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16 Mag 2016 22:00 - ATP
Stats, Roma / Murray, 12° Master 1000: staccato Sampras. Serena Williams arriva a 70 titoli
di Giancarlo Di Leva
TENNIS – Di Giancarlo Di Leva
Andy Murray, a Roma, gioca un torneo esemplare ed in finale ha battuto uno stanco Novak Djokovic, festeggiando nel migliore dei modi il suo 29° compleanno e vincendo per la prima volta in carriera il torneo capitolino.
Il n.1 del mondo, penalizzato da un tabellone molto squilibrato, è stato in campo 5 ore e 30 minuti tra quarti e semifinali contro Rafael Nadal prima e Kei Nishikori dopo, mentre Murray in contemporanea impiegava 2 ore e 38 minuti per superare David Goffin nei quarti ed il francese Lucas Pouille in semifinale.
Per Murray è il 12° successo in un Master 1000, che gli consente di staccare Sampras. Prossimo obiettivo: Agassi a 17. In compenso Djokovic ha giocato la 42° finale raggiungendo Nadal e Federer:
La finale tra Murray e Djokovic è la 10° che i due disputano in tornei Master 1000 con un bilancio in perfetta parità: 5-5.
Altri numeri
2 – i lucky loser nella storia dei Master 1000 ad essere riusciti ad approdare in semifinale: prima di Pouille c’era riuscito solo lo svedese Thomas Johansson a Toronto nel 2004 (perse da Federer 6/4 3/6 2/6)
6 – I Master 1000 vinti da Murray almeno una volta: Miami, Roma, Madrid, Canada, Cincinnati, Shanghai. Il record appartiene a Djokovic cui manca solo la vittoria a Cincinnati per fare l’en plein.
7 – i 6-0 6-0 in campo maschile registrati a Roma nell’Era Open dopo quello clamoroso subito da Tomas Berdych per mano di Goffin negli ottavi di finale; il precedente risaliva al 2005 nel derby argentino di 2° turno tra Juan Monaco e Guillermo Canas, con quest ultimo che vinse l’incontro.
9 – i 6-0 subiti da Djokovic in carriera nel circuito maggiore dopo quello rifilatogli da Tomaz Bellucci negli ottavi di finale. In precedenza l’ultimo a riuscirci era stato Federer a Cincinnati nel 2012.
43 – i Master 1000 disputati dal 2005 che hanno visto come finalisti due tra Djokovic, Federer, Nadal e Murray.
49 – gli head to head tra Djokovic e Nadal, la più grande rivalità nella storia del tennis (bilancio 26-23 per il serbo);
89 – i Master 1000 vinti dai Fab Four a partire dal 2005 (su 104 tornei disputati)
Il torneo femminile
11 delle 16 teste di serie sono state eliminate nei primi 2 turni. Solo 2 delle prime 8 sono approdate ai quarti di finale: Serena Williams (n.1) e Garbina Muguruza (n.3). La n.1 del mondo al rientro nel circuito da Miami ed al primo appuntamento dell’anno sulla terra rossa, ha incontrato una sola testa di serie, la russa Kuznetsova (n.9) nei quarti, superata 6/2 6/0, per concludere all’ultimo atto contro la giovane connazionale Madison Keys in un derby americano che mancava a Roma dal 1970. Allora le finaliste furono le prime due teste di serie, Billie Jean King (1) che vinse il torneo e Julie Heldman (2) che si era imposta l’anno precedente.
Da allora abbiamo assistito ad altri 3 derby in finale:
Per la Williams si tratta del 70° titolo in carriera in 89 finali disputate e del 4° successo nella città capitolina dopo quelli del 2002 (dove batté Henin), 2013 (sconfisse Azarenka) e 2014 (sconfisse Errani). Il record di Chris Evert è ormai ad un solo passo: la statunitense si impose in 5 delle 7 finali disputate. Sono 9 le tenniste plurivincitrici a Roma dal 1969.
Con questo risultato la tennista americana arriva a 293 le settimane da n.1 del mondo, di cui 170 consecutive.
Per la Keys, 21 anni, questa è la terza finale raggiunta in carriera, la più importante dopo Eastbourne 2014 (vinta contro Angelique Kerber) e Charleston 2015 (persa ancora da Kerber) che le consente di compiere un significativo balzo in classifica (da n.27 a n.17) ad un passo dal suo best ranking (n.16) risalente esattamente alla fine del torneo romano dello scorso anno.
Era dal 2010 che una tennista non compresa tra le teste di serie non approdava in finale a Roma. Quell’anno fu la spagnola Maria José Martinez Sanchez che poi vinse sorprendentemente il torneo battendo all’ultimo atto la serba Jelena Jankovic (7/6 7/5).
Altri numeri
15 – le partecipazioni a Roma di Serena Williams: la prima risalente al 1998. Meglio di lei hanno fatto solo Lea Pericoli (19), Lucia Bassi e Silvana Lazzarino (17)
22 – i tornei Premier vinti da Williams fino ad oggi. Meglio di lei solo Martina Navratilova (31) e Steffi Graf (30).
27 – le volte in cui il torneo è stato vinto dalla testa di serie n.1
30 – I game persi da Williams nei 5 match disputati, senza perdere un set (come nel 2013).
43 – i match vinti da Serena Williams a Roma, 8 le sconfitte. In tre occasioni si ritiro’ durante il torneo (2008-2012-2015). Ha eguagliato Conchita Martinez che disputò però 53 incontri.
Il torneo degli italiani
Si sono registrate alcune sorprese come: il giovane Lorenzo Sonego (classe 1995), Marco Cecchinato (ha strappato un set a Raonic) e di Claudia Giovine (ha portato al terso set la McHale), Filippo Volandri (ha perso in 3 set da David Ferrer).
Troppo poco però per poter chiudere in utile un bilancio che nel complesso è sconfortante come dimostrano i numeri: considerando i dati combined (uomini e donne) dal 1990 (data di nascita della categoria dei Master 1000), una performance negativa come quella di quest’anno (un solo match vinto su 13 disputati) non si era mai registrata benché già nel 2015 ci fosse stato il bilancio più “misero” della storia del torneo. Di seguito i dati dell’ultimo decennio:
Cumulando i risultati di Roma con quelli degli altri tornei “combined” fin qui disputati quest’anno (Australian Open, Indian Wells, Miami e Madrid) e confrontandoli con quelli dello scorso anno, appare ancora più eloquente la dimensione del tennis azzurro:
I nostri tennisti complessivamente hanno vinto 15 match rispetto a 35 (-56%) giocandone in tutto 50 anzichè 85 (-41%). Il tracollo più evidente ha riguardato il settore femminile in cui si è scesi dal 40,9% al 26% con 6 partite vinte su 23 disputate (nel 2015 furono 18 su 44).
Volandri è l’azzurro che vanta il maggior numero di presenze nel main draw del torneo romano: ben 15 a partire dal 2001. In verde i tennisti in attività