Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – Di DAVIDE BENCINI. Murray continua a collezionare finali slam, specie in Australia, ma il computo delle vittorie resta pesantemente negativo. Senza contare che a portargliele via è quasi sempre il solito, che alla fine lo guarda, gli dà dell’amicone, gli fa i complimenti, pacche sulle spalle e poi si porta a casa la coppa lasciandolo a piangere con il suo piattone in mano.
Al buon Andy sarebbe piaciuto stavolta infrangere il maleficio australiano (mai nessuno ha perso ben 5 finali in Australia, senza averne vinta alcuna, di cui 4 contro lo stesso avversario!) e dedicarlo al prossimo nascituro e alla moglie dall’altro lato del mondo, e invece si ritrova ancora a chiedersi cosa deve fare di più per arrivare sul gradino più alto e tornare ad alzare una coppa slam.
Ecco, ragionandoci su, cosa manca a Murray?
Forse questa domanda, se fatta due anni fa, avrebbe avuto una risposta dei ragionamenti da fare totalmente diversi. Oggi invece? Lasciando da parte il punto principale, ovvero che il Djokovic in miniatura attacchi la rosolia al padre il giorno prima della finale – cosa che servirebbe a chiunque e non solo a Muzzone – purtroppo il gap, a volte non solo nei confronti di Nole, rispetto ad altri sembra non essere stato colmato, anzi.
1. Una seconda di servizio degna di questo nome. Diciamo le cose come stanno. Mentre Nole ha trasformato il suo servizio in maniera fenomenale negli ultimi due-tre anni, rendendolo a volte praticamente invulnerabile specialmente sulla seconda (chiedere a Federe che a Wimbledon e New York spesso ne capisce meno del Cubo di Rubik), la seconda di Murray sembra a volte la prima della Errani. E purtroppo la prima della Errani, con tutto il rispetto, sembra la terza di Volandri.
2. Un dritto che dopo i miglioramenti avuti con Lendl è tornato ad essere la solita vecchia arrotata che non incide e con la quale i vincenti sono meno di quelli di Roddick di rovescio. Almeno nel suo periodo migliore il colpo era più spinto e veniva talvolta accompagnato a rete con conseguente chiusura al volo, invece ora sembra tornato un qualcosa che quando lascia la racchetta lascia dietro l’eco di “ndò si vòle andà”?
3. Il gioco troppo passivo, quale conseguenza. Se non spingi resti dietro. Poi perdi set per strada contro Sousa e contro Ferrer, rischi di prenderle con Raonic e vorresti far partita pari contro il mostro? Murray ha sempre dichiarato che gli piace giocare in recupero e stare dietro a ributtare tutto, ma è bene che si metta in testa che c’è un altro che fa quello (e altro) molto ma molto meglio di lui. Altrimenti potrà aspirare solo a essere il Nole 2, un po’ come Ferrer con Nadal (con la consolazione di avere portato a casa “almeno” un paio di slam), facendo le stesse cose, ma peggio. Oltretutto perdendo anche da chi con chi per ore intere nel gioco di Nole ormai non ci chiappa nulla (e ogni riferimento a persone e cose…)…
4. Manca Lendl. Si può continuare a non farci caso, si può volere tutto il bene del mondo alla Mauresmo e Andy può raccontarcela quanto vuole, ma la differenza si vede eccome. Di mentalità, di focus, di atteggiamento in campo. Senza Ivan in panca lo scozzese pare tornato il giocatore che sembrava poter arrivare lì lì ma che poi alla prima difficoltà in una finale alzava bandiera bianca, oppure lottava solo quando i buoi erano scappati.
5. Concretezza e vera voglia di migliorarsi. Dopo aver conquistato i due slam è stato come se l’apice fosse già stato raggiunto. Inutile negarlo, resta questa sensazione. In Murray non si è mai avuta la sensazione che potesse fare il passo in più, la scalata all’ultimo gradino del ranking, che volesse in qualche modo diventare…più forte. Anzi, Andyno, ti sei sposato, fabbrichi progenie, passi Natali con maglioni inquietanti, pare più evidente un certo appagamento distratto rispetto alla vera fame di far fuori quel serbo là sopra (rispetto ai precedenti numeri due), quasi come se ti bastasse essere il primo dei secondi, lasciando sempre la sensazione ai posteri che in quel numero 2 tu ci sia quasi capitato per sbaglio.
Corollario finale. Forse alla fine manca la cosa più importante di tutte. Essere Novak Djokovic. Ma quello in questo momento vorrebbero esserlo tutti.