ATP Indian Wells: Alexander Zverev, il principino di Germania continua a stupire

TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani

Alexander Zverev non vuole arrestare la sua corsa e dopo i successi su Ivan Dodig e Grigor Dimitrov, arriva il terzo ed ancor più netto contro Gilles Simon per 6-2 6-2. Due ottime battaglie ed un match dominato contro il transalpino che gli regalano i primi ottavi di finale in un Master 1000 ad appena diciotto anni.

Percorso simile all’amico Thanasi Kokkinakis, che proprio qui in California si mise in luce cogliendo il quarto turno dodici mesi fa prima di arrestare la sua crescita tra vari acciacchi fisici e la successiva operazione alla spalla avvenuta a fine dicembre e da cui ancora non è completamente guarito. Il Master 1000 di Indian Wells come trampolino di lancio, uno dei tornei più prestigiosi della stagione per dare seguito ai bei risultati di inizio anno, dove l’unico risultato negativo è stato il primo turno dell’Australian Open dove perse da Andy Murray racimolando appena sei game. La semifinale a Montpellier ed quarti di finale a Rotterdam erano i suoi migliori traguardi, ma il filo comune che lega l’ultimo mese del tedesco è la qualità del gioco unita ai problemi che ha creato a tanti ottimi giocatori: battuto Marin Cilic, battuto (due volte) Simon, fatto soffrire due volte Tomas Berdych tra cui la sfida che ha visto il suo esordio in Coppa Davis dove perse solo dopo quattro ore e mezza e 6-4 al quinto set.

Ad oggi è il miglior tennista al mondo tra quelli nati nel 1997, ma di lui si cominciò a parlare molto bene già nel 2014 quando ad Amburgo nel torneo di casa compì una clamorosa scalata fino alle semifinali. Alto, potente, capace di spingere benissimo con il rovescio ed il servizio… Ha tante qualità, ma ha bisogno di lavorare sul carattere talvolta ancora brusco. A Montpellier, ad esempio, si è reso protagonista di un’offesa piuttosto pesante nei confronti dell’arbitro urlata a gran voce nelle fasi finali della semifinale poi persa contro Paul Henri Mathieu.

Piuttosto significativa, comunque, la vittoria ottenuta al secondo turno contro Grigor Dimitrov, colui che avrebbe dovuto insediarsi in maniera costante nei top-10 e diventare un possibile candidato alle posizioni nobili ed ai titoli più importanti. Il primo obiettivo è stato raggiunto nel luglio del 2014 dopo la prima (ed unica, finora) semifinale Slam a Wimbledon. Da lì in poi, però, si è perso. I problemi che già si manifestavano nel far correre la palla non sono migliorati e nonostante una tecnica di gioco piuttosto simile a quella del suo grande idolo Roger Federer i risultati non possono nemmeno esser messi in paragone. In quello stesso periodo, Zverev vinceva il titolo Challenger a Braunschweig e, due settimane dopo, raggiunse la semifinale ad Amburgo. Da lì è stata una crescita costante e questo risultato lo avvicinerà ancora di più ai primi 50 del mondo, ma potrà aiutarlo perlopiù nel morale, distrutto dopo la doppia sconfitta in Coppa Davis contro Berdych e Lukas Rosol che è costata alla sua nazionale l’approdo ai quarti di finale, costringendoli a scendere in campo a luglio per difendere il World Group. Piccole esperienze che servono a crescere. Roger Federer, per fare un esempio, nel 2001 perse una sfida decisiva contro Lleyton Hewitt nella semifinale di Davis da due set ed un break avanti: fu l’unica sconfitta dello svizzero da due set sopra per tutti i successivi dieci anni, fino a quando a Wimbledon uno straordinario Jo Wilfried Tsonga non spezzò questo incantesimo. Percorsi talvolta necessari a forgiare il carattere di ognuno.

 

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