WTA Pechino: Muguruza, il trionfo più bello. Bacsinskzy si arrende e dice addio a Singapore

TENNIS – Di Diego Barbiani

PECHINO. Essere al quinto posto del ranking mondiale con un solo allora, di quasi due anni fa nella piccola Hobart, non era un risultato che potesse contenere le ambizioni di Garbine Muguruza.

La spagnola ci aveva provato una settimana fa a Wuhan, quando però fu costretta al ritiro lasciando strada a Venus Williams. Ora il tabù è rotto, in una settimana dove ha potuto anche festeggiare il ventiduesimo compleanno e nello stesso giorno, giovedì, la qualificazione alle Finals di Singapore.

Sfuma invece, a Timea Bacsinszky, l’obiettivo di essere tra le otto che tra due settimane si giocheranno il Master, perché la sconfitta per 7-5 6-4 ferma la sua corsa a 3133 punti, venti sotto Flavia Pennetta, ma senza la possibilità di aumentare il bottino a causa di un mezzo pasticcio maturato in casa WTA con il torneo del Lussemburgo, che non assegna punti per la Race complice la finale programmata il giorno in cui cominceranno le gare a Singapore.

Nel giorno più importante della sua carriera, è stata troppo altalenante. Nonostante la tensione dei primi game, sfruttando una Muguruza molto fallosa ed imprecisa era salita fino al 5-2 eppure in un attimo ha vanificato tutto quanto. Il nono game non è stato giocato, con la svizzera che non è mai riuscita a rimettere in campo il colpo dopo il servizio. La spagnola ha trovato poi i primi colpi di spessore sul 5-5, quando ha preso un nuovo break approfittando delle poche prime palle di servizio di Bacsinszky ma riuscendo anche ad essere molto profonda e pesante coi propri colpi nei punti importanti. Ad inizio del secondo parziale, invece, la svizzera aveva provato subito un nuovo allungo, ma di nuovo è stata ripresa a causa soprattutto di scelte errate nei momenti importanti, come una palla corta nei pressi della rete sul 2-0 30-30 che avrebbe invece dovuto giocare in spinta. 

Questo, però, è uno sport velocissimo. Si gioca tutto su momenti di secondo, delle frazioni che possono portare ai due estremi opposti, in questo caso, molto banalmente, palla game o palla break. Si vive di sensazioni. Come nell’ultimo turno di battuta del match, quando Muguruza aveva ripreso un passante di rovescio strettissimo di Bacsinszky che con un dritto incrociato avrebbe forse riaperto il game ed invece si è affidata ad un lob complicato in contropiede che oggi l’aveva tradita già in un paio di circostanze. Si decide tutto così, alle volte non si ha neppure il tempo di pensare tanto sono elevati i ritmi dello scambio o, come nel caso di Timea, si possa disporre di un bagaglio tennistico piuttosto ampio.

Ed alla fine, arrivata al culmine della sua lunga rincorsa cominciata quando prese la macchina da Losanna per andare a Parigi senza un giorno di allenamento e perdere al primo turno delle qualificazioni del Roland Garros, di motivi per sorridere ne ha. Sarà la quarta svizzera della storia ad entrare in top-10 e la prima dedica è per il proprio allenatore. “Hai portato Stan Wawrinka per la prima volta in top-10, ora sei riuscito in un vero miracolo. Grazie per essere sempre stato vicino a me” le parole che hanno portato alla commozione il solitamente impassibile Zavialoff.

Dall’altro lato, invece, c’è una giocatrice che faceva fatica dopo la finale di Wimbledon a ritrovare smalto e vittorie. Poi la trasferta asiatica e due finali, con un titolo (pesantissimo) che la prioettano al n.4 del mondo, che diventerà n.3 tra una settimana perché a Maria Sharapova verranno tolti i punti ottenuti a Singapore un anno fa, che grazie al forfait di Serena Williams la fanno diventare n.2 alle Finals. Sembra quasi un conto alla rovescia verso quel numero che tanto sogna di poter raggiungere. Queste due settimane, al termine di una stagione in cui c’è stata una sola protagonista, possono dare un grosso indizio su chi tenere in considerazione per un 2016 da protagonista.

Dalla stessa categoria