Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – Ringraziamo gli amici di www.superscommesse.it per aver contattato il nostro direttore Daniele Azzolini ed avergli proposto questa intervista. Qui è la pagina del loro sito in cui è risportata.
Come nasce invece la sua passione per il tennis?
Nasce nel 1976, a Paese Sera, avevo 21 anni, in una redazione di colleghi bravi e abbastanza litigiosi. Quando il caporedattore di allora, un tipo che mi faceva scrivere sette, otto pagine al giorno di notizie in breve, poi le buttava nel cestino senza nemmeno leggerle, dicendomi che tanto c’era chi poteva scriverle meglio di me. Ecco, quando quel caporedattore decise che il tennis era cresciuto al punto da meritare di essere seguito direttamente da un giornalista, e si rivolse agli anziani della redazione chiedendo chi volesse prenderlo in carico, tutti si rifiutarono temendo fosse una mossa per escluderli dal calcio. Allora lo affidò a me, l’ultimo arrivato, il ragazzino, per ripicca nei confronti dei “no” ricevuti. Il mio primo torneo fu quello di Roma 1976, il mio primo match visto dal vivo quello degli undici match point falliti da Warwick contro Panatta. Fu quell’inizio ad appassionarmi. Da allora ho seguito 102 tornei del Grande Slam da inviato, 21 finali di Coppa Davis, 20 edizioni del Masters, 39 Internazionali d’Italia, e sette Olimpiadi (sono otto in tutto, ma una era invernale), scoprendo di essere definitivamente diventato anziano proprio da questo vezzo di tenere i conti degli eventi nei quali ho lavorato.
Ci presenta il suo team. Da chi è composta la redazione?
C’è una redazione della rivista e una del sito, che di volta in volta si fondono. Quella del sito, comunque, è guidata da Luigi Ansaloni, un giornalista di Palermo che sa scattare come pochi altri sulle notizie. C’è un desk “telefonico” (ragazzi che vivono un po’ ovunque in Italia), e ci sono quelli che si occupano di proporre articoli, o di ricevere le nostre proposte. Altri articoli giungono dai collaboratori della rivista. Con Ansaloni mi consulto di continuo, poi, di tanto in tanto, butto lì una telefonata ad Angelica Fratini, che non è giornalista, fa tutt’altro mestiere, ma il naso da cronista ce l’ha, eccome. Le chiedo se il sito la stia annoiando, e perché. Mi faccio un’idea e torno a discuterne con Ansaloni. In tutto questo bailamme di telefonate e di consulti, il sito procede, viene aggiornato, escono articoli e commenti, foto e video. Non è un miracolo?
Molto seguito ha la rubrica riguardante gli aggiornamenti sui tornei Atp e Wta. Qual è il segreto di questo successo?
In realtà non so quale “zona” o “settore” del sito abbia il primato di attenzioni. Ovviamente, Atp e Wta offrono la materia prima, gli spunti che servono. Noi vogliamo fare un sito che diventi, con il tempo, una sorta di Disneyland tennistica. Notizie, commenti, interventi, interviste, divertimento, giochi, gossip (quello fatto bene, non le sparate tanto per fare). Siamo solo all’inizio, dateci tempo. Non proponiamo i commenti dei lettori, al momento. Stiamo decidendo che cosa fare. Forse lo faremo in una forma abbastanza nuova. Ci siamo trattenuti perché sappiamo che molti usano il web per dare corso a sfoghi personali, con un linguaggio a volte insopportabile, infarcito di insulti. E anche perché, a volte, si ha l’impressione che qualche perfida mente usi lo spazio concesso per altri scopi.
Pensa che il ritiro della Pennetta sia definitivo?
Penso di sì, e mi sembra che le ultime dichiarazioni lo confermino. Non mi dispiacerebbe che Flavia continuasse per un po’, perché è una ragazza interessante, ed è un piacere ascoltarla in conferenza. Ma sono troppo laico per non sapere che la decisione è solo sua, e che qualsiasi decisione finisca per prendere dovrà venire da ciò che sente dentro. Ed è quella l’unica cosa che conta. Comunque, Flavia è anche una ragazza sottilmente politica. Una delle sue ultime frasi penso che le verrà rubata da non pochi politici di professione. «Sono una donna libera», ha detto, «libera anche di cambiare idea». Astuta, no? Comunque, manca poco. Dopo le WTA Finals di Singapore sapremo che cosa ha voglia di fare.
Bolelli-Fognini sono attualmente tra i primi al mondo per ciò che riguarda il doppio maschile. Sono coppia eventualmente da medaglia olimpica?
Sì, decisamente. Giocano un doppio un po’ fuori dagli schemi classici, ma sono fra i più forti che si dedicano a questa specialità. Insomma, sono tennisti veri.
Vorrei chiudere con un pronostico. Pensa che dopo lo straordinario successo della Pennetta agli US Open, riuscirà anche un uomo a trionfare in uno Slam?
Le tenniste più avvedute (una su tutte? Proprio la Pennetta) sanno bene che una cosa è il tennis maschile, un’altra quello femminile. «È sempre tennis», dicono, «ma è come fosse un altro sport». Di fatto, fra le ragazze esiste qualche spazio in più nel quale infilarsi, per tentare la scalata a una vittoria importante. C’è più emotività in campo, dunque più alternanza di risultati. Questo rende le sorprese non certe, né giustificate, ma più facili. Detto questo, se non era facile immaginare una caduta di Serena Williams, tanto meno lo è ipotizzare uno Slam in cui Djokovic, Federer, Nadal, Murray, e magari anche Wawrinka sciolgano tutti d’improvviso. Ciò nonostante, sperare è lecito. Così come sperare di trovare un campione nel tennis maschile. Lecito, ma senza esagerazioni. Da noi, in Italia, se nel 2016 si dovessero palesare dieci giovani atleti che hanno i geni per diventare campioni dello sport, sette finirebbero al calcio, e tre se li disputerebbero tutti gli altri sport, dal tiro con l’arco allo sci, dalla canoa al tennis. Può succedere, ovviamente, di scovare un campione fra quei tre, ma sarebbe una fortuna. Più facile fra le ragazze, dove non c’è il calcio a fare incetta. Lì occorre saperci fare, riuscire a far sì che le bimbe vengano conquistate dal tennis. Purtroppo, dopo questa generazione delle Pennetta e delle Schiavone, non ci sono in vista ricambi preziosi».