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21 Dic 2015 06:00 - ATP
Stats / Nadal mai così male contro i top-10 come nel 2015
di Giancarlo Di Leva
TENNIS – Di Diego Barbiani
Uno dei temi che ha caratterizzato la stagione appena conclusa, senza tuttavia trovare una risposta sicura rimandando il discorso al 2016, riguarda il futuro di Rafa Nadal.
Dopo un decennio in cui è stato protagonista assoluto e dominatore sulla terra rossa, ha vissuto l’annata più grigia della sua carriera finendo per apparire per buona parte dell’anno un tennista “quasi normale”, fermo restando i segnali di recupero registrati nei tornei asiatici e soprattutto nel Master di Londra dove ha sconfitto a seguire tre Top-10 (Wawrinka, Murray e Ferrer) prima di inchinarsi a Djokovic.
Costretto a saltare gran parte della scorsa stagione a causa dell’infortunio al polso e poi all’appendicite, il 2015 poteva essere per il maiorchino l’anno del riscatto come avvenuto in precedenza tutte le volte in cui era rientrato nel circuito (anni 2010 e 2013). Invece la stagione, iniziata male con l’eliminazione a Doha per mano del tedesco Berrer ma soprattutto con un Australian Open molto incerto dove è stato sconfitto da Berdych contro cui non perdeva da 17 incontri, è continuata in modo incerto rivelandosi alla fine, in base agli standard abituali dello spagnolo, totalmente negativa. Ha vinto solo 3 tornei (Buenos Aires, Stoccarda e Amburgo) ma la cosa che più colpisce è il bilancio contro i più forti: ha vinto solo 7 volte contro top-10 di cui 2 fino a prima di Shanghai a metà ottobre (Ferrer a Montecarlo e Berdych a Madrid) incassando a sua volta 11 sconfitte con un bilancio finale (38,89% di successi) che è il peggiore di sempre.
(*) anni in cui Nadal subì stop prolungati per infortunio
Lo spagnolo per la prima volta dal 2004 ha chiuso l’anno senza vincere uno Slam, manifestando tutta la vulnerabilità palesata nel corso degli altri tornei e che ha trovato la sua espressione emblematica nella sconfitta subita a New York per mano di Fognini, dopo essere stato avanti 2 set e un break. Il fatto, di per sé storico in quanto non aveva mai perso in uno Slam da questo vantaggio, era accaduto una sola volta: finale di Miami del 2005, contro Federer. Il giocatore spagnolo ha stentato a ritrovare le sue certezze e di conseguenza nel 2015 non è riuscito con la continuità di prima a sprigionare il furore agonistico che è stato alla base del suo grande successo.
Federer nel 2013 (ma aveva già 32 anni) ebbe un appannamento simile a quello che sta vivendo Nadal che lo portò per la prima volta dal 2003 fuori dai 5 fino al n.8 (dopo gli Aus Open 2014). Fu una crisi di risultati (con un solo titolo ad Halle), conseguenza di prestazioni insufficienti in particolar modo contro i più forti (il suo bilancio contor i top-10 fu di 1/6) che ridiedero vita a chi, dal 2008, ha cominciato a parlare di declino. Invece lo svizzero è tornato,sfiorando a fine anno scorso la vetta del ranking ma riuscendo soprattutto a rinnovarsi e ad esprimere un tennis che, specie sulla distanza breve (2 su 3) è risultato spesso fuori portata degli avversari. Anche Djokovic, come avvenuto per esempio a Cincinnati o a Dubai, ha dovuto inchinarsi.
Riuscirà Nadal a tornare il combattente ineguagliabile ed esplosivo di prima? E’ il maiorchino un vulcano spento o dormiente? Sarà uno dei principali temi della nuova stagione a metà della quale anche Nadal avrà girato la boa dei 30 anni.