di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
03 Feb 2016 13:43 - ATP
Intervista all'incordatore Pierpaolo Melis: «Che emozione l'inno in Fed Cup. E quel match di Fognini contro Gabashvili…»
di Redazione
TENNIS – Di ADAMO RECCHIA. Pierpaolo Melis, incordatore ufficiale delle squadre di Fed Cup e di Coppa Davis ci ha concesso una breve chiacchierata.
La professione di incordatore è stata ereditata dalla sua famiglia, in quanto i genitori gestivano il bar ristorante di un tennis club di Cagliari.
Ciao Pierpaolo, grazie per aver accettato il nostro invito. Raccontaci un po’ il tuo primo impatto con il tennis.
Era destino, i miei genitori gestivano il bar-ristorante del Tennis Club Cagliari negli anni ‘70, praticamente sono nato in un campo da tennis.
Quando hai capito che il tennis avrebbe caratterizzato la tua vita professionale?
Ho iniziato a lavorare sin da piccolo nel negozio di famiglia che attualmente gestisco (“LBJ SHOP”, ndr) e come tutti i mestieri legati alla passione che abbiamo, diventano piacevoli e soprattutto gli dedichiamo tutti noi stessi.
Sei lo stringer delle nazionali di Fed Cup e Coppa Davis, quando è nata questa collaborazione e come ti trovi?
Mi trovo benissimo, è un bellissimo ambiente, le ragazze sono splendide e i ragazzi simpaticissimi e di compagnia, abbiamo legato da subito non solo dal punto di vista professionale.
Ci siamo incontrati per caso, nella finale mondiale di Fed Cup Italia-Russia del 2013, venni contattato dalla Federazione Russa a causa dell’indisponibilità del proprio incordatore, inizia a lavorare per gli avversari, ma durante la settimana prima del match, Sara e Roberta vollero provare una loro racchetta fatta da me. Testarono con l’ERT 300 la tensione dinamica e per mia fortuna il valore emerso era quello che le davano migliori sensazioni di gioco. Vincemmo e da Cagliari partì la collaborazione in nazionale.
Sappiamo che abiti e lavori a Cagliari: descrivici la tua attività quando non lavori con le nazionali.
Seguo i pro-shop in prima persona, incordo ormai da quasi 29 anni, ma la passione per quest’arte è sempre forte. Il riscontro positivo dei professionisti mi stimola e mi riempie di soddisfazioni. Nei ritagli di tempo insegno tennis, e sperimento sempre l’attrezzatura che vendo direttamente sul campo.
Descrivici i match che ti hanno più emozionato in Davis e Fed Cup.
In Fed Cup sicuramente l’esordio contro la Francia, l’anno scorso a Genova: il primo match di Sara, poi l’inno di Mameli. Che tensione!
In Davis l’incontro in Siberia di Fogna contro Gabashvili è stato al cardiopalma, anche perché mi sentivo particolarmente partecipe: Fabio per quel match aveva a disposizione solo due racchette (purtroppo i suoi bagagli sono andati smarriti), ha l’abitudine di sostituire il telaio alla fine di ogni set, immaginate la corsa e lo stress quando mi veniva consegnata la racchetta per eseguirla alla perfezione in pochissimo tempo.
Alla fine mi ha ringraziato tantissimo e abbiamo tirato un bel sospiro di sollievo. Poi la sera grande festa con gavettoni e scherzi in camera d’albergo.
A febbraio l’Italia giocherà in Fed Cup a Marsiglia contro la Francia. La tua opinione su questa sfida?
Incontro tosto, giochiamo fuori casa su superfici veloci, daremo il massimo, le ragazze sono particolarmente attaccate alla maglia azzurra.
In Davis invece ospiteremo la Svizzera quasi certamente senza Federer e Wawrinka.
Se vengono quei due.. Fogna disse: “la giochiamo a dadi per vincerla”. Sarebbe bello per tanti motivi ci fossero, la speranza per fare una bella Davis è che almeno uno dei due big deierti il match, così non fosse Fogna direbbe “porcodiaz”.
Per diventare stringer c’è un iter particolare? Come si può diventarlo?
Tutti possono incordare, ma pochi riescono a farlo bene e con grande continuità. Esperienza, passione, arte, amore e conoscenza sono fattori fondamentali per un lavoro a regola d’arte. Consiglio comunque un corso e naturalmente il confronto con altri colleghi professionisti può solo giovare.
Sappiamo che Ti chiamano Jambo, da dove deriva questo nomignolo?
È un nomignolo che mio papà mise a me come ai miei fratelli sin da piccoli, ognuno con una leggenda ben precisa. Le iniziali di questi soprannomi sono il marchio di fabbrica di circa 2000 incordature che eseguo ogni anno.