Nemmeno due settimane egioca a Metz (arrivando in finale), chiede una wild card per Chendu, una per Pechino, per poi confermare di voler essere a Vienna, Bercy e Londra. Poi anche il Superbowl, le World Series, la Supercoppa a Natale,la rivincita di Space Jam e il torneo di ping pong nel mio garage…
O il ragazzo è iperattivo o ha la mamma che quando si sveglia tardi la mattina gli dice che deve andare a scuola anche la domenica… Chissà, magari avrà ragione lui e giocherà per altri dieci anni facendo 28 tornei a stagione vincendoli tutti e noi saremo i polli che lo hanno messo in dubbio. Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che a Londra rischia di arrivare pulendo il tappeto con la lingua di fuori invece che per giocare.
Difficile non credere che una tale scriteriata organizzazione non vada rivista, anche per evitare infortuni che potrebbero incepparne la crescita: o almeno è quello che in molti sperano, tanto per non vedere un altro talento finire in fumo.