Rafael Nadal: «Avessi continuato a giocare con l'ansia, avrei pensato al ritiro»

TENNIS – «Avessi continuato a giocare con l’ansia, avrei anche pensato al ritiro» afferma Rafael Nadal, intervistato dal quotidiano El Pais poco prima della partenza per Abu Dhabi dove il 31 dicembre scatterà il torneo di esibizione giunto alla settima edizione.

Il 2015 è stato l’anno peggiore della sua carriera con soli tre titoli conquistati tra Buenos Aires, Stoccarda e Amburgo. In generale, però, a preoccupare i suoi numerosi fan sono state le tante prestazioni dove l’ex n.1 del mondo non riusciva a giocare con semplicità risultando spesso la brutta copia di se stesso.

Tanti problemi soprattutto nei tornei più importanti, dove non solo è mancato l’acuto in uno Slam per la prima volta in dieci anni, ma ha raccolto appena una finale in tutti i Master 1000 disputati. «Non aver ottenuto buoni risultati nei tornei a cui tenevo di più ha complicato poi tutto il mio cammino. Ho dovuto lavorare tanto per ritrovare la giusta condizione e per la prima volta in carriera ho ottenuto ottimi risultati nella fase finale della stagione, dove di solito faticavo tantissimo». Non vuole però dire che questa stagione sia stata quella da cui ha imparato di più: «Imparo tanto dai momenti buoni e meno buoni, quest anno mentalmente ho vissuto situazioni nuove, mai provate prima e mi capitava di rifiutare questa situazione. Perdevo partite e non riuscivo ad analizzarle con chiarezza. Fallire voleva dire fare tre passi indietro, in un momento dove non avevo più fiducia in me».

Nadal si dice inoltre soddisfatto di come sia riuscito a rientrare a fine stagione in top-5, dopo essere stato anche n.10 del mondo dopo il Roland Garros. E’ l’undicesimo anno di fila che riesce ad essere nei primi 5 a stagione terminata. Molto del pensiero sul ritiro è nato dopo Wimbledon: «Avevo detto che i prossimi due anni saranno decisivi, ma in quel momento pensavo che continuando a giocare con quell’ansia avrei potuto ritirarmi a breve. Non è una questione di livello, ma di sensazione personale. Non ero felice, non vivevo bene perché sembrava avessi perso la passione per il gioco. Verso fine anno invece ho capito che non era così, mi diverto ancora a fare quello che faccio».

 

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