di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – Di Lorenzo Di Caprio
L’Austria del tennis sembra aver finalmente trovato un degno erede di Thomas Muster. Dominic Thiem ha conquistato ad Acapulco il quinto torneo nel giro di nove mesi, giocando un tennis d’attacco e spettacolare.
Senza paura, ovviamente, perché Dominic è un ragazzo abituato ai cambiamenti sin da quando – intorno ai quattordici anni – ha trasformato un comune rovescio bimane in un colpo ad una mano capace di trovare soluzioni vincenti da ogni zona del campo.
Il suo cammino nell’ultimo anno è cominciato da Nizza a fari spenti fino alla vittoria contro Rafael Nadal e Buenos Aires: lì, Thiem ha sorpreso in tanti quando nelle fasi finali, punto di forza del tennista spagnolo, ha fatto lui la partita e vinto quella che poi si è rivelata una vera maratona al tie-break decisivo. Servizio solido, piedi dentro al campo e costanti discese a rete per chiudere il punto contro uno dei migliori ribattitori ed in grado di tirare i passanti più incisivi dell’intero circuito: segnali importanti di una crescita destinata a proseguire senza sosta e che ormai vede la top-10 sempre da più vicino. Dopo questa settimana, infatti, Thiem è arrivato al n.14 del mondo ma è addirittura n.3 per quello che riguarda la classifica Race che tiene conto solo dei risultati del 2016. Da lunedì prossimo è già certo di essere al n.13 perché Raonic scalerà di un posto, e tra lui e Richard Gasquet ci sono meno di 300 punti.
La finale contro Bernard Tomic, la scorsa notte tra sabato e domenica, non ha fatto altro che sottolineare i pregi di Thiem: l’austriaco ha capovolto un primo set dove sembrava destinato ad uscirne sconfitto, concludendo la rimonta al tie-break, il nono vinto su dodici giocati in stagione. Il suo 2015 decollò sul cemento di Miami, Master 1000 in cui Dominic riuscì a raggiungere i quarti di finale. Lo eliminò Andy Murray, ma quel torneo fu la chiara dimostrazione della buona attitudine di Thiem sul duro. Sarà interessante vedere quando tornerà a Kei Biscane come reagirà alla prima cambiale di un certo livello.
Resta comunque uno dei protagonisti più in luce, anche se spesso il suo nome viene messo in secondo piano rispetto ad altri giovani. Thiem non parla tanto di sé, ma vince. E quel rovescio ad una mano ha impressionato tanti addetti ai lavori, compreso Nadal che in carriera ha perso pochissime volte sulla terra da tennisti col rovescio ad una mano perché riusciva sempre a mandarli in crisi con quelle traiettorie cariche d’effetto. Eppure, in Argentina, non è riuscito a venire fuori da quella situazione intricata. E se i primi quattro titoli sono giunti sul rosso (Nizza, Umago, Gstaad e Buenos Aires) sarà interessante vederlo all’opera tra Monte Carlo e Parigi e capire se può già puntare alla top-10 o se la crescita prevede fasi intermedie. Una cosa è certa: la corsa di Dominic continua.