TENNIS – Di Lorenza Paolucci
E’ sempre stata considerata un’eterna incompiuta, quel gap che la divideva dalle big sembrava essere una spada di Damocle che pesava parecchio. Con la vittoria alle Finals di Singapore, Agnieszka Radwasnka ha definitivamente compiuto il salto di qualità?
Agnieszka Radwanska è una delle personalità più originali ed interessanti del circuito WTA. Nata nella cattolicissima Cracovia il 6 marzo di 26 anni fa, Aga, come le piace essere chiamata, si professa una credente praticante tanto da essere iscritta ad un gruppo polacco religioso, “Nie wstydzę się Jezusa!” (“Io non mi vergogno di Gesù!”), e da aver esortato i tifosi a non vergognarsi di professare la propria fede in Dio. Da questo stesso movimento Agnieszka fu espulsa per aver posato nuda su di una rivista fitness, il cui scopo, a dire il vero, non affatto quello di mercificare il corpo femminile ma di promuovere i benefici dello sport. Una vicenda di fronte alla quale la ragazza di Cracovia non si scompose, continuando a testimoniare la sua fede in un mondo, come quello del tennis, che difficilmente lascia spazio a tali semplicità.
Ma Agnieszka è un personaggio fuori dal comune, nel modo di comportarsi, nel tennis che gioca, nell’eleganza dei suoi colpi, merce rara in un circuito di picchiatrici.
E lo ha dimostrato anche a Singapore vincendo un torneo che nel girone l’aveva vista con un piede e mezzo fuori dai giochi, in un stagione partita in modo disastroso. Le WTA finals sono il torneo più importante vinto dalla tennista polacca, che in carriera vanta due Premier Mantadory e due Premier 5 ma non ancora un titolo dello Slam, nonostante si sia issata fino al n.2 del mondo. Non un gap tecnico quello che divide la Radwanska dalle altre big del circuito, nè tanto meno dalle tante outsiders che in questi anni sono riuscite a conquistare un Major, ma semplicemente un limite caratteriale e la cronica capacità di non sfruttare le occasioni più ghiotte.
Giocatrice amante delle superfici veloci, viene definita “professoressa” dalle colleghe per la sua straordinaria intelligenza tattica, od anche la “maga” per i colpi che riesce a tirare fuori dal cilindro grazie ad una sensibilità di braccio fuori dal comune.
A 26 anni Aga ha tutto il tempo per iniziare la rincorsa verso il mondo delle grandi, che la vittoria di Singapore sia un nuovo inizio?
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